(fonte: sicily.co.uk)
Marsala, dopo Messina e Barcellona Pozzo di Gotto. Il Bari cercherĂ il terzo blitz consecutivo in campionato in una cittĂ dove sarĂ ospite domenica (ore 14:30) per la sesta volta.
Marsala, 80mila abitanti, sorge sul Capo Boeo dell’antica Trinacria – com’era chiamata la Sicilia - e dista circa 800 km da Bari. Quella di domenica sarà la trasferta più lunga del torneo: 1.582 km tra andata e ritorno.
Marsala è importante per almeno tre eventi storici. Nel 241 a.C. nelle sue acque si è svolta una delle battaglie navali più cruente della prima guerra punica tra i cartaginesi e i romani, infine vincitori. Un secolo e mezzo più tardi vi è stato questore per un biennio l’avvocato, filosofo e scrittore Marco Tullio Cicerone. L’11 maggio 1860 nel porto di Marsala sono sbarcati Giuseppe Garibaldi e i suoi Mille.
Marsala e i marsalesi (o lilibei, perché il centro abitato è sorto sulle rovine dell’antica città cartaginese di Lilibeo) sono gente tosta. Non è un caso che sul gonfalone sia apposta la Medaglia d’oro al Valor civile - conferitole negli anni Sessanta – in seguito alla reazione relativamente composta al devastante bombardamento alleato con centinaia di vittime dell’11 maggio 1943 sul centro abitato. L’episodio meritò anche un titolo sul New York Times di due giorni più tardi: «
Marsala wiped off the map» (Marsala cancellata dalla cartina geografica).
In questa città della Sicilia occidentale dalla fine del Settecento si produce un vino liquoroso di rara bontà . Un vino che spesso è andato di traverso al Bari e ai baresi nei cinque precedenti. Già , perché per ben tre volte i biancorossi sono stati sconfitti da queste parti. Ecco perché, a prescindere dalla forza e dalle qualità espresse dalla squadra allestita dai De Laurentiis e guidata da Giovanni Cornacchini, un percorso a ritroso nel tempo potrebbe anche servire.
GLI ANNI CINQUANTAIl debutto sul campo del Marsala, che allora disputava le gare interne nello… Stadio della Vittoria, anch’esso inaugurato in epoca fascista e, come l’impianto barese, dedicato al trionfo italiano nella Grande Guerra - risale all’11 maggio 1952 in Serie C. Un Bari in caduta libera, dopo essere passato dalla guida tecnica del reuccio Faiele Costantino a quella del foggiano Vincenzo Marsico, si presenta in Sicilia senza allenatore e rimedia un sonoro 3-1 nel penultimo turno di campionato. Un campionato che, con la riforma Barassi, avrebbe mantenuto in C le prime cinque classificate e «
condannato» alla istituenda IV Serie tutte le altre. Il Bari perde a Marsala nel giorno in cui il ciclista svizzero Ferdinand «
Ferdi» Kübler conquista la seconda Liegi-Bastogne-Liegi, una delle classiche del nord, perché - come si legge sulla Gazzetta del Mezzogiorno - «
i bianco-rossi non hanno resistito, pur avvalendosi di un’ottima difesa, ai colpi di ariete vibrati dai siciliani». Siciliani trascinati da Mario Galassi, scuola Roma, centrocampista o attaccante all’occorrenza, che segna il 2-0 dopo l’1-0 di Pellegrino e il 3-1 dopo la rete degli ospiti, l’unica stagionale, di Marino Brenco, mezzala originaria di Pola. Il Bari, battuto anche a Caltanissetta dal Nissena (4-2) nell’ultimo turno, chiuderà sesto dopo Maglie, Arsenal Taranto, Lecce, Molfetta e Cosenza. E sarà condannato a ripartire dalla IV Serie.
Il primo anno in IV^ Serie è da dimenticare. Nella stagione seguente, quella del 1953-54, un Bari tutto nuovo e ambizioso - con una commissione di notabili locali al vertice e l’assessore comunale Achille Tarsia Incuria alla presidenza sotto la supervisione del sindaco Francesco Chieco – fa le cose per bene. In panchina giunge Francesco Capocasale, un tecnico di categoria, barese ed ex biancorosso con un passato alla Juve. In rosa, un manipolo di atleti motivati e, soprattutto, integri. Dal bomber Gamberini a Tomà , sopravvissuto al disastro del Grande Torino. Da Bretti a Mazzoni e a Sabbatini. Dal ritorno di Maestrelli, pisano di sangue barese, a Maccagni, poco impiegato nell’anno precedente. Il risultato è un torneo trionfale, chiuso con otto punti di vantaggio sull’Enna. Con Gamberini a segno 23 volte, Mazzone e Bretti 9 ciascuno. I biancorossi vincono (3-2) anche a Marsala nel terzo turno di ritorno. «
Manovriera e brillante all’attacco la Bari controlla e batte il Marsala: 3 a 2» titola la Gazzetta del Mezzogiorno di lunedì 25 gennaio 1954. Il bomber Gamberini apre e chiude la contesa. Amileni per i padroni di casa pareggia prima dell’intervallo. Mazzoni riporta avanti gli ospiti e Zarattini firma il temporaneo 2-2.
Nella seconda e ultima esibizione al Della Vittoria di Marsala - dove sorgeva lo stadio, ora c’è un parco archeologico, adiacente alla Piazza della Vittoria -, «
I biancorossi hanno dato spettacolo (…) – si legge ancora sulla Gazzetta -
e hanno confermato davvero di essere la migliore squadra del girone». Ma dominare la stagione regolare non basta per tornare in C. Dopo due gironi di spareggio, il Bari finalmente ottiene la promozione vincendo la concorrenza del Foggia (battuto due volte), del Colleferro e, soprattutto, del Prato, travolto poi 5-0 nel playoff per accedere alla finale per il titolo di IV Serie contro la Cremonese. In pieno luglio 1954 è 2-0 al Della Vittoria, quello di Bari, dopo il 2-2 in Lombardia. Biancorossi promossi in C e campioni d’Italia della IV Serie. Un
doblete d’altri tempi…
GLI ANNI SETTANTAIl Bari del presidente gentiluomo Angelo De Palo, appena retrocesso dalla B insieme al Catania e alla Reggina, torna a Marsala a distanza di 21 anni. Stavolta, il 1° giugno 1975, si gioca nel nuovo stadio Municipale, inaugurato nel 1956 e dedicato nel 2002 alla memoria del presidentissimo Antonino Lombardo Angotta. I biancorossi, guidati da Luciano Pirazzini, sono impegnati in un duello a distanza con il Catania. Entrambi gli scontri diretti sono finiti senza gol. Alla trasferta di Marsala, il Bari si presenta dopo due successi interni contro il Frosinone (2-1) e la Casertana (3-0), anche se la sfida coi campani si è giocata a Brindisi in campo neutro dopo la squalifica per due turni inflitta ai biancorossi per gli scontri di Benevento del 4 maggio 1975 che ha costretto l’arbitro, un giovane Luigi Agnolin - scomparso il 29 settembre scorso – a sospendere la gara sull’1-1 per incidenti. A Marsala però va tutto storto. Impietosa la Gazzetta del Mezzogiorno: «
Assurda prestazione della squadra pugliese in Sicilia» si legge nell’occhiello, mentre il titolo è «
Un Bari davvero “sottozero” A Marsala è stato un pianto». Nel sommario si accenna all’analisi: «
D’accordo, non mancano le attenuanti per il risultato (gol irregolare e rigore, visto e non concesso, su Sigarini) però i baresi hanno giocato malissimo, deconcentrati ed è mancata anche la reazione – Bertagna (entrato al posto di Rosa) e gli altri attaccanti in giornata no – Ora è diventato ancora tutto più difficile». Il gol di Cassarino a metà ripresa stronca di fatto le speranze di promozione dei biancorossi, che hanno avuto la partita persa a tavolino col Benevento e non sanno ancora che dovranno invece rigiocarla. Tuttavia il Catania avanza senza ostacoli. Travolge 6-0 l’Acireale ottenendo l’allungo decisivo mentre il Bari s’inabissa a Marsala. Così saranno inutili il 4-2 inflitto al Messina sul neutro di Brindisi, il blitz (2-1) di Benevento nella ripetizione della gara sospesa il 4 maggio, la storica goleada esterna (9-0) al Cynthia e il successo (2-1) sulla Salernitana nell’ultimo turno. Anche il Catania s’aggiudicherà le ultime tre sfide di campionato e risalirà subito in Serie B con un punto in più: 57 a 56.
Al Municipale di Marsala non va meglio la stagione seguente. Il 2 maggio 1976, nel sestultimo turno di campionato, il Bari - che ha cominciato la stagione con il confermato Luciano Pirazzini, e poi lo ha sostituito in panchina con Gianni Seghedoni -, si presenta in Sicilia con il tecnico Giuseppe Pozzo, che nelle prime tre gare ha ottenuto cinque punti (due successi e un pari). Ma Marsala si rivela ancora fatale. Il Bari soccombe (3-1). Cade sotto i colpi di Sorrentino, a segno nel primo tempo, e Sovilla autore di una doppietta nella ripresa. Inutile il temporaneo 2-1 di un giovanotto di grandi qualità nato a Loseto e cresciuto nel vivaio: Arcangelo Sciannimanico detto Lello. Elio Preite, inviato della Gazzetta del Mezzogiorno, così inizia l’analisi della sfida sul giornale del 3 maggio 1976: «
Una sconfitta così, un punteggio netto come questo di Marsala in genere non si dovrebbe discutere mai. Invece stavolta il 3-1 non rispecchia affatto l’andamento del gioco né risponde agli episodi che si sono succeduti nei novanta minuti e che avrebbero potuto indirizzare il risultato verso altra direzione. Il Bari ha perso 3-1, dunque, però ha colpito due volte la traversa e due volte a portiere battuto un difensore siciliano ha salvato sulla linea di porta. Ma non basta. Il secondo gol del Marsala, quello che in pratica ha rovinato la partita, è nato da una cantonata colossale dell’arbitro e di un segnalinee, che non hanno visto entrambi – o non hanno voluto vedere – un fuorigioco doppio (Sorrentino e Sovilla) grande almeno quattro metri». Sconfitta con tante attenuanti quindi. Ma sconfitta decisiva. Tanto che il Bari, nonostante i nove punti su dieci conquistati nelle ultime cinque gare, finirà terzo dietro il promosso Lecce di Mimmo Renna, sostituto in panchina di Nicola Chiricallo, che ha in rosa i baresi veraci Pasquale Loseto e Michele Lorusso e che in quella stagione conquisterà anche la Coppa Italia e il torneo anglo-italiano. Un Lecce «
agevolato» nella corsa alla B proprio dai biancorossi che batteranno il Benevento (3-0), poi secondo, al terzultimo turno di un altro torneo da dimenticare.
L’ultimo capitolo, finalmente felice per i colori biancorossi, delle trasferte a Marsala, è di oltre 41 anni fa. Il 10 aprile 1977 al Municipale finisce 1-1. Al gol in avvio (4’) di Cozzi per i padroni di casa, il Bari di Giacomo Losi replica con un gol nel finale di Penzo che tocca sotto porta un pallone recapitatogli su azione d’angolo nel finale: «(…)
la palla passa tra una selva di gambe e gonfia la rete scrive Paolo Catalano, inviato della Gazzetta del Mezzogiorno . Forse sulla linea (O addirittura oltre la linea) il pallone è stato deviato da un difensore. Ma non si può parlare di autogol. (…)». Tuttavia altri giornali segnalano come autogol di Antonino Palermo l’1-1 del Bari. La sostanza non cambia. I biancorossi tornano imbattuti da Marsala. E la massima testata pugliese titola: «
Bari, una reazione rabbiosa. Domenica c’è la grande sfida». Cioè la sfida di Pagani con la Paganese, l’avversaria più coriacea nella corsa alla promozione. Il Bari s’inchinerà a un gol di Giancarlo Tacchi, figlio dell’argentino Juan Carlos, ala di Torino, Alessandria e Napoli negli anni Cinquanta e Sessanta, e fratello di Oscar Ettore, attaccante del Lecce nel 1986-87. Ma la sconfitta rimanderà di poco una promozione meritata e ottenuta con sei punti di vantaggio sui campani.
Verranno l’estate del 1977 con la scomparsa improvvisa del presidente De Palo (9 agosto), un mese trascorso sull’orlo del fallimento e l’avvento dei Matarrese alla guida del club. Oltre a un autunno drammatico con l’omicidio (28 novembre) del giovane militante comunista Benedetto Petrone da parte di «
una squadraccia missina». Ma questa è un’altra storia. Senza lieto fine.
Ringrazio per la collaborazione l'amico Nicola Turrisi.