L’ex ds Angelozzi: «Il Bari ha tutto per un meraviglioso bis»
I ricordi del dirigente presente alla premiazione a Berlino del film sulla «remontada» di Michele De Feudis
Il Bari della “remontada” aveva tutti i numeri per ripetere l’esperienza di un club virtuoso come l’Empoli di Maurizio Sarri, mentre per il gruppo di Davide Nicola il traguardo play off è tutt’altro che impossibile: al ritorno da Berlino dove ha partecipato alla premiazione del film Una meravigliosa stagione fallimentare, l’ex ds dei biancorossi, Guido Angelozzi, ha rivissuto le emozioni di un torneo che rimarrà nella storia del club, nonostante l’epilogo negativo della sconfitta nella semifinale promozione con il Latina. La promozione in A non è arrivata, ma il riconoscimento berlinese per Una stagione fallimentare rappresenta una piacevole e inattesa consolazione.
Angelozzi, come ha vissuto la storia sportiva dello scorso torneo?
«Ho il cuore pieno di ricordi. All’inizio è stata dura: ci sono volute magie sul mercato. La proprietà non dico che ci aveva abbandonato, ma non aveva disponibilità . Io e Franco Vinella amministratore unico e Piero Doronzo, segretario, eravamo soli nel cercare di reperire le risorse necessarie. In ritiro, fin dal primo giorno, le difficoltà sono state evidenti. Non avevamo nemmeno il materiale sportivo. I calciatori hanno utilizzato per due giorni quello del precedente campionato. Solo dopo due giorni l’Errea ci ha inviato le nuove maglie».
Anche per la panchina non sono mancati gli imprevisti.
«Abbiamo dovuto risolvere al ritorno dal ritiro il problema Gautieri: Carmine ci ha lasciato perché pensava che non riuscissimo ad allestire la squadra. Conosceva le difficoltà , ma non ha avuto la pazienza di attendere che i tasselli si componessero nella maniera migliore».
Che Bari si presentava ai blocchi di partenza?
«Una banda di ragazzi volenterosi e uno staff fatto in casa».
Scegliere due allenatori con poca esperienza tra i cadetti è stato un azzardo?
«Roberto Alberti lo conoscevo, avevamo lavorato insieme a Lecce: ha grandi valori morali e tecnici. Nunzio Zavettieri stava già da tempo nel nostro staff con Vincenzo Torrente. In più c’era Giovanni Loseto, una preziosa risorsa. Gli allenatori sono stati bravi a innestarsi nel solco societario che già da due anni era incanalato sulla filosofia del 4-3-3».
La rosa con il passare delle giornate è diventata sempre più solida.
«Basta rileggere una formazione a caso: in difesa avevamo una coppia di centrali come Polenta e Ceppitelli. Il primo ha brillato nell’ultimo torneo uruguaiano, il secondo è in A con il Cagliari. Poi tanti giocatori solidi come Sabelli, Romizi, Sciaudone, Galano, Defendi e la rivelazione Joao Silva. Più Delvecchio, esperto e papà di tutti nello spogliatoio».
Il momento piĂą difficile?
«L’abbiamo vissuto tra settembre e ottobre 2013. Mancavano i soldi per pagare gli stipendi. Noi dirigenti siamo intervenuti, perché la società non aveva possibilità e siamo andati a mettere le firme di garanzia in banca, arginando ulteriori penalizzazioni che avrebbero demolito il morale del gruppo. In alcuni casi per le trasferte abbiamo trovato amici imprenditori che con collette ci hanno permesso di andare avanti».
La svolta?
«La vittoria a Trapani è stata essenziale, ma i sei punti del cambio di passo sono arrivati dai colpi a Terni e Padova».
La scommessa vinta?
«Aver creduto nei tecnici Alberti e Zavettieri».
Il rammarico?
«Non aver avuto a disposizione Ciccio Caputo. Speravamo di recuperarlo ma abbiamo avuto una freccia in meno nella rosa, mentre sul piano morale è sempre stato parte del gruppo».
Si poteva proseguire l’esperienza di quel Bari vincente?
«Se fossi rimasto come ds, sarebbe stato fisiologico confermare quella squadra con gli stessi interpreti: si poteva percorrere la strada virtuosa dell’Empoli, con i medesimi risultati».
La squadra adesso allenata da Davide Nicola è fuori dalla zona play off. Lo sprint della scorsa primavera è ripetibile?
«Certamente, il calcio è fatto anche di rimonte importanti. E di progetti. L’esempio arriva dal Carpi dove si raccolgono i risultati di tre anni di lavoro su un progetto ben studiato».
Mai dire mai allora?
«Il Bari ha dieci partite da giocare e trenta punti a disposizione per risalire e accedere alle finali promozione».
Per accelerare il passo cosa è indispensabile?
«Creare una vera sintesi tra club-dirigenza, squadra e staff tecnico. Poi Bari e il Bari hanno davvero una marcia in più».
Quale?
«Un pubblico unico che fa la differenza in serie B; e in serie A collocherebbe i pugliesi tra le cinque tifoserie più calde».
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/bari/sport/15_marzo_25/ex-ds-angelozzi-il-bari-ha-tutto-un-meraviglioso-bis-a28ed8ea-d2e8-11e4-a98b-332413dad53e.shtml