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Mihajlovic: "Il Milan sarebbe una sfida stimolante"
Sarà il prossimo allenatore del Milan, è solo una questione di ore, di carte da firmare. Sarà il prossimo allenatore del Milan ma non può dirlo, perché non si fa, anche se ci sono già state le strette di mano e ad "Arcore è stata una cena informale e piacevole". Sinisa Mihajlovic aspetta il suo momento con discrezione. "Il Milan sarebbe una sfida stimolante", dice. Come se non si potesse andare oltre. E ancora? "Lo allenerò? Non posso dirlo".
Già , è tutto qui. Non può semplicemente dirlo. Manca la firma, manca l'ufficialità , questione di ore. Adriano Galliani ha fatto la sua parte, ha parlato con Pippo Inzaghi, gli ha comunicato la decisione del presidente Silvio Berlusconi e lo ha salutato, ringraziandolo. Ora non resta che fare il passo successivo, che poi vuole dire piantare una foto di Mihajlovic sul sito e aggiungerci la didascalia "allenatore del Milan". Una formalità , per dirla com'è.
"Ma non dipende da me - dice Mihajlovic -. Non so se sarò io l'allenatore del Milan, non dipende solo da me. Se fosse dipeso da me avrei allenato il Milan o un'altra big anche dieci anni fa. Questa domanda va fatta ai dirigenti". A lui, piuttosto, si può chiedere del Napoli: "Una cosa è dire che interesso a una squadra, un'altra è dire che ho firmato. Mi hanno mancato di rispetto, sicuramente c'erano stati dei contatti, ma io non avevo mai firmato per il Napoli".
Questa volta, invece, la questione è diversa. Per questo ad Arcore si è parlato anche del Milan che sarà : "Tutto il calcio si sta livellando verso il basso. Bisogna cercare di fare meglio, ma non parlerei solo di una squadra. Milan italiano? Se sarò allenatore del Milan ti potrò rispondere, ora non ho la palla di vetro".
Resta la "macchia" legata al suo passato interista e a certe vecchie dichiarazioni: "Le persone cambiano. Quando ero giovane andavo a sottrazione, andavo a dividere il noi dagli altri, avevo bisogno dei nemici perché era quello che mi stimolava. Ho imparato tanto, ho capito tante cose e ora punto ad accumulare esperienze. È facile essere amati da una squadra dove hai giocato, è una sfida invece convincere gli scettici. Poi non so cosa succederà , ma ora non ho bisogno di nemici. Ho cambiato modo di pensare e di ragionare, a 50 anni è normale".
E allora, in attesa di mettere tutto nero su bianco, resta il tempo per un pensiero alla serata di Arcore: "Se mi aspettavo di finire a cena con Berlusconi? All'inizio dell'anno no - ha ammesso -. La nostra è stata una cena informale, piacevole, ci siamo parlati, conosciuti e basta. Se ci siamo piaciuti? Non c'era bisogno di piacersi, ho sempre portato rispetto anche quando ero dall'altra parte. Abbiamo mangiato bene e bevuto ancora meglio, nient'altro. Se mi sento pronto? Mi sentivo pronto anche l'anno scorso e due anni fa, io mi sento sempre pronto".
(SportMediaset)