Di Giuseppe De Bellis, per Panorama
Lo striscione diceva: «Io passo a Tim». C’erano 2 mila persone all’aeroporto Karol Wojtyla di Bari, c’erano le bandiere, le sciarpe, i cellulari, le digitali. Fotografavano il futuro, cioè l’arrivo dell’ultimo zio Sam, dell’americano che promette di comprare la squadra di calcio e portarla chissà dove. Bari, provincia del Texas. Lui uscì dall’auto scura, i capelli rossi, i Ray-
Ban scuri, la pelle bianca, il sorriso imbarazzato. Le prime parole: «I love you». Poi una sciarpa biancorossa in mano: qualcosa per dire «sono vostro». Un coro, due cori, tre cori. La stessa scena di sabato 29 agosto, allo stadio San Nicola. Altra bandiera, altri cori, un altro striscione: «Dear Tim, we have a dream». Timothy Barton è rimasto sempre accanto a Vincenzo Matarrese, cioè il domani e l’oggi del calcio barese e forse italiano. Perché i Matarrese per 32 anni hanno vissuto fra pallone e potere e adesso sono pronti a vendere a questo signore che dovrebbe realizzare i sogni scritti in biancorosso sulle tribune. Lui che non fatica a confessare che di calcio non capisce niente. Però di affari sì. Dice lui, dicono gli altri, dice soprattutto Alessio Mora, il mediatore piemontese che ha proposto a Barton di entrare nel mondo dello sport italiano e per farlo l’ha portato in Puglia. Venticinque milioni di euro, ecco quanto dovrà spendere per diventare l’unico straniero a possedere un club di calcio italiano. Venticinque milioni entro il 31 ottobre, data prevista per la conclusione dell’affare, per pensare di essere un piccolo Malcolm Glazer, l’americano che s’è comprato il Manchester United. Oppure per sperare di sentirsi quantomeno come Randy Lerner che, più modestamente, s’è accontentato dell’Aston Villa. Barton scende a Sud, prendendo una neopromossa in serie A e promettendo di lanciarla verso l’Europa: «Lo trasformeremo in un club di successo a livello nazionale e non solo». Un impegno verbale, una firma su un preliminare. Zero soldi, però. Non ha speso un centesimo, ma tranquillizza tutti. Solo questione di tempo e di tempi. C’è giÃ
il calendario delle rate, l’importo di ciascuna e le garanzie che la coprono.
Sorride Tim, sorride e parla impacciato fra un incontro e l’altro, tra una giacchetta tirata e l’altra: a Bari adesso si fa a gara per dire di essere suoi amici. Allora è spuntato l’antiquario Paolo Stancarone, che già s’è preso il merito di avere invitato per primo Barton a Bari. Poi è arrivato il sindaco Michele Emiliano: ha ospitato l’americano appena arrivato la prima volta in città .
Poi imprenditori, affaristi, mediatori,altri politici. Tutti in fila, prima all’Hotel Palace, dove ha alloggiato nel primo soggiorno barese, poi al Melograno, il resort di Monopoli dove Barton alloggiava la settimana scorsa. Con lui c’era un gruppo di altri imprenditori stranieri, come alcuni
manager della Hyundai. «Non sono soci» dice il tycoon texano quando gli chiedi se gli amici coreani fossero in Puglia per le trattative pallonare. «Abbiamo concluso diversi affari negli anni scorsi e stiamo pensando a una collaborazione futura, ma non entreranno in società ».
Il Bari sarà tutto suo. Lui sarà il presidente e Mora l’amministratore delegato.
Perché Tim è un tipo da impegnarsi sempre in prima persona. Come in Texas, dove è il fondatore, padrone e capo assoluto della Jmj Holdings, la sua creatura, società specializzata nella costruzione e gestione di grandi strutture alberghiere. Immobiliarista o palazzinaro, a seconda delle declinazioni
e delle punzecchiature. La sua società avrebbe avuto collaborazioni con quella di Donald Trump e con altri colossi mondiali delle costruzioni. Un mezzo gigante dell’impresa, un piccolo genio
della finanza. Quando parla di sé Tim Barton dice così: «Sono nato nel 1963 e sono cresciuto in una famiglia cattolica del ceto medio in Connecticut, oggi vivo in Texas, ho cominciato a lavorare quando ero molto giovane. A 12 anni tagliavo l’erba, un lavoro che diversi anni dopo ho trasformato in business». I maligni dicono che, dei grandi alberghi che costruisce, la cosa che riesce meglio sono le aiuole. Cattiverie in libertà , che a Bari cominciano a circolare da quando qualcuno ha fatto girare la voce che a Dallas della Jmj Holding ci sono scarse tracce.
È successo che i giornali locali hanno mandato i loro inviati in Texas per sapere quello che nessuno sa di Tim. Solo che hanno trovato poco. E cioè che la Jmj non è iscritta alla camera di commercio di Dallas, che i giornali locali non ne hanno quasi traccia nei loro archivi, che gli studi legali specializzati in acquisizioni e mediazioni finanziarie non ne hanno sentito parlare granché. Sul sito internet della società c’è molto, possibile che nessuno abbia mai raccontato niente su Tim e il suobusiness? Possibile che nessuno abbia parlato della realizzazione del Residence Gates, ad Avon, in Colorado? O del King’s Gate a San Antonio? O ancora della gestione degli alberghi di lusso sparsi per il mondo, da Dubai a Cancun? Oppure della costruzione e gestione di alcune delle
torri più celebri degli Emirati Arabi? I baresi sospettosi hanno cominciato a provare una strana sensazione. Allora le voci, gli spifferi, le malelingue. Prima tutti ad aspettare Tim, poi tutti pronti a sospettare. Insinuazioni, dubbi, pettegolezzi. Se glieli rinfacci, Barton si irrita: «Sono a capo
di società immobiliari e che costruiscono resort di lusso. I nostri bilanci non sono pubblici e neanche le altre informazioni. Nella mia città ci sono milioni di cittadini e di sicuro non sono famoso quanto il sindaco di Dallas».
A Bari c’è chi s’è rasserenato e chi invece si è insospettito ancora di più. Si sa che non è solo
una questione calcistica. Tutti parlano del fotovoltaico. In Puglia è diventato un business importante e diffuso. Il sole, la luce, lo spazio, tanto spazio, soprattutto accanto allo stadio San Nicola: i terreni
sono del comune. Cinquanta ettari incolti, abbandonati.
I bene informati dicono che ci avessero messo gli occhi i Matarrese, costruttori. Voci anche queste,
perché la chiacchiera barese è impertinente: «Se le elezioni comunali le avesse vinte il centrodestra, quei 50 ettari li avrebbero presi i Matarrese e avrebbero costruito qualcosa, ricavandone i soldi per continuare a gestire la squadra di calcio». Invece ha rivinto Emiliano. E, si dice, il sindaco avrebbe promesso a zio Tim di mettergli a disposizione quasi tutto quello spazio per costruire un parco fotovoltaico che darà energia pulita ai baresi e tanti soldi al prossimo presidente del Bari. Il patto prevederebbe la clausola pallonara: una bella parte del ricavato Barton dovrebbe impiegarla per fare una grande squadra. Di questo avrebbero parlato poche sere fa l’imprenditore texano e il sindaco
Emiliano nell’appuntamento al Melograno.
Una conferma la dà Barton che si lascia scappare qualche dettaglio: «Quando vedo terreni incolti, chiedo sempre informazioni». Ci saranno altri incontri, altre trattative. Perché nessuno crede che sia tutto qui. Possibile che un imprenditore del turismo non voglia sfruttare l’onda del boom vacanziero della Puglia? A questo dovrebbe pensare la regione che, a quanto pare, non vuole lasciare visibilitÃ
e affari solo al comune. Barton vedrà anche il governatore Nichi Vendola, pure alcuni imprenditori locali. Non cerca soci, cerca partner. Cerca anche qualcos’altro: magia, sogni, ambizioni,
progetti. Spiritualità , anche.
«Quando mi sono trasferito a Dallas ho fondato la Jmj e l’ho chiamata così per ricordare le mie origini e la mia fede: Jmj sono le iniziali di Joseph, Mary, Jesus. Ora qui a Bari trovo molto bello che San Nicola sia il patrono della città .
Credo che mi abbia portato lui qui». Affascinante e per qualcuno sconcertante. Perché San Nicola a Bari arrivò come furto dall’estero. Ora porta un nuovo signore straniero, costruttore di promesse
e apparenze.
Entro il 31 ottobre il Bari sarà suo, lo dice il preliminare. Però non è stato versato un solo euro. Neppure un simbolo, neppure una cauzione per il disturbo. Tranquilli, dice Barton. Allora l’entusiasmo e lo spavento si mischiano, così come la voglia di cambiare e la voglia
di restare con i Matarrese. Dipende da barese a barese. Dipende dallo spirito. Dipende dal grado di disincanto, che a Bari si vende al chilo come le cozze sul lungomare. Si passa a Tim. È un appuntamento al buio, per ora. Un appuntamento a rischio sorpresa. Ha paura persino Emiliano, il sindaco sceriffo che di solito è più spavaldo di un cowboy. Il fatto è che il cowboy è un altro e lui non vuole provare questa sensazione. Strana, diversa, spiacevole. Quale? «Quella di una figlia che ti presenta il fidanzato e poi scopri che è un uomo sposato».