La mia giornata è stata segnata da questo incidente. Sono troppo dispiaciuto e non ci voglio ancora credere. Mi aspetto che domani scendano in campo con il solito 4-5-1, con Tiaguinho ed Ananias ai lati, Josimar, Gil e Cleber Santana in mediana, mentre li davanti il bisonte Bruno Rangel o l'agile Kempes. Tutto finito, tutto in un attimo, ad una manciata di chilometri dalla destinazione finale. Solo domenica li ho visti mentre erano in campo contro il Palmeiras, ora non ci sono più. Non ci voglio credere, davvero.
In tutto ciò ho dovuto scrivere qualcosa, e questo è il risultato:
Mi hanno chiesto di scrivere questo articolo, anche se forse, sono la persona meno adatta. Vero, su tutti gli articoli di calcio sudamericano c’è la mia firma, ma è proprio per questo che mi è difficile trovare le parole giuste per parlarvi di questa tragedia, poiché ho perso le parole nel momento in cui mi è stato riferito che fosse precipitato l’aereo del Chapecoense. Sapevo già come sarebbe andata a finire, ma nonostante ciò ho seguito con ansia i live di O’Globo ed ElTiempo, rispettivamente i due quotidiani più importanti di Brasile e Colombia, in attesa che arrivassero buone notizie. Inutile dire che l’illusione di vedere vive la gran parte delle persone che erano a bordo di quel maledetto aereo è svanita ora dopo ora, vaporizzandosi intorno alle 10.30 italiane, quando la protezione civile colombiana ha confermato che il disastrato si fosse compiuto.
Ormai sapete già tutti cosa sia successo, ne hanno parlato sia sul web che su tutti i telegiornali. Sarebbe troppo banale riscrervi passo passo quello che è successo e non avrebbe senso alcuno. D’altronde un aereo che cade fa sempre notizia, figuriamoci quando di mezzo c’è il calcio, in cui tutto viaggia alla velocità della luce. Però qualcosa da scrivere, un pensiero per questo ragazzi, ce l’ho. Eccome se ce l’ho.
Io li vorrei ringraziare, poiché grazie a loro ho vissuto notti fantastiche. Li avrei voluti abbracciare uno ad uno mercoledì scorso, quando hanno eliminato il San Lorenzo. Cioè, per chi non riesce a capire il valore dell’impresa provo a tradurlo all’europea: è come se il Sassuolo eliminasse l’Arsenal in semifinale di Europa League. Non so se ho reso l’idea, ma il concetto è che il Chapecoense è una piccola squadra brasiliana che fino a qualche anno fa giocava nelle categorie inferiori del proprio campionato. Ed essere arrivati fin lì, costruendo di anno in anno l’attuale rosa, senza spendere milioni di real, era uno spot, anzi è un spot, per il calcio pulito.
Chi è sceso in campo ha lottato sempre col cuore, credendo nel sogno di cui erano innamorati sin da piccoli. Proprio come noi. Un sogno che è stato interrotto alle ore 22.00 di MedellÃn, spazzato via da un problema elettrico e da strane combinazioni, poiché su quell’aereo il Chapecoense non doveva esserci. Ma il destino è crudele e lo sa essere davvero: mancavano solo 30 chilometri all’atterraggio, ovvero altri 10 minuti di volo. Solo 10 minuti. Che cosa cosa sono 10 minuti in confronto ad una vita intera? Nulla, una bazzecola, il tempo di sedersi ad un bar ed ordinare un caffè. Quante volte ripetiamo questa abitudine durante la nostra vita? Lo facciamo sempre, tempo perso si dice. Tempo che sarebbe bastato però per salvare la vita a 75 persone.
Tra i monti della Antioquia il Chapecoense è scomparso e con se ha portato via l’anima di una squadra che voleva realizzare l’impossibile e scrivere nei cieli il proprio nome, con se ha portato via dei ragazzi straordinari, le loro storie e i loro sogni. Come nel caso del 22enne – e non ci posso pensare che è due anni più piccolo di me – Tiaguinho. Mancino elegante e con una carriera in rapida ascesa, grazie ad una stagione giocata a livelli altissimi che tra nove mesi sarebbe diventato papà per la prima volta.
Tutti, ragazzi, vi ringrazio tutti. Non so se queste parole potranno mai arrivarvi, ma sappiate che con le lacrime agli occhi vi ringrazio dal profondo dell’anima per avermi fatto compagnia in tutte queste notti e per avermi fatto provare quelle emozioni che si cercano in questo sport.
Ora non resta che tifare per i vostri compagni che sono in bilico tra la vita e la morte, quei compagni che potranno dire ai propri figli di aver giocato al fianco di uomini straordinari e con le palle quadrate. Ruschel (terzino sinistro) e Follmann (secondo portiere) dovrebbero avercela fatta, mentre è più difficile la situazione Neto (difensore centrale) che riporta ferite gravi. Non ce l’ha fatto l’estremo difensore Danilo, che in un primo momento era stato tirato fuori dalla lamiere ancora in vita.
Un pensiero, ovviamente, lo vogliamo fare agli altri tre superstiti: il giornalista Rafael Henzel e ai due assistenti di volo Ximena Suarez ed Erwin Tumuri, poiché assieme ai calciatori del Chapecoense c’erano anche altre vite, che per lavoro assistevano alle sorti del club catarinense.
Ciao ragazzi, giocate a calcio anche lassù, perché ci sapete giocare. Grazie di tutto.
Lista dei calciatori deceduti
Portiere: Danilo.
Terzini: Gimenez, Dener, Caramelo.
Difensori: Marcelo, Filipe Machado, Thiego.
Centrocampisti: Josimar, Gil, Sérgio Manoel, Matheus Biteco, Cleber Santana, Arthur Maia.
Attaccanti: Kempes, Ananias, Lucas Gomes, Tiaguinho, Bruno Rangel, Canela.
Corpo tecnico
Allenatore – Caio Júnior
Secondo allenatore – Duca
Preparatore fisico – Anderson Paixão
Preparatore dei portieri – Boião
Fisiologo – Cezinha
Medico – Dr. Marcio
Fisioterapista– Rafael Gobbato
Tattico – Pipe Grohs
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