Alla luce di quel che sto leggendo, posso trarre una conclusione che già immaginavo da tempo, ma che adesso trova una conferma: a parole siamo tutti bravi, nella realtà poi cadiamo, anche rovinosamente.
Fino a qualche anno fa ricordo i discorsi, dopo le ennesime stagioni storte in B, in cui chiedevamo a gran voce giocatori che ci tenessero alla maglia facendo parallelismi con giocatori di altr latitudini che, per salvare la propria squadra, giocavano con un tutore e una spalla lussata. Bene, noi questo tipo di giocatore ce lo abbiamo ma non va comunque bene. Dietro questo discorsi si nasconde un mare di ipocrisia: la verità è che vogliamo (o meglio volete) solo calciatori che vincono.
"Sudare la maglia", "onorare la maglia", "essere orgoglioso di indossarla" sono solo puttanate ipocrite se poi, davanti ad un calciatore che ha accettato di scendere IN D per riportare il Bari in B, senza scappare, prendendosi m**** e tutto ciò che sappiamo, ce ne usciamo con i soliti discorsi "chidd ievn sciocatur, non dicè".
Stiamo parlando dell'unico giocatore "di livello" ad aver accettato il Bari dilettantistico sposando una causa non sua, a differenza di Brienza che comunque a Bari c'era già . Stiamo parlando del capitano che ha indossato con orgoglio la fascia in questi anni di m**** e che l'anno scorso era un idolo assoluto, ovviamente tutto cambia dopo un anno storto non per colpa sua. Ed io, sportivamente , non sono (o meglio, non ero) un suo estimatore.
Sicuramente c'erano dietro accordi economici importanti (e nemmeno, dato che la differenza salariale tra lui ed antenucci era ampia), ma nemmeno tanto da non permettergli di rifiutare una proposta nei dilettanti e poi in C.
Voi volete solo calciatori vincenti, il resto sono chiacchiere.