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Gianca 70 ha scritto:Molto autocelebrativo....
Caffèborghetti ha scritto:Il problema delle tette piccole è reale!
Credimi, se ti piacciono grosse prima o poi lei non ti piacerà più: dimenticala!!!
Non si può morire tondi se si nasce quadrati
rutiglianese ha scritto:Ma sbaglio o ieri nel minuto di silenzio gli juventini cantavano gabriele dov'è??
lucylucy ha scritto:fgur d m****
MIO FRATELLO E' SOLO SALERNITANO!!!
Non avremmo mai creduto che nel 2011 avremmo ancora potuto raccontare di una trasferta come quella dei tifosi leccesi ieri a Genova. Corteo con cori verso lo stadio, sfottò con i nemici, settore ospiti senza divieti, apoteosi del risultato e scaramucce finali. Tante componenti che hanno reso la trasferta di domenica 10 aprile 2011, una trasferta dei tempi ormai andati.
Ma andiamo con ordine nel racconto e ritorniamo alle 12.30 quando i tifosi giallorossi provenienti da tutta Italia, incluso finalmente anche il Salento, si ritrovano all'ultimo autogrill prima di Genova. E' una concentrazione incredibile di macchine e di gente, apre il cuore vedere un parcheggio colorato di giallorosso. Finalmente dopo 5 mesi rivediamo i nostri amici che arrivano da Lecce, abbracci e felicità la fanno da padrone in quella sosta. Pochi minuti e tutti insieme si parte verso l'uscita di Genova Est, dove la polizia ci indirizza verso il parcheggio ospiti. Scendiamo e ricomincia il rituale di abbracci e sfottò. E' troppo grande la gioia di rivederci, di esserci tutti insieme, ma la gioia più grande è data dal rivedere i ragazzi che ingiustamente erano stati criminalizzati a Roma, e che aveva tenuto loro e noi, lontani dagli stadi avversari per oltre 5 mesi.
Due pullman sono pronti ad accompagnarci allo stadio, ma si decide di andare a piedi, si proprio vome ai vecchi tempi quando si arrivava allo stadio in corteo. Ed è proprio come ai vecchi tempi che intoniamo cori contro gli avversari, mentre fieri senza polizia attraversiamo le strade di Genova per raggiungere Marassi. Salentini uniti e compatti da una parte, doriani alla spicciolata dall'altra, in mezzo il letto di un torrente. Qualche sfottò a distanza, niente di più. La "guerra" canora del tifo è rimandata all'interno.
Entrare nello stadio per noi non è facile. Perquisizioni minuziose (togli le scarpe, togli la cintura, svuota la borsa) ma non ci importa, vogliamo solo entrare dentro e finalmente poter tifare ed incitare la nostra squadra.
Inizia la partita e come di consuetudine il primo tempo lo passiamo in silenzio. I sampdoriani vicini a noi invece iniziamo fin da subito cori e sfottò a cui noi non rispondiamo, la protesta contro la tessera prima di tutto. Il Lecce passa in vantaggio a fine primo tempo, la gioia è tanta e i sampdoriani (giocatori e tifosi) accusano il colpo.
Le squadre tornano in campo, e contemporaneamente scende in campo "la curva nord". Finalmente dopo mesi di divieti, dopo mesi di silenzio, si può dar sfogo alla nostra voce. 45 minuti di tifo incessante e continuo, di applausi, di gioia e di batticuore. 45 minuti in cui la squadra in campo conquista l'intera posta in palio e noi sugli spalti conquistiamo Marassi. Al fischio finale per noi è gioia grande, dall'altra parte silenzio e rassegnazione. Si festeggia sotto il settore ospiti, i giocatori cantano e saltano con noi, sotto gli occhi imbufaliti della curva nord sampdoriana. Inevitabili i cori in cui i doriani e i loro amici baresi vengono mandati a quel paese. La nostra felicità è al culmine, si continua a cantare ben oltre il fischio finale.
Passa quasi un'ora e mezza dalla fine della partita, e noi siamo sempre chiusi nel settore ospiti. Lo stadio è completamente vuoto, anche gli ultimi baluardi doriani sono andati via, perfino i vigili del fuoco hanno lasciato l'impianto, ma a noi non viene permesso di uscire, poco male siamo troppo felici, ne approfittiamo per continuare a sfogare i nostri cori repressi per oltre 5 mesi.
Arriva finalmente l'ora di uscire, ci sono dei pullman che ci aspettano per portarci alle nostre macchine. Anche in pullman si continua a cantare, una ventina di sampdoriani pensano bene di sfogare la loro frustrazione su di noi lanciando dei sassi, ma basta che i nostri scendano dai pullman per farli scappare. Ci godiamo anche quel piccolo diversivo, tutto serve a rendere la giornata memorabile. Arriviamo alle macchine e si ripete il rituale dei saluti, quasi ci dispiace separarci e mettere fine a questa trasferta epocale. Una trasferta che noi tifosi giallorossi non vivevamo da tantissimo tempo. Andiamo via, distrutti stanchi ma felici. Difficilmente dimenticheremo la trasferta di Genova, veramente una trasferta d'altri tempi, quando il tifo era libero e il calcio era ancora passione colore e calore.
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