Ed ecco riemergere un racconto dal passato, quando eravamo un po' più tifosi e un po' meno casual, meno eleganti forse, di sicuro molto ultras.
Quando ultras, significava ancora andare “oltreâ€.
Come quella volta, quando c'era da fare la trasferta di Bergamo per l'ultima giornata del campionato '89/'90, l'anno del ritorno in serie A e di Joao Paulo.
A ripensarci, sembra ieri.
Durante tutta la settimana precedente, i quotidiani sportivi (e non solo) sottolineano il fatto che la partita che si disputerà allo stadio comunale di Bergamo sarà riservata ai soli abbonati dell'A.C. Milan.
E proprio a causa della limitata capienza dell'impianto sportivo bergamasco, che a malapena è in grado di ospitare gli abbonati rossoneri, non verranno messi in vendita ulteriori biglietti di ingresso e pertanto, a più riprese, si invitano i tifosi baresi a non mettersi in viaggio per assistere all'ultima partita del campionato di serie A 1989/1990.
E allora noi cosa facciamo? Naturalmente, partiamo!
A dire il vero, il Bari è ormai salvo da tempo, dopo aver disputato un campionato davvero avvincente per una neopromossa, in cui ha centrato l’obiettivo salvezza con largo anticpo, sfiorando addirittura la qualificazione alla Coppa Uefa, mancata solo per un soffio.
Il merito di tutto ciò va ad un sistema di gioco che è stato capace di mettere in difficoltà anche gli squadroni più forti del torneo, grazie alle qualità offensive del fantasista Joao Paulo, divenuto nel frattempo un vero e proprio idolo della tifoseria biancorossa.
Qualche giorno prima della trasferta, il mio amico Silvio mi dice che ci sono alcuni ragazzi del gruppo ALCOOL che sarebbero intenzionati a mettersi in viaggio alla volta di Bergamo, seppure in pochi, anche perché il rischio di rimanere fuori o, addirittura di non riuscire nemmeno ad arrivare nei pressi dello stadio fa desistere la maggioranza di loro, soprattutto dopo l’esperienza vissuta in occasione della trasferta effettuata dagli stessi ALCOOL a Napoli il giorno prima di Pasqua, unico gruppo della curva nord di Bari ad essersi messo in viaggio malgrado la preannunciata indisponibilità di biglietti a prezzi ragionevoli.
In quell'occasione, al manipolo di temerari arrivato fin sotto il San Paolo, era stato rifiutato l'ingresso allo stadio, lasciando i giovani baresi fuori dall'impianto partenopeo in balìa dei tentativi di aggressione da parte di bande di locali che, a dire il vero, di ultras avevano ben poco, essendo più interessati ai loro effetti personali che non al materiale del gruppo.
Malgrado tutto, verso la fine della partita erano comunque riusciti ad entrare in tribuna per assistere agli ultimi minuti dell'incontro.
Ad ogni modo, visto che noi tre amici è già da un po' che bazzichiamo il settore degli ALCOOL in occasione delle partite interne dell'A.S. Bari, decidiamo di organizzarci con quelli del loro gruppo intenzionati ad avventurarsi fino a Bergamo.
Ben presto, però, il numero di chi è seriamente intenzionato a partire si assottiglia, colpa soprattutto dei giornali, che continuano a sottolineare il fatto che la partita è riservata ai soli abbonati e che non ci saranno biglietti di ingresso in vendita ai botteghini.
Con l'avvicinarsi del sabato sera ci rendiamo conto di essere noi tre gli unici davvero decisi a partire ad ogni costo.
Qualcuno dei ragazzi degli ALCOOL vorrebbe affidarci lo striscione grande, quello storico, che proprio da quell'anno ha ricominciato a fare la sua apparizione durante le partite casalinghe disputate allo stadio Della Vittoria, così come anche in occasione di alcune trasferte al seguito del Bari.
Facciamo però presente che non è il caso, non in occasione di questa trasferta, troppe incertezze e troppo rischioso. Piuttosto, ci si potrebbe portare uno dei due vessilli più piccoli che hanno fatto la loro apparizione durante l’anno. Ma come al solito, vai a capire chi ce l’ha. Dopo ulteriori giri di telefonate, viene fuori che c'è comunque qualcun altro del gruppo ALCOOL che ha intenzione di partire alla volta di Bergamo e così ci si da appuntamento in stazione a Bari, sabato notte, per poter prendere il solito treno diretto al Nord, quello delle 00.17.
Finalmente arriva il sabato sera. Una volta in stazione facciamo la conta di quelli che hanno risposto “presente†e ci rendiamo subito conto che, stavolta, gli UCN non avrebbero guidato la trasferta. Del resto, anche loro leggono i quotidiani locali e nazionali. Quindi, sanno già per certo che nessun biglietto sarà messo in vendita e che nessun tifoso ospite è atteso al seguito del Bari.
Come di consueto prima di una trasferta, nei giorni precedenti alla partenza si va a fare un giro presso la sede degli UCN, per sapere come si stanno organizzando.
Seguiamo la prassi anche stavolta e, una volta lì nella loro sede, ci dicono di avere ricevuto forti pressioni dalla questura di Bari affinchè questa trasferta non venga effettuata. Quindi, chi deciderà di partire, lo farà a titolo personale e non come UCN.
Non sono dello stesso avviso i ragazzi del gruppo MALATI che, come sempre, anche quel sabato sera si presentano in stazione con il loro ormai mitico striscione da trasferta. Loro ci saranno, ancora una volta.
Al momento di fare i biglietti del treno, ecco andare in scena i soliti teatrini. Visto che c’è da andare fino a Bergamo, c’è chi prova a fare il biglietto fino a… Foggia (!), chi fino a Termoli, mentre i più previdenti lo fanno “addirittura†fino a Pescara.
Ma qualcuno, che si crede più furbo degli altri, reputa più che sufficiente pagare solo fino a Barletta.
Dopo un po’ che vanno avanti queste scenette, ecco che i bigliettai della stazione di Bari, stanchi di essere presi in giro, decidono di dire “basta†e di non vendere più biglietti del treno a quelli che, secondo il loro insindacabile giudizio, sembrano diretti a Bergamo per seguire la trasferta dei biancorossi. Pertanto, il “minimo sindacale†per salire in treno lo stabiliscono loro! Se si vuole partire, bisogna fare il biglietto almeno fino ad Ancona e poche storie!
Al momento di salire sul treno è poi la Polfer che cerca di imporre un'ulteriore scrematura ma senza particolare successo. Infatti, chi viene trovato senza biglietto di viaggio e viene fatto scendere da un vagone, risale un attimo dopo su quello a fianco ed alla fine, come sempre, quando tutti sono a bordo il treno parte, con somma gioia di tutti quei poveri viaggiatori pendolari diretti al Nord che di pallone, Bari ed altre amenità del genere ne hanno ormai fin sulla cima dei capelli.
In tutto questo delirio, ci dimentichiamo anche dell’appuntamento con chi doveva partire con noi e portare lo striscione ALCOOL. A bordo del treno non lo troviamo e quindi, al pari degli esponenti degli UCN, è evidente che non sarà dei nostri. Amen.
Una volta a bordo del treno, ha inizio un nuovo teatrino, quello con i controllori delle Ferrovie dello Stato. Questi ultimi, poveri loro, sanno benissimo di avere una bella gatta da pelare. Di fatto, non potendo fare nulla nei confronti di tutti quelli che mostrano biglietti ferroviari con le destinazioni più disparate, anche se inequivocabilmente diretti a Bergamo, possono rifarsi giusto su quelli che hanno fatto il biglietto fino a Barletta o a Foggia.
Con l’aiuto della Polfer, provano a farli scendere dal treno ma anche in questo caso è una battaglia persa, con gente che viene fatta scendere da una porta e che poi risale a bordo da quella affianco.
Ma alla fine è anche vero che da Foggia in poi non è più affar loro e perciò, tutto sommato, è inutile insistere più di tanto.
Il viaggio d’andata da lì in avanti scorre tranquillo, grazie anche ai racconti del padre di Vito, il più vecchio e il più distinto tra i nostri compagni di viaggio; ferroviere e grande tifoso del Bari che ci tiene svegli con racconti di vecchie ed epiche partite e storie di trasferte ai confini della realtà effettuate in una lontana epoca pre-ultras.
Vengono così alla luce episodi incredibili, degni di un vero tifoso del Bari, come quando con la scusa di portare la famiglia in vacanza a respirare un po' di aria di montagna finiva sempre per ritrovarsi â€casualmente†nei pressi delle località in cui il Bari stava svolgendo il ritiro estivo;
oppure quella volta che, trovandosi in servizio a bordo di un treno che viaggiava lungo la linea ferroviaria Adriatica, il suo convoglio si trovò a passare per Riccione proprio mentre il Bari disputava un’amichevole contro la squadra locale e, giusto all'altezza dello stadio comunale della cittadina romagnola, un presunto “guasto improvviso†fece fermare il convoglio davanti allo stadio per il tempo necessario a finire di vedere la partita, con conseguenti ritardi per tutti i treni che viaggiavano sulla stessa linea.
Più che un compagno di viaggio, un mito!
E sì che, a proposito di compagni di viaggio, ancora non siamo riusciti a capire in quanti siamo ad essere partiti da Bari per questa trasferta. Praticamente impossibile provare a contarci, con tutto quel viavai di baresi sprovvisti di biglietto che continuano ad andare su e giù per i vagoni nel tentativo di “dribblare†i controllori.
Poco male, perché lo scopriremo il mattino dopo, una volta giunti alla stazione Centrale di Milano, quando ci raggruppiamo per andare a prendere la metro che ci porterà fino alla stazione da cui partono i treni per Bergamo.
In totale siamo circa una quarantina di cui, a quanto pare, soltanto in sei o sette in grado di parlare correttamente la lingua italiana e perciò in grado di farsi intendere dagli indigeni locali (leggi, milanesi e bergamaschi).
Il che, come scopriremo più avanti, contribuirà a determinare alcuni degli eventi più divertenti di questa lunga e movimentata trasferta.
Com'è facile immaginare, i successivi tragitti in metropolitana e sul regionale Milano – Bergamo vengono effettuati utilizzando il classico metodo detto del “paga Matarreseâ€.
Questo sistema, molto in voga negli anni ’80, consisteva nell’attribuire il possesso dei biglietti ad un fantomatico capocomitiva (di solito il “Pariginoâ€, anche quando non era presente in trasferta) della cui identità , però, il controllore di turno non veniva mai a capo. A quel punto, per rispondere alle rimostranze dei controllori che pretendevano di sapere chi avrebbe pagato il biglietto di viaggio per tutti, i più rispondevano con un classico… “paga Matarreseâ€!!!
Il treno locale che ci porta a Bergamo è un trionfo di colori rossoneri, fatta eccezione per quella piccola macchia biancorossa che occupa metà dell’ultimo vagone del convoglio.
Per la tifoseria milanista è un giorno di festa e non potrebbe essere diversamente visto che anche questo campionato '89/'90, per loro, è stato ricco di soddisfazioni.
Dopo aver conteso lo scudetto al Napoli di Maradona, si ritrovano in procinto di affrontare, di lì a pochi giorni, la seconda finale consecutiva di Coppa dei Campioni che verrà disputata al Prater di Vienna, contro il Benfica. Quale migliore occasione quindi, per i circa 40.000 abbonati del Milan, per salutare la propria squadra e augurarle un “in bocca al lupo†in vista del grande evento?
Una volta giunti alla stazione di Bergamo ci muoviamo tutti assieme, a piedi, in direzione dello stadio comunale seguendo il fiume di colori rossoneri e dilettandoci, nel tragitto, a lanciare cori per il Bari mentre siamo intenti a strappare i manifesti elettorali della Lega Lombarda e dei suoi candidati che, in vista delle imminenti elezioni amministrative, fanno bella mostra di sé sui muri bergamaschi.
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Arrivati nelle vicinanze dello stadio comunale di Bergamo eccoci di fronte ad un altro ostacolo, non certo imprevisto ma non per questo da sottovalutare. Si tratta di un vero e proprio posto di blocco, formato da un reparto di celerini che in teoria avrebbero il compito di filtrare la gente in arrivo, lasciando passare soltanto coloro che sono in possesso di un abbonamento per accedere allo stadio e, nel contempo, bloccare l’accesso a chiunque ne sia sprovvisto.
C'è da “trattare†con il nemico e, tacitamente, il gruppo affida a quelli di noi che hanno un po’ più di dimestichezza con la lingua italiana il compito di condurre le trattative, in virtù di un semplice quanto scontato principio... “vu', che sciat' a la scol'... parlat ch' chiss'...â€.
Lo “stop†imposto a tutta la comitiva è un fatto scontato quanto immediato, così come la raffica di domande in stile interrogatorio: “chi siete? Da dove venite? Come avete fatto ad arrivare fin qua? Non lo sapete che per voi oggi la trasferta è vietata?†e a nulla sembrano portare le nostre spiegazioni e assicurazioni circa il fatto di avere un adeguato numero di accrediti che ci sta aspettando presso i botteghini dello stadio.
La trattativa è in fase di stallo quando, come una manna dal cielo, interviene la solidarietà tra ultras (o presunti tali) a sbloccare la situazione a nostro favore.
Si avvicinano alcuni ragazzi che si qualificano ai celerini come appartenenti alle Brigate Rossonere e, dopo aver mostrato ai solerti quanto inamovibili tutori dell'ordine una sfilza di biglietti omaggio e tessere di abbonamento, li invitano a lasciarci passare garantendo che, eventualmente, saranno loro a fornirci i biglietti per entrare allo stadio.
Evidentemente, per i celerini questo gesto rappresenta il minimo sindacale che li persuade a lasciarci proseguire verso lo stadio, non senza averci prima risparmiato le solite raccomandazioni del caso.
Ci incamminiamo verso la nostra meta, ormai in vista, assieme a questi “salvatori della patria†con i quali scambiamo qualche parola. Scopriamo così che fanno parte del famigerato “Gruppo Brasatoâ€, un sottogruppo delle BRN che all'epoca era stato messo fuori legge a seguito del drammatico episodio in cui perse la vita il povero tifoso romanista Antonio De Falchi. Ci dicono anche che sono realmente disposti a fornirci i biglietti d'ingresso, naturalmente dietro equo compenso.
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Alcuni di noi colgono l'occasione al volo, mentre altri preferiscono tentare la carta dell'entrata “a spintaâ€, approfittando della calca agli ingressi. In tutto questo, il gruppo “made in Bari†finisce per sparpagliarsi, tra chi va a caccia di qualche buon samaritano in possesso di un abbonamento in più da regalare, chi tenta la suddetta entrata a spinta (venendo puntualmente respinto) e chi invece ben presto capisce che forse è meglio provare a fare un po' di “colletta†tra i passanti (forma di autofinanziamento all'epoca molto in voga) per racimolare quanto basta per comprare il biglietto da quei milanisti che poco prima ci avevano aiutati a passare il posto di blocco.
Nella confusione generale ci perdiamo e ci ritroviamo più volte, gironzolando intorno al perimetro dello stadio e finendo addirittura all'interno del pub solitamente frequentato dagli atalantini, un locale che all’epoca si trovava fisicamente incastonato nelle mura esterne dello stadio comunale di Bergamo. Lì, veniamo invitati a bere da alcuni milanisti che erano stati in trasferta a Bari nella gara di andata, alcuni mesi prima, e con i quali avevamo scambiato qualche parola al termine di quella partita.
In particolare due di loro, vedendoci passare, ci riconoscono e ci vengono a salutare per poi portarci all’interno del pub. Qui, con nostra grande sorpresa e soddisfazione, veniamo riforniti di birre (prevalentemente) e panini, trovandoci a chiacchierare con una quantità di ragazzi che scopriamo essere non solo milanisti ma anche atalantini delle Brigate Neroazzurre, alcuni dei quali solo poche settimane prima erano stati in trasferta a Bari, al seguito della squadra orobica.
Evidentemente, amicizie personali di lunga data rendono possibile questa strana ma pacifica convivenza tra lombardi.
Sempre durante quel concitato e frenetico pre-partita, fuori dal “Comunale“ di Bergamo facciamo amicizia con alcune ragazze della curva sud rossonera e, in particolare, con due di loro che vivono a Torino e con le quali scattiamo anche una foto ricordo (nei mesi successivi, il sottoscritto intreccerà una relazione sentimentale proprio con una delle due fanciulle in questione... galeotta fu la trasferta... NdA).
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Infine, per non farci mancare niente, troviamo anche il tempo per scambiare “complimenti†a distanza con un gruppo di milanisti, accampati poco distante da noi e tra i quali riconosciamo i ragazzi del Gruppo Brasato conosciuti poco prima, in risposta ad uno di loro che, da lontano e nascosto dietro ai suoi soci, ci aveva apostrofati in malo modo… in dialetto leccese!!! L’episodio, fortunatamente, non ha strascichi ulteriori e così ognuno riprende a farsi i fatti suoi.
Ma ormai la partita incombe e con l'avvicinarsi dell'ora fatidica ci raggruppiamo e facciamo la conta dei “danniâ€.
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In molti, ma non tutti, samo riusciti a rimediare un biglietto o un abbonamento utile per entrare all’interno dello stadio di Bergamo ma il problema, a questo punto, verte sul dove entrare visto che c'è talmente tanta gente in giro che non si riesce a capire quale sia la dislocazione dei settori e se esista oppure no una sorta di settore ospiti.
A risolverci il problema, questa volta, ci pensa l’amico Schiavetto che affacciandosi dall'alto della curva sud ci urla e si sbraccia cercando di attirare la nostra attenzione, nel tentativo evidente di comunicarci qualcosa. Immaginiamo che voglia dirci di raggiungerlo all’interno di quel settore dello stadio e così, senza alcuna esitazione ci dirigiamo verso l'ingresso più vicino. Riusciamo ad entrare tutti, più o meno “a spintaâ€, creando la solita confusione con i biglietti (il cui rapporto alla fine era aumentato fino a 3 ogni 4 persone e perciò assolutamente accettabile!). Una volta dentro, io e i miei soci, Massi e Silvio, andiamo dritti verso la rete di recinzione che separa gli spalti dal campo per capire finalmente in quale parte dello stadio siamo capitati. Ci giriamo con le spalle al campo e, con nostra grande sorpresa, ci troviamo di fronte ai tre più famosi striscioni della curva sud rossonera.
Fossa, Brigate e Commandos! Ecco spiegato perchè Schiavetto si sbracciava tanto!
Non per esortarci ad entrare ma bensì per dirci di rimanere fuori da quel settore!
Torniamo dal resto del gruppo che, fortunatamente, si è fermato sotto le gradinate metalliche della curva; solo che ‘sti matti, essendo del tutto ignari di dove siamo capitati, nel frattempo hanno srotolato lo striscione “Malati†e si sono raggruppati dietro ad esso per festeggiare il più grande successo di questa trasferta: l'ingresso all'interno dello stadio Comunale di Bergamo!
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Così, poco alla volta, sempre più curiosi si avvicinano ad osservare la scena, per capire chi è questo gruppo di esagitati che fa tanto baccano, inneggiando ad una squadra che non è propriamente il Milan ma, addirittura, quella contro cui i rossoneri si stanno per confrontare. Ancora oggi mi domando come sia stato possibile essere usciti incolumi da quella situazione. Un vero e proprio mistero dal momento che, ad un certo punto, la situazione era la seguente. Una trentina circa di “Malati†(nel vero senso della parola!) con sciarpe e berretti biancorossi e con in mano uno striscione che, all'epoca, era già molto conosciuto in giro per l'Italia, intenti a saltare e cantare dentro la stessa curva in cui erano posizionati i principali gruppi ultras milanisti.
Tanto per non passare inosservati!
Alle volte mi dico che forse sono stati i colori dello striscione “Malati†a trarre in inganno tutti quelli che si avvicinavano ad osservare la scena (e posso assicurarvi che non erano pochi!). Sfondo nero, scritta rossa e contorni bianchi. Spiegazione plausibile, forse.
Altre volte mi dico che forse sono state le facce “scomode†di alcuni del nostro gruppo.
Ma che dico alcuni, la maggior parte! Facce non proprio da “chierichetti†che possono aver fatto dissuadere i milanisti, che avevamo tutto intorno a noi, dal tentare una qualche azione nei nostri confronti. Fatto sta che non siamo certo passati inosservati, visto che dopo una decina di minuti di quell'andazzo ci siamo ritrovati circondati da un plotone di Carabinieri che evidentemente qualcuno si era preoccupato di chiamare. Questi ultimi, una volta capito chi eravamo, hanno cominciato a rivolgerci le solite inutili domande per poi giungere alla fatidica conclusione: “e ora dove vi mettiamo? La trasferta per voi era vietata e non è previsto un settore ospiti...†. Alcuni di noi, i soliti, ossia quelli ormai tacitamente eletti “capicomitivaâ€, cercano di trovare una soluzione decente rispetto a quella inizialmente proposta dagli stessi Carabinieri, che poi era la seguente: “vi mettiamo in un angolo di questa curva e noi intorno a fare da cordone!†a cui viene risposto all'incirca così: “bricatiè, quando questi capiscono chi siamo, nel giro di cinque minuti si mangiano vivi a noi e pure a voi, se la sente di rischiare?†Altra pessima proposta (loro): “e vabbè ma allora voi qua non potete stare, mò vi riportiamo in stazione...â€, alchè noi rilanciamo con: “bricatiè, ma li ha visti in faccia a questi? Glielo dice lei che dopo una notte di viaggio, col biglietto dello stadio pagato e con un’altra notte da passare in treno non possono nemmeno vedersi la partita?†e lui, dopo aver guardato i trenta esagitati che nel frattempo continuavano a saltare e cantare come degli indemoniati, ci fa: “effettivamente...â€!
La soluzione che proponiamo noi, mette d’accordo tutti. Così, ci portano via dalla curva sud e ci mettono nella tribunetta laterale di fianco alla curva nord dove, almeno lì, c'è un po' di spazio libero e non ci sono ultras milanisti a rischio di contatto. Dopo aver attraversato mezzo stadio passando dall'interno della tribuna, ci ritroviamo finalmente in una sottospecie di settore ospiti da cui poter vedere la partita.
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Vengono montati gli striscioni, primo fra tutti naturalmente quello dei “Malati†e a questo punto occorre aprire una parentesi per far capire la mentalità veramente “malata†(di nome e di fatto) di questi ragazzi. In un primo momento il loro striscione viene appeso, giustamente, alla rete di recinzione che affaccia sul terreno di gioco, in prima fila rispetto alle altre due pezze esposte quel giorno (Gruppo Pilone e Gruppo Monelli). Ad un certo punto, vediamo che un paio di ragazzi dei Malati stanno smontando lo striscione per appenderlo in una posizione molto più defilata, precisamente alla rete che separava il nostro settore dall’adiacente curva nord; in pratica, una posizione che lo rende invisibile ai giocatori in campo e al resto dello stadio! Mi avvicino per chiedere il perchè di quello spostamento e anche per dire loro che, assolutamente, quello striscione deve stare davanti a tutti gli altri. Loro, tranquillamente, mi dicono una cosa del tipo: “noooo, ma ci ijè adaver'? che adacsì par’ a v’dè u’ striscion’ d’ l’ sbirr’…†.
Effettivamente, guardando meglio, mi accorgo che i Carabinieri che ci avevano accompagnati nel settore nel frattempo si erano posizionati uno di fianco all’altro lungo la rete di recinzione, giusto dietro lo striscione dei Malati. E questi ultimi, piuttosto, hanno preferito toglierlo da lì (effettivamente, le poche foto esistenti scattate al settore barese, mostrano i carabinieri a ridosso della recinzione che separa gli spalti dal campo ma se si guarda attentamente, in un angolo della rete di recinzione che separa il settore ospiti dalla curva nord, si noterà il colore grigio della parte posteriore dello striscione Malati).
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Comincia la partita e il settore occupato dai tifosi del Bari prova a tifare come meglio può, anche se malgrado la vicinanza al terreno di gioco ci si accorge ben presto che con lo stadio pieno come un uovo è quasi impossibile riuscire a farsi sentire dai nostri giocatori in campo.
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Se poi ci mettiamo pure che la nostra squadra subisce costantemente la superiorità milanista, finendo per prendere ben quattro pappine, si intuisce come il nostro tifo quel giorno, malgrado tutti gli sforzi fatti per riuscire ad essere presenti, non sia stato proprio di quelli da iscrivere negli annali. Nel frattempo, la voce (e non solo quella) della nostra presenza all'interno dello stadio si è sparsa tra gli addetti all'ordine pubblico e così, dopo un po', nel nostro settore prendono posto anche i celerini ed alcuni funzionari della Digos, oltre ai già presenti Carabinieri. Durante l'intervallo tra il primo ed il secondo tempo veniamo anche avvicinati da alcuni di questi funzionari di polizia che si prodigano nelle ormai consuete domande di rito: “chi siete? Come avete fatto ad arrivare fino allo stadio? E come avete fatto ad entrare? Lo sapete che la trasferta per voi era vietata? etc... etc...â€. La cosa davvero curiosa è che ad un certo punto, contando i presenti nel nostro settore ospiti improvvisato, sembra quasi che Carabinieri e poliziotti siano più di noi!
Verso la fine della partita accade un altro episodio strano e che ancora oggi, a ripensarci e a riparlarne, non trova una spiegazione logica. Mentre il sottoscritto si trovava da solo in un angolo del settore, si avvicinano alcuni dei Carabinieri con i quali, in precedenza, avevo “contrattato†la nostra collocazione all'interno dello stadio. Questi, senza troppi giri di parole, mi dicono che li devo seguire fuori per un controllo. Alla mia richiesta di spiegazioni non mi viene data alcuna risposta, anzi, mi viene intimato ancor più in malo modo di seguirli senza protestare. A quel punto la situazione si fa tesa e i miei due soci, Massi e Silvio, che nel frattempo si sono accorti che c'é qualcosa che non va, si avvicinano e cominciano a fare “cagnara†per attirare l'attenzione degli altri baresi presenti nel settore, mentre i Carabinieri ormai stanno cercando di trascinarmi via con la forza. Attirati dal casino che ne sta venendo fuori si avvicinano due dei funzionari Digos presenti, “Terminator†e “la Signora†(chi è mai stato in trasferta a Bergamo da fine anni '80 in poi li avrà sicuramente notati), che chiedono spiegazioni ai militari dell'Arma dai quali si sentono rispondere che: “lo dobbiamo portare fuori perchè dobbiamo perquisire lui e il contenuto del suo zainoâ€. Per mia fortuna (forse… chissà …), i due funzionari Digos li invitano ad effettuare la perquisizione sul posto, in loro presenza, visto che a loro avviso non c'è alcun bisogno di condurmi all'esterno. Così avviene e, naturalmente, non viene trovato nulla di compromettente. A tal proposito, durante il viaggio di ritorno, un ragazzo di Bari del nostro gruppo mi riferirà di aver sentito, a fine partita, uno dei Carabinieri che diceva che in realtà volevano portarmi negli spogliatoi del Bari per farmi avere le maglie dai giocatori... mah! Strano modo di voler premiare le mie doti diplomatiche. Nel dubbio, meglio evitare.
Finisce la partita e oltre ai quattro goal del Milan raccogliamo i complimenti da parte di tutti i milanisti che erano presenti nella parte alta del nostro settore e nella curva di fianco a noi, sia per la nostra inaspettata e caparbia presenza, sia per aver provato anche a sostenere i nostri colori. Qualche milanista, addirittura, propone uno scambio di sciarpe, che però non riscuote molto successo tra i baresi presenti.
Si avvicina così il momento dell'uscita dallo stadio ma un altro paio di sorprese ci attendono dietro l’angolo.
Per prima cosa, veniamo fatti transitare all’interno della tribuna stampa, ritrovandoci a passare praticamente alle spalle di… Ruud Gullit (!) mentre sta rilasciando le interviste di fine gara. Naturalmente, non poteva mancare qualcuno del nostro gruppo che lo interrompe mentre sta rispondendo ai giornalisti e gli chiede se per caso non si trova qualche spicciolo in tasca da… prestargli! Poi, dopo aver assistito a questa scenetta, un attimo prima di uscire all'esterno, ci si para davanti una troupe televisiva di Tele Lombardia! Un giornalista, con tanto di microfono e cameraman al seguito, ci ferma per chiederci di rilasciare alcune dichiarazioni su... indovinate un po'?
Come abbiamo fatto ad arrivare fino allo stadio… come abbiamo fatto ad entrare… se sapevamo che la trasferta era vietata ai tifosi ospiti... bastaaaaaaaa!!!
Al termine dei nostri cinque minuti di notorietà , che resterà confinata ai soli telespettatori della regione Lombardia, veniamo scortati fino alla stazione di Bergamo e da lì prendiamo il treno regionale per Milano per percorrere a ritroso lo stesso tragitto dell'andata.
A MIilano saliamo sul treno diretto a Bari rigorosamente sprovvisti di biglietti (un classico dei viaggi di ritorno dalle trasferte dell'epoca) e cominciamo a sparpagliarci per il convoglio o ad imboscarci nei bagni, dando il via al solito teatrino per cercare di evitare il controllore, almeno fino a Bologna, sapendo bene che poi, da lì in avanti, difficilmente ne sarebbe passato un’altro fino al mattino seguente.
Ma questa trasferta non è ancora terminata, così come le sorprese che ancora ci riserva.
E così, nel cuore della notte, ci ritroviamo fermi nella stazione di Pescara dove all’improvviso viene spalancata la porta del nostro scompartimento, viene accesa la luce all’interno e, ormai strappati al sonno in malo modo, ci rendiamo conto di avere davanti diversi poliziotti che, per prima cosa ci chiedono se abbiamo il biglietto del treno per Bari e, dopo aver ricevuto la nostra risposta negativa, ci intimano di scendere dal treno per seguirli al posto di polizia ferroviaria. Assonnati come siamo, non tentiamo nessun tipo di reazione e li seguiamo. Una volta lì, scopriamo che il treno era fermo già da un po', per colpa di alcuni incoscienti, apparentemente riconducibili al gruppo dei baresi di rientro dalla trasferta bergamasca, che durante la notte avrebbero commesso non si sa bene quali furti o rapine a bordo del convoglio, per poi concludere in bellezza la loro impresa con tanto di minacce al controllore. Quest’ultimo, esasperato, ha richiesto via radio l'intervento della Polfer alla prima stazione utile. Pescara, appunto.
Alla fine eccoci qui, riuniti negli uffici della Polizia Ferroviaria. Ci siamo quasi tutti, noi reduci della trasferta a Bergamo. Ci vengono chiesti i documenti, per il controllo delle generalità e dei precedenti, con la seguente premessa: chi è a posto con la legge si becca il verbale di contravvenzione e poi via, fuori dalle scatole. Mentre, chi risulta avere dei precedenti penali, rimane in stato di fermo per ulteriori accertamenti in merito agli episodi avvenuti a bordo del treno.
Inutile dire che alla fine, su circa una ventina che eravamo stati “beccatiâ€, solo in 5 o 6 ne veniamo fuori dopo poco, con la nostra bella multa e pronti a riprendere il prossimo treno per Bari, dove potremo finalmente scrivere la parola fine sull'ultima trasferta di un campionato che ci ha regalato emozioni a non finire.
Che poi, a pensarci, sembra ieri...
Per la cronaca, non ricordo se la maggior parte di quelli fermati in stazione a Pescara furono realmente portati in questura per ulteriori accertamenti circa il presunto autore del furto/rapina con annesse minacce, oppure se il tutto si risolse negli uffici della Polfer; certo è che non presero il treno con noi ma, in un modo o nell'altro, riuscirono comunque a tornare a Bari, visto che diversi di loro li rividi qualche settimana dopo, in occasione delle partite di Mitropa Cup disputate a Bari e a Barletta.
JJ
Foto tratte dagli archivi del Gruppo Pilone e SoloBari.it, per gentile concessione.