1000 pagine di Accademia. Credo che ormai questo sia il topic più lungo e tra i più longevi della nostra piccola comunità . Se mi è concesso vorrei dire che il successo di questo topic non è nel paradigma arancione - parafrasando quasi Dareios nel post di apertura - quanta nella libertà di parola e nel flusso continuo di opinioni e di idee. Un piccolo parco comunale con quattro panchine e decine di persone che tra una Gazzetta e un Corriere dello Sport scambiano i propri pensieri tra un'infinità di parole e un centrifugato di emozioni, tutte legate ad un filo appeso alla parola più importante di tutte: Bari. Forse più di altri topic l'Accademia ha unito e poi diviso, vivendo di vita propria e sconnessa dal mondo di SoloBari.
Sebbene molto spesso, soprattutto nei primi anni di vita del topic, le norme imposte dal paradigma sono state rispettate, è bello notare come nel corso del tempo siano mutate e come esse siano diventate più elastiche. Sicuramente ha influito molto la condizione sportiva del Bari, ciò che ha sempre alimentato il dibattito, ma l'innesto di nuove correnti meno integraliste ha elasticizzato il paradigma stesso che oggi accetta norme meno negligenti e accetta molto più volentieri il parare esterno. E dal mio punto di vista questo è un importante traguardo che l'accademia è riuscita ad ottenere, non che si sia modellata o si sia fatta influenzare da pensieri di terzi aggregati in un secondo momento, ma che abbia accettato il progresso che solo un grande dibattito può causare. Insomma credo che rispetto agli albori, anche con meno utenti, ritengo che l'accademia si sia evoluta e abbia mutato se stessa per esigenze culturali.
E a tal proposito Adespotos ha catturato la mia attenzione richiamando le origini del topic
Dareios ha scritto: Cos'altro è l'orangismo, se non voglia di cambiamento, che si parli di calcio o di qualsiasi altro argomento che attenga alla vita degli uomini: lavoro, sviluppo, istruzione, sono stanco del declino economico e morale, c'è voglia di cambiamento, che a passare sia questo messaggio e non altro.
Premetto che ciò che sto per dire è solo un'ipotesi, ma credo che la mia tesi di laurea, anche se ancora lontana, avrà come fulcro le culture e come esse si evolvono, si modellano e vengono steriotipate, includendo ovviamente la mia passione per il calcio sudamericano. È troppo interessante quando la gente parla di declino e chiede un cambiamento, lo fa perché la società in cui vive non produce alcuna soddisfazione e ciò che la circonda è solo una proiezione di un mondo che non si è mai evoluto secondo le proprie aspettattive. Questo senso di insoddisfazione accade perché gli individui guardano i valori e le norme con cui sono cresciuti crollare, o meglio, sarebbe più appropriato dire che questi non crollono ma mutano, e il risultato di questo mutamento è un senso di completa estranietà e di lontanza dalla società . Perciò si inizia la ricerca del cambiamento, il motivo del decadimento dei valori e un mondo in cui le norme che formano i nostri principi morali vengano riposte diligentemente nei loro scaffali, per regolare una società che apparentamente funziona male, se non malissimo. Pirandello, Svevo e anche D'Annunzio nei loro anni '20 accusavano il decadimento dei loro valori, quelli del Romanticismo, e si sono ritrovati a scrivere il realismo. Hanno provato a comprendere i loro tempi scrivendo di ciò che accadeva nella realtò, raccontando di uomini normali e semplici lavoratori stanchi di vivere nel profondo e costante senso di frustrazione. Accadeva anche a Marx quando scriveva il Capitale, riconosceva che il capitalismo avesse rubato la vita alle persone e che il mondo doveva ribellarsi, doveva ritrovare nei propri valori il carburante per liberare il mondo dalla mano soffocante del capitalismo. E se andassimo indietro nel tempo troveremmo altri autori che hanno provato lo stesso senso di insoddisfazione e che hanno visto crollare i propri valori.
Ed è dunque il mutamento della società in qualche modo a spingerci e a ricercare nuove soluzioni, ma che di base hanno le stesse identiche norme e valori che ci hanno formato. E in questo contesto che diventa interessante comprendere che le norme e i valori mutano in continuazione all'interno della società , poiché essa è fatta da un incrocio di culture e non più da una sola cultura. Più il tempo scorre e più l'incrocio delle diverse culture del pianeta modelleranno la società e negli ultimi trentanni, con l'ingresso dei grandi media di comunicazione, il fenomeno è molto amplificato. In linea di principio ritengo che non ci sia mai un declino all'interno di una società o di una piccola comunità come la nostra, ma solo il cambiamento. E nessuno può definire con certezza se esso può essere considerato positivo o negativo, perché la positività o la negatività è un fattore del tutto soggettivo e viene recepito in base a quelle che sono le nostre norme, i nostri valori, le nostre usanze.
E mentre il mondo non riesce più a contenere l'espansione dell'era del web, c'è chi ancora guarda la propria cultura, che è stata contaminata da altre culture nel corso degli anni, come la migliore in assoluto. Prendiamo l'occidente come esempio: l'Italia e l'Europa sono state molto condizionate dalla cultura americana, d'altronde abbiamo importato i loro modelli nel nostro continente, dopo che siamo stati proprio noi europei a creare le condizioni affinché si creasse la cultura americana, una cultura che si basa sulla violenza e sulle guerre. D'altronde la loro Costituzione parla di diritti umani perché nelle colonie del sud c'erano gli schiavi e ci sarebbero stati ancora per diverso tempo. Parlano di Diritti Umani ma hanno sterminato i Pellerossa e hanno portato devestazione ovunque in questo mondo, però per noi occidentali le norme della cultura americana sono accettabili, mentre quelle che hanno in Iraq o in Iran, culle della scrittura, non sono giuste e vanno modificate. Poi però il processo è stato inverso, perché le norme di una cultura cambiano nel corso del tempo, perché ogni individuo ha le sue norme che trasformano le norme della cultura stessa e chi non le riconosce più accusa quel senso di estraniazione di cui si faceva riferimento nel pensiero citato.
In conclusione, ritornando al punto di partenza, l'accademia ha modificato per esigenze culturali la propria essenza. L'augurio più grande è che possa continuare sui suoi passi, cosi come ha sempre fatto, parlando di calcio nonostante questo sia ormai distante dal paradigma iniziale, che oggi, con il mutamento del calcio stesso, può essere ritenuto un po' vecchiotto ma un piacevole ricordo di un calcio che ha trasformato le norme di un calcio distante anni luce da quello che si vede oggi.