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Ricordo di una notte d'autunno

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Vitoluigi

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Ricordo di una notte d'autunno

Messaggioda Vitoluigi » ven mag 19, 2017 1:17


30 Settembre 2016. Stazione di Brescia. Ore 00:30. Devo passare la notte lì perché il primo treno che mi riporta a Bergamo è quello delle 5. Ho appena visto il Bari di Stellone pareggiare 1-1, giocando anche una bella partita. Mi scappa una pisciata incredibile. La stazione è già deserta, e siccome i bagni della stazione sono a pagamento, la tentazione di pisciare sui binari è forte (lo so non si dovrebbe, ma col c***o che gli do un euro per un bisogno fisiologico). Mi guardo attorno, mi sembra che non ci sia nessuno. Appena incomincio ad urinare però sento dei passi, e perciò interrompo la minzione, forse com'è naturale che sia. Una delle cose più brutte sulla faccia della terra pisciare e poi fermarsi. Brucia tanto, e d'altronde è l'interruzione di un processo vitale.

30 Settembre 2016. Stazione di Brescia. Ore 3:00. Posso pisciare tranquillamente perché sono sicuro che la stazione è totalmente deserta e non ho nessun timore che qualcuno mi veda. La pisciata, come ogni soddisfacimento di una funzione fisiologica, è piacevole, soprattutto se penso che sia stata fatta sulle tante occasioni che i nostri 14 fenomeni, quelli che hanno giocato quella sera, hanno sciupato. Mi sento bene.

L'immagine può essere dozzinale, ma le due pisciate secondo me possono dire davvero qualcosa sul campionato di quest'anno del Bari (e perché no di tanti altri).
Io sono fermamente convinto che con Stellone avremmo potuto costruire qualcosa. Certamente quel genio di Sogliano avrebbe potuto dargli qualcosa di meglio a disposizione, a mio modo di vedere soprattutto in mezzo al campo. Ma non mi concentrerei tanto sugli errori del mercato, quanto sul passaggio dalle due belle partite con Brescia ed Entella, in cui provate a negarlo, abbiamo preso a pallonate l'avversario (le uniche due volte in cui ci siamo veramente riusciti quest'anno) e la conferenza stampa di due partite dopo, Bari - Trapani 3-0.
Avevo già espresso quest'idea quando Stellone è stato esonerato, e ci terrei a riproporla. Per me con Stellone tutto va a monte nel momento in cui, preso dallo sconforto perché abbiamo perso 3-1 a Frosinone (partita secondo me non così disastrosa, sconfitta meritatissima ma non umiliante com'era stata descritta, anche per via di una buona prima mezz'ora da parte nostra) e perché senza dubbio abbiamo meno punti rispetto a quanto siamo riusciti ad esprimere come mole di gioco, va in conferenza e dichiara: "Non m'importa nulla di come giochiamo domani. Possiamo anche giocare malissimo, vincere con un autogol al 90', ma l'unica cosa veramente importante è vincere". In quelle parole secondo me Stellone si scava la fossa da solo e distrugge completamente quello che di buono stava facendo.
Proprio nel momento in cui avevamo assistito a due partite in cui i ragazzi fraseggiavano, si muovevano senza palla, correvano e creavano (cose che a sprazzi secondo me si erano viste anche in altre precedenti partite), proprio nel momento in cui la pisciata scorre felice, lui se ne esce fuori con quelle parole. Che messaggio arriva ai già non eccelsi e mostri di sicurezza di Fedato, De Luca e Martinho?
Cancelliamo quello che stiamo facendo, interrompiamolo pure, non pensiamo alla nostra crescita, a consolidare le nostre certezze, ma pensiamo solo a vincere. In qualche modo, che non so neanch'io come, va bene anche in modo casuale, dobbiamo assolutamente farlo.
Il risultato non può essere che di partita in partita le prestazioni dei ragazzi, magari già non fenomeni, vanno scemando sempre di più fino ad arrivare a partiti ignobili come quelle di Latina, che hanno portato all'esonero.
Sì sono aperti i soliti processi per capire di chi era la colpa, con quelle sparate che mi fanno venire i brividi, "la colpa è dell'ambiente di Bari".
Mi viene in soccorso un sociologo che stavo leggendo proprio quella notte per aspettare il treno. A far parlare in quel modo Stellone è stato questo:

"L’autorità anonima ha assunto le sembianze del senso comune, della scienza, della sanità psichica, della normalità, dell’opinione pubblica. Non pretende nulla, se non ciò che è di per sé evidente" (Erich Fromm, Fuga dalla libertà).

Altro non è che un'autorità che ci dice cosa pensare o cosa provare. Nel mondo del calcio e più precisamente nella nostra situazione, altro non è che la richiesta di spettacolo, di risultati, di grande calcio da parte di chi sa che lo spettacolo, i risultati e il grande calcio causano grande piacere ed esso è così libidinoso che prevale il suo desiderio d'ottenimento sullo sforzo da attuare per raggiungerlo.
Non voglio concentrarmi sui disastri tecnici compiuti, che ci fanno tanto male. Voglio solo concentrarmi sui meccanismi diabolici che ci sono dietro, con riferimenti extra calcistici, perché nel calcio ormai ho capito che influiscono sempre più fattori legati all'economia e al modo di pensare di questa società civile.
A Gennaio si è fatto il solito stravolgimento della rosa (cosa che io personalmente condannerò sempre anche se mi portano dieci Hazard) e si sono semplicemente fatte le cose ad cazzum.
Sono anni che ci facciamo abbagliare, sempre e solamente al loro arrivo, dal dinamismo di Macek, dai centimetri (in tutti i sensi) di Ebagua, dai gol di Sansone, da quante promozioni ha ottenuto Colantuono, dalla quasi salvezza di Stellone con una squadra scarsa in A, dalla determinazione di Rada, da quella maledetta clausola "Obbligo in caso di promozione". Tutta gente che indossa la maglia con il nostro Lungomare e che poi se ne va, magari dicendo "Avrò sempre Bari nel cuore; arriverà nella serie che gli compete".
É proprio come con le tecnologie, siamo tutti abbagliati dal nuovo cellulare Samsung o Hawueii della fess d mamt, salvo poi dopo due mesi perdere l'entusiasmo, semplicemente perché non è più nuovo (e nel nostro caso anche perché non rende).
Non contenti del fatto che da noi hanno fatto piangere, dobbiamo vedere Nicola fare quasi un miracolo con il Crotone, Schiattarella giocare le sue belle partite con la Spal, Stoian portare in A i calabresi.
Che nessuno parli di destino, di dei del calcio o di sfortuna, per quegli esempi non sono altro la dimostrazione che a Bari si lavora male, e che non si riesce a costruire niente.
Il problema sta qui:

"Durante la [seconda] guerra [mondiale] veniva pubblicizzato un frigorifero il cui interno, premendo un pulsante, ruotava su sé stesso, facendo risparmiare così l'immane fatica di dovervi infilare le mani per prendere qualcosa. Sono sicuro che per centinaia di migliaia di persone la felicità era incarnata dal desiderio di comprare quel magnifico frigorifero, al solo scopo di risparmiarsi un po' di fatica. Un altro esempio è quello delle automobili con il cambio automatico. Certo sono molto comode e, benché io non sia in grado di esprimere un giudizio, pare che presentino dei vantaggi anche dal punto di vista della sicurezza. Ma, a mio parere, non è una questione di sicurezza. In realtà, il loro fascino è tutto nell'idea di un potere che non richiede sforzi, un potere che ci consente di ottenere qualcosa senza la minima fatica, semplicemente premendo un pulsante. Lo stesso discorso vale, secondo me, anche per l'atteggiamento nei confronti della televisione. Non ho niente contro di essa, ma vorrei segnalare che tra i motivi psicologici per cui la gente ne è attratta e rimane incantata davanti a questo straordinario apparecchio, c'è anche il fatto che basta premere un pulsante per vedere apparire davanti a sé il mondo intero standosene comodamente seduti in poltrona. Di recente ho avuto modo di osservare un mio conoscente che faceva premere al figlioletto di tre anni il pulsante di accensione della sua auto. Ero talmente scioccato da non riuscire ad aprire bocca. Provate a pensare che cosa significhi per un bambino di tre anni. Benché non sappia assolutamente nulla di automobili, e riesca a malapena a spostare una macchinina di legno del peso di cinque-dieci chili, questo bambino fa la precoce esperienza che con un minimo dispendio di energia può mettere in moto un'automobile da centoventi cavalli.
Questo esempio inquadra perfettamente il nostro modo di pensare e sentire. Per quanto possa apparire paradossale, penso che la nostra capacità di costruire una bomba in grado di distruggere l'intero universo, e che viene sganciata da un pilota premendo un pulsante, faccia in un certo senso parte di quella fantasia secondo la quale anche la forza più distruttiva può essere scatenata muovendo semplicemente un dito." (Erich Fromm, I cosiddetti sani)

Traslato al calcio e alla nostra situazione, perché cerchiamo di cambiare le nostre sorti, di ottenere qualcosa con un tac, premendo un pulsante? Perché cambiare costantemente allenatore? Perché prendere un'ottantina di calciatori in tre anni?
Un esempio calzante lo può dare adesso Parigini. Perché magari quando mi chiedono cosa penso di lui, devo dire che fa parte di quei cessi ignobili che quest'anno ci hanno fatto vivere pomeriggi abominevoli?
Non sarebbe meglio non giudicarlo, non sparare a zero su di lui, rispondere "Da noi non è riuscito ad esprimersi"?
Perché cercare di vincere senza costruire, progettare, e quindi senza sforzarsi?

Ieri sera con la Spal, come qualcuno ha già fatto notare, è vero che abbiamo, anzi hanno, offerto una buona prestazione. Romizi verticalizzava (bell'assist), Basha toccava più palloni, Galano ha fatto gol. É vero che abbiamo creato di più iera sera che nelle ultime dieci giornate.
Non è mica un caso. É forse lo stesso motivo per cui le cose migliori che la nostra memoria ci offre le abbiamo fatte quando della vittoria, e quindi del dover per forza cacciare Stellone e condannare Stoian, non ce ne frega niente: tre anni fa nell'anno della rimonta.
Una pisciata in santa pace, piacevole, non interrotta, progettata. L'associazione con l'urina è d'obbligo perché questo è lo schifo che ci hanno proposto quest'anno, ma sto pensando che quel trenino finale fatto dei tifosi mi è piaciuto. Secondo voi, i tifosi della Spal, a posizione di classifica invertite, l'avrebbero fatto? É per questo che io un'altra nottata in stazione per la Bari me la farò sicuramente.
Ultima modifica di Vitoluigi il ven mag 19, 2017 11:16, modificato 1 volta in totale.
"Alle Peroni ci pensiamo noi, ma ai chinotti ci pensate voi!"


Il mio amore per te è come il mare: vedo l'inizo ma non la fine

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Re: Ricordo di una notte d'autunno

Messaggioda boiachimodera » ven mag 19, 2017 1:52


Bravo Vito, bel racconto

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lascrocca

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Re: Ricordo di una notte d'autunno

Messaggioda lascrocca » ven mag 19, 2017 3:22


Per la cronaca, la vescica la svuotasti?
Tra Lallero e tra Lalla', ma anche Firu li' e Firu la'!

saverio67

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Re: Ricordo di una notte d'autunno

Messaggioda saverio67 » ven mag 19, 2017 6:00


Ecco. Possiamo chiudere il forum fino ad Agosto. Vitoluigi ci ha offerto nel modo più lucido possibile la descrizione della nostra storia degli ultimi 3 anni.

Chapeau
4/2/2015. Ciao Pierigno.


Questo è un blocco di testo che può essere aggiunto in fondo ai tuoi messaggi. Il limite caratteri è di 450.

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Re: Ricordo di una notte d'autunno

Messaggioda CINGHIO » ven mag 19, 2017 6:03


Complimenti bella riflessione e sopratutto sei riuscito a mettere insieme "sacro e profano"
Per farla breve, però, mi sembra tu consideri la piazza responsabile in modo sostanziale della difficoltà di realizzare un progetto a Bari. Su questo dissento perché ho vissuto in altre città e la pressione non mi è parsa minire, anzi. Potrei inoltre aggiungere che la tifoseria barese ha un senso di appartenenza alla causa "comunque vada" che non è comune altrove.
500 persone in trasferta nonostante li schifo proposto non sono proprio scontate.

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Re: Ricordo di una notte d'autunno

Messaggioda APOL » ven mag 19, 2017 6:19


Vitoluigi ha scritto:30 Settembre 2016. Stazione di Brescia. Ore 00:30. Devo passare la notte lì perché il primo treno che mi riporta a Bergamo è quello delle 5. Ho appena visto il Bari di Stellone pareggiare 1-1, giocando anche una bella partita. Mi scappa una pisciata incredibile. La stazione è già deserta, e siccome i bagni della stazione sono a pagamento, la tentazione di pisciare sui binari è forte (lo so non si dovrebbe, ma col c***o che gli do un euro per un bisogno fisiologico). Mi guardo attorno, mi sembra che non ci sia nessuno. Appena incomincio ad urinare però sento dei passi, e perciò interrompo la minzione, forse com'è naturale che sia. Una delle cose più brutte sulla faccia della terra pisciare e poi fermarsi. Brucia tanto, e d'altronde è l'interruzione di un processo vitale.

30 Settembre 2016. Stazione di Brescia. Ore 3:00. Posso pisciare tranquillamente perché sono sicuro che la stazione è totalmente deserta e non ho nessun timore che qualcuno mi veda. La pisciata, come ogni soddisfacimento di una funzione fisiologica, è piacevole, soprattutto se penso che sia stata fatta sulle tante occasioni che i nostri 14 fenomeni, quelli che hanno giocato quella sera, hanno sciupato. Mi sento bene.

L'immagine può essere dozzinale, ma le due pisciate secondo me possono dire davvero qualcosa sul campionato di quest'anno del Bari (e perché no di tanti altri).
Io sono fermamente convinto che con Stellone avremmo potuto costruire qualcosa. Certamente quel genio di Sogliano avrebbe potuto dargli qualcosa di meglio a disposizione, a mio modo di vedere soprattutto in mezzo al campo. Ma non mi concentrerei tanto sugli errori del mercato, quanto sul passaggio dalle due belle partite con Brescia ed Entella, in cui provate a negarlo, abbiamo preso a pallonate l'avversario (le uniche due volte in cui ci siamo veramente riusciti quest'anno) e la conferenza stampa di due partite dopo, Bari - Trapani 3-0.
Avevo già espresso quest'idea quando Stellone è stato esonerato, e ci terrei a riproporla. Per me con Stellone tutto va a monte nel momento in cui, preso dallo sconforto perché abbiamo perso 3-1 a Frosinone (partita secondo me non così disastrosa, sconfitta meritatissima ma non umiliante com'era stata descritta, anche per via di una buona prima mezz'ora da parte nostra) e perché senza dubbio abbiamo meno punti rispetto a quanto siamo riusciti ad esprimere come mole di gioco, va in conferenza e dichiara: "Non m'importa nulla di come giochiamo domani. Possiamo anche giocare malissimo, vincere con un autogol al 90', ma l'unica cosa veramente importante è vincere". In quelle parole secondo me Stellone si scava la fossa da solo e distrugge completamente quello che di buono stava facendo.
Proprio nel momento in cui avevamo assistito a due partite in cui i ragazzi fraseggiavano, si muovevano senza palla, correvano e creavano (cose che a sprazzi secondo me si erano viste anche in altre precedenti partite), proprio nel momento in cui la pisciata scorre felice, lui se ne esce fuori con quelle parole. Che messaggio arriva ai già non eccelsi e mostri di sicurezza di Fedato, De Luca e Martinho?
Cancelliamo quello che stiamo facendo, interrompiamolo pure, non pensiamo alla nostra crescita, a consolidare le nostre certezze, ma pensiamo solo a vincere. In qualche modo, che non so neanch'io come, va bene anche in modo casuale, dobbiamo assolutamente farlo.
Il risultato non può essere che di partita in partita le prestazioni dei ragazzi, magari già non fenomeni, vanno scemando sempre di più fino ad arrivare a partiti ignobili come quelle di Latina, che hanno portato all'esonero.
Sì sono aperti i soliti processi per capire di chi era la colpa, con quelle sparate che mi fanno venire i brividi, "la colpa è dell'ambiente di Bari".
Mi viene in soccorso un sociologo che stavo leggendo proprio quella notte per aspettare il treno. A far parlare in quel modo Stellone è stato questo:

"L’autorità anonima ha assunto le sembianze del senso comune, della scienza, della sanità psichica, della normalità, dell’opinione pubblica. Non pretende nulla, se non ciò che è di per sé evidente" (Erich Fromm, Fuga dalla libertà).

Altro non è che un'autorità che ci dice cosa pensare o cosa provare. Nel mondo del calcio e più precisamente nella nostra situazione, altro non è che la richiesta di spettacolo, di risultati, di grande calcio da parte di chi sa che lo spettacolo, i risultati e il grande calcio causano grande piacere ed esso è così libidinoso che prevale il suo desiderio d'ottenimento sullo sforzo da attuare per raggiungerlo.
Non voglio concentrarmi sui disastri tecnici compiuti, che ci fanno tanto male. Voglio solo concentrarmi sui meccanismi diabolici che ci sono dietro, con riferimenti extra calcistici, perché nel calcio ormai ho capito che influiscono sempre più fattori legati all'economia e al modo di pensare di questa società civile.
A Gennaio si è fatto il solito stravolgimento della rosa (cosa che io personalmente condannerò sempre anche se mi portano dieci Hazard) e si sono semplicemente fatte le cose ad cazzum.
Sono anni che ci facciamo abbagliare, sempre e solamente al loro arrivo, dal dinamismo di Macek, dai centimetri (in tutti i sensi) di Ebagua, dai gol di Sansone, da quante promozioni ha ottenuto Colantuono, dalla quasi salvezza di Stellone con una squadra scarsa in A, dalla determinazione di Rada, da quella maledetta clausola "Obbligo in caso di promozione". Tutta gente che indossa la maglia con il nostro Lungomare e che poi se ne va, magari dicendo "Avrò sempre Bari nel cuore; arriverà nella serie che gli compete".
É proprio come con le tecnologie, siamo tutti abbagliati dal nuovo cellulare Samsung o Hawueii della fess d mamt, salvo poi dopo due mesi perdere l'entusiasmo, semplicemente perché non è più nuovo (e nel nostro caso anche perché non rende).
Non contenti del fatto che da noi hanno fatto piangere, dobbiamo vedere Nicola fare quasi un miracolo con il Crotone, Schiattarella giocare le sue belle partite con la Spal, Stoian portare in A i calabresi.
Che nessuno parli di destino, di dei del calcio o di sfortuna, per quegli esempi non sono altro la dimostrazione che a Bari si lavora male, e che non si riesce a costruire niente.
Il problema sta qui:

"Durante la [seconda] guerra [mondiale] veniva pubblicizzato un frigorifero il cui interno, premendo un pulsante, ruotava su sé
stesso, facendo risparmiare così l'immane fatica di dovervi infilare le mani per prendere qualcosa. Sono sicuro che per centinaia di
migliaia di persone la felicità era incarnata dal desiderio di comprare quel magnifico frigorifero, al solo scopo di risparmiarsi un
po' di fatica. Un altro esempio è quello delle automobili con il cambio automatico. Certo sono molto comode e, benché io non sia in grado di esprimere un giudizio, pare che presentino dei vantaggi anche dal punto di vista della sicurezza. Ma, a mio parere, non è una questione di sicurezza. In realtà, il loro fascino è tutto nell'idea di un potere che non richiede sforzi, un potere che ci consente di ottenere qualcosa senza la minima fatica, semplicemente premendo un pulsante. Lo stesso discorso vale, secondo me, anche per l'atteggiamento nei confronti della televisione. Non ho niente contro di essa, ma vorrei segnalare che tra i motivi psicologici per cui la gente ne è attratta e rimane incantata davanti a questo straordinario apparecchio, c'è anche il fatto che basta premere un pulsante per vedere apparire davanti a sé il mondo intero standosene comodamente seduti in poltrona. Di recente ho avuto modo di osservare un mio conoscente che faceva premere al figlioletto di tre anni il pulsante di accensione della sua auto. Ero talmente scioccato da non riuscire ad aprire bocca. Provate a pensare che cosa significhi per un bambino di tre anni. Benché non sappia assolutamente nulla di automobili, e riesca a malapena a spostare una macchinina di legno del peso di cinque-dieci chili, questo bambino fa la precoce esperienza che con un minimo dispendio di energia può mettere in moto un'automobile da centoventi cavalli.
Questo esempio inquadra perfettamente il nostro modo di pensare e sentire. Per quanto possa apparire paradossale, penso che la nostra capacità di costruire una bomba in grado di distruggere l'intero universo, e che viene sganciata da un pilota premendo un pulsante, faccia in un certo senso parte di quella fantasia secondo la quale anche la forza più distruttiva può essere scatenata muovendo semplicemente un dito." (Erich Fromm, I cosidetti sani)

Traslato al calcio e alla nostra situazione, perché cerchiamo di cambiare le nostre sorti, di ottenere qualcosa con un tac, premendo un pulsante? Perché cambiare costantemente allenatore? Perché prendere un'ottantina di calciatori in tre anni?
Un esempio calzante lo può dare adesso Parigini. Perché magari quando mi chiedono cosa penso di lui, devo dire che fa parte di quei cessi ignobili che quest'anno ci hanno fatto vivere pomeriggi abominevoli?
Non sarebbe meglio non giudicarlo, non sparare a zero su di lui, rispondere "Da noi non è riuscito ad esprimersi"?
Perché cercare di vincere senza costruire, progettare, e quindi senza sforzarsi?

Ieri sera con la Spal, come qualcuno ha già fatto notare, è vero che abbiamo, anzi hanno, offerto una buona prestazione. Romizi verticalizzava (bell'assist), Basha toccava più palloni, Galano ha fatto gol. É vero che abbiamo creato di più iera sera che nelle ultime dieci giornate.
Non è mica un caso. É forse lo stesso motivo per cui le cose migliori che la nostra memoria ci offre le abbiamo fatte quando della vittoria, e quindi del dover per forza cacciare Stellone e condannare Stoian, non ce ne frega niente: tre anni fa nell'anno della rimonta.
Una pisciata in santa pace, piacevole, non interrotta, progettata. L'associazione con l'urina è d'obbligo perché questo è lo schifo che ci hanno proposto quest'anno, ma sto pensando che quel trenino finale fatto dei tifosi mi è piaciuto. Secondo voi, i tifosi della Spal, a posizione di classifica invertite, l'avrebbero fatto? É per questo che io un'altra nottata in stazione per la Bari me la farò sicuramente.



Allora la colpa dello schifo di campionato è perché noi tifosi non sappiamo aspettare e mettiamo sotto pressione i giocatori e l'allenatore! Allora la pensi come Colantuono. Mi dispiace , ma non sono d'accordo. Noi tifosi siamo passionali e abbiamo ambizioni come le hanno tutte le squadre chi più e chi meno. Spetta ad una società seria " raddrizzare" la barca che sta affondando! Ricordati che in B il Bari non è paragonabile al Perugia, al Cittadella, allo Spezia, al Carpi ecc. Almeno in questa categoria dovremmo essere " i più "!

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Re: Ricordo di una notte d'autunno

Messaggioda discitur » ven mag 19, 2017 7:49


lascrocca ha scritto:Per la cronaca, la vescica la svuotasti?

:risata: :risata: :risata: :risata: :risata: :risata: :risata: :risata: :risata: :risata: :risata: :risata: :risata: :risata: :risata: :risata: adesso ci fai rimanere nel .suspance!........a quando la storia se c'e! della cagata...pazzesca?......bellissimo pero' dai! :krnut: :krnut: :krnut: :krnut: :krnut:

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Re: Ricordo di una notte d'autunno

Messaggioda discitur » ven mag 19, 2017 7:51


saverio67 ha scritto:Ecco. Possiamo chiudere il forum fino ad Agosto. Vitoluigi ci ha offerto nel modo più lucido possibile la descrizione della nostra storia degli ultimi 3 anni

Chapeau

E per completare l'opera,a quando la storia del'ultima ......cagata? :D :D :D :D :D :D :D
cmq. e' la verita' a parte la risata che ci vuole dopo questo campionati di mxxxa! :risata: :risata: :risata: :risata: :risata:

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Re: Ricordo di una notte d'autunno

Messaggioda c' caus » ven mag 19, 2017 8:15


Una bella pisciata sull'autorità anonima riconosciuta da Fromm. E io che l'ho conosciuto in gioventù per "L'arte di amare"...
"Faccio una analisi a 300°: gli altri 60° li tengo per me" - Francesco Scoglio

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Re: Ricordo di una notte d'autunno

Messaggioda saverio67 » ven mag 19, 2017 8:56


APOL ha scritto:
Vitoluigi ha scritto:30 Settembre 2016. Stazione di Brescia. Ore 00:30. Devo passare la notte lì perché il primo treno che mi riporta a Bergamo è quello delle 5. Ho appena visto il Bari di Stellone pareggiare 1-1, giocando anche una bella partita. Mi scappa una pisciata incredibile. La stazione è già deserta, e siccome i bagni della stazione sono a pagamento, la tentazione di pisciare sui binari è forte (lo so non si dovrebbe, ma col c***o che gli do un euro per un bisogno fisiologico). Mi guardo attorno, mi sembra che non ci sia nessuno. Appena incomincio ad urinare però sento dei passi, e perciò interrompo la minzione, forse com'è naturale che sia. Una delle cose più brutte sulla faccia della terra pisciare e poi fermarsi. Brucia tanto, e d'altronde è l'interruzione di un processo vitale.

30 Settembre 2016. Stazione di Brescia. Ore 3:00. Posso pisciare tranquillamente perché sono sicuro che la stazione è totalmente deserta e non ho nessun timore che qualcuno mi veda. La pisciata, come ogni soddisfacimento di una funzione fisiologica, è piacevole, soprattutto se penso che sia stata fatta sulle tante occasioni che i nostri 14 fenomeni, quelli che hanno giocato quella sera, hanno sciupato. Mi sento bene.

L'immagine può essere dozzinale, ma le due pisciate secondo me possono dire davvero qualcosa sul campionato di quest'anno del Bari (e perché no di tanti altri).
Io sono fermamente convinto che con Stellone avremmo potuto costruire qualcosa. Certamente quel genio di Sogliano avrebbe potuto dargli qualcosa di meglio a disposizione, a mio modo di vedere soprattutto in mezzo al campo. Ma non mi concentrerei tanto sugli errori del mercato, quanto sul passaggio dalle due belle partite con Brescia ed Entella, in cui provate a negarlo, abbiamo preso a pallonate l'avversario (le uniche due volte in cui ci siamo veramente riusciti quest'anno) e la conferenza stampa di due partite dopo, Bari - Trapani 3-0.
Avevo già espresso quest'idea quando Stellone è stato esonerato, e ci terrei a riproporla. Per me con Stellone tutto va a monte nel momento in cui, preso dallo sconforto perché abbiamo perso 3-1 a Frosinone (partita secondo me non così disastrosa, sconfitta meritatissima ma non umiliante com'era stata descritta, anche per via di una buona prima mezz'ora da parte nostra) e perché senza dubbio abbiamo meno punti rispetto a quanto siamo riusciti ad esprimere come mole di gioco, va in conferenza e dichiara: "Non m'importa nulla di come giochiamo domani. Possiamo anche giocare malissimo, vincere con un autogol al 90', ma l'unica cosa veramente importante è vincere". In quelle parole secondo me Stellone si scava la fossa da solo e distrugge completamente quello che di buono stava facendo.
Proprio nel momento in cui avevamo assistito a due partite in cui i ragazzi fraseggiavano, si muovevano senza palla, correvano e creavano (cose che a sprazzi secondo me si erano viste anche in altre precedenti partite), proprio nel momento in cui la pisciata scorre felice, lui se ne esce fuori con quelle parole. Che messaggio arriva ai già non eccelsi e mostri di sicurezza di Fedato, De Luca e Martinho?
Cancelliamo quello che stiamo facendo, interrompiamolo pure, non pensiamo alla nostra crescita, a consolidare le nostre certezze, ma pensiamo solo a vincere. In qualche modo, che non so neanch'io come, va bene anche in modo casuale, dobbiamo assolutamente farlo.
Il risultato non può essere che di partita in partita le prestazioni dei ragazzi, magari già non fenomeni, vanno scemando sempre di più fino ad arrivare a partiti ignobili come quelle di Latina, che hanno portato all'esonero.
Sì sono aperti i soliti processi per capire di chi era la colpa, con quelle sparate che mi fanno venire i brividi, "la colpa è dell'ambiente di Bari".
Mi viene in soccorso un sociologo che stavo leggendo proprio quella notte per aspettare il treno. A far parlare in quel modo Stellone è stato questo:

"L’autorità anonima ha assunto le sembianze del senso comune, della scienza, della sanità psichica, della normalità, dell’opinione pubblica. Non pretende nulla, se non ciò che è di per sé evidente" (Erich Fromm, Fuga dalla libertà).

Altro non è che un'autorità che ci dice cosa pensare o cosa provare. Nel mondo del calcio e più precisamente nella nostra situazione, altro non è che la richiesta di spettacolo, di risultati, di grande calcio da parte di chi sa che lo spettacolo, i risultati e il grande calcio causano grande piacere ed esso è così libidinoso che prevale il suo desiderio d'ottenimento sullo sforzo da attuare per raggiungerlo.
Non voglio concentrarmi sui disastri tecnici compiuti, che ci fanno tanto male. Voglio solo concentrarmi sui meccanismi diabolici che ci sono dietro, con riferimenti extra calcistici, perché nel calcio ormai ho capito che influiscono sempre più fattori legati all'economia e al modo di pensare di questa società civile.
A Gennaio si è fatto il solito stravolgimento della rosa (cosa che io personalmente condannerò sempre anche se mi portano dieci Hazard) e si sono semplicemente fatte le cose ad cazzum.
Sono anni che ci facciamo abbagliare, sempre e solamente al loro arrivo, dal dinamismo di Macek, dai centimetri (in tutti i sensi) di Ebagua, dai gol di Sansone, da quante promozioni ha ottenuto Colantuono, dalla quasi salvezza di Stellone con una squadra scarsa in A, dalla determinazione di Rada, da quella maledetta clausola "Obbligo in caso di promozione". Tutta gente che indossa la maglia con il nostro Lungomare e che poi se ne va, magari dicendo "Avrò sempre Bari nel cuore; arriverà nella serie che gli compete".
É proprio come con le tecnologie, siamo tutti abbagliati dal nuovo cellulare Samsung o Hawueii della fess d mamt, salvo poi dopo due mesi perdere l'entusiasmo, semplicemente perché non è più nuovo (e nel nostro caso anche perché non rende).
Non contenti del fatto che da noi hanno fatto piangere, dobbiamo vedere Nicola fare quasi un miracolo con il Crotone, Schiattarella giocare le sue belle partite con la Spal, Stoian portare in A i calabresi.
Che nessuno parli di destino, di dei del calcio o di sfortuna, per quegli esempi non sono altro la dimostrazione che a Bari si lavora male, e che non si riesce a costruire niente.
Il problema sta qui:

"Durante la [seconda] guerra [mondiale] veniva pubblicizzato un frigorifero il cui interno, premendo un pulsante, ruotava su sé
stesso, facendo risparmiare così l'immane fatica di dovervi infilare le mani per prendere qualcosa. Sono sicuro che per centinaia di
migliaia di persone la felicità era incarnata dal desiderio di comprare quel magnifico frigorifero, al solo scopo di risparmiarsi un
po' di fatica. Un altro esempio è quello delle automobili con il cambio automatico. Certo sono molto comode e, benché io non sia in grado di esprimere un giudizio, pare che presentino dei vantaggi anche dal punto di vista della sicurezza. Ma, a mio parere, non è una questione di sicurezza. In realtà, il loro fascino è tutto nell'idea di un potere che non richiede sforzi, un potere che ci consente di ottenere qualcosa senza la minima fatica, semplicemente premendo un pulsante. Lo stesso discorso vale, secondo me, anche per l'atteggiamento nei confronti della televisione. Non ho niente contro di essa, ma vorrei segnalare che tra i motivi psicologici per cui la gente ne è attratta e rimane incantata davanti a questo straordinario apparecchio, c'è anche il fatto che basta premere un pulsante per vedere apparire davanti a sé il mondo intero standosene comodamente seduti in poltrona. Di recente ho avuto modo di osservare un mio conoscente che faceva premere al figlioletto di tre anni il pulsante di accensione della sua auto. Ero talmente scioccato da non riuscire ad aprire bocca. Provate a pensare che cosa significhi per un bambino di tre anni. Benché non sappia assolutamente nulla di automobili, e riesca a malapena a spostare una macchinina di legno del peso di cinque-dieci chili, questo bambino fa la precoce esperienza che con un minimo dispendio di energia può mettere in moto un'automobile da centoventi cavalli.
Questo esempio inquadra perfettamente il nostro modo di pensare e sentire. Per quanto possa apparire paradossale, penso che la nostra capacità di costruire una bomba in grado di distruggere l'intero universo, e che viene sganciata da un pilota premendo un pulsante, faccia in un certo senso parte di quella fantasia secondo la quale anche la forza più distruttiva può essere scatenata muovendo semplicemente un dito." (Erich Fromm, I cosidetti sani)

Traslato al calcio e alla nostra situazione, perché cerchiamo di cambiare le nostre sorti, di ottenere qualcosa con un tac, premendo un pulsante? Perché cambiare costantemente allenatore? Perché prendere un'ottantina di calciatori in tre anni?
Un esempio calzante lo può dare adesso Parigini. Perché magari quando mi chiedono cosa penso di lui, devo dire che fa parte di quei cessi ignobili che quest'anno ci hanno fatto vivere pomeriggi abominevoli?
Non sarebbe meglio non giudicarlo, non sparare a zero su di lui, rispondere "Da noi non è riuscito ad esprimersi"?
Perché cercare di vincere senza costruire, progettare, e quindi senza sforzarsi?

Ieri sera con la Spal, come qualcuno ha già fatto notare, è vero che abbiamo, anzi hanno, offerto una buona prestazione. Romizi verticalizzava (bell'assist), Basha toccava più palloni, Galano ha fatto gol. É vero che abbiamo creato di più iera sera che nelle ultime dieci giornate.
Non è mica un caso. É forse lo stesso motivo per cui le cose migliori che la nostra memoria ci offre le abbiamo fatte quando della vittoria, e quindi del dover per forza cacciare Stellone e condannare Stoian, non ce ne frega niente: tre anni fa nell'anno della rimonta.
Una pisciata in santa pace, piacevole, non interrotta, progettata. L'associazione con l'urina è d'obbligo perché questo è lo schifo che ci hanno proposto quest'anno, ma sto pensando che quel trenino finale fatto dei tifosi mi è piaciuto. Secondo voi, i tifosi della Spal, a posizione di classifica invertite, l'avrebbero fatto? É per questo che io un'altra nottata in stazione per la Bari me la farò sicuramente.



Allora la colpa dello schifo di campionato è perché noi tifosi non sappiamo aspettare e mettiamo sotto pressione i giocatori e l'allenatore! Allora la pensi come Colantuono. Mi dispiace , ma non sono d'accordo. Noi tifosi siamo passionali e abbiamo ambizioni come le hanno tutte le squadre chi più e chi meno. Spetta ad una società seria " raddrizzare" la barca che sta affondando! Ricordati che in B il Bari non è paragonabile al Perugia, al Cittadella, allo Spezia, al Carpi ecc. Almeno in questa categoria dovremmo essere " i più "!

Non ha parlato di tifosi. Ma della illusione di poter raggiungere dei risultati senza sacrificio, senza fatica, senza rischio ma soprattutto senza applicarsi alla progettazione, pianificazione, programmazione. E poi con l'applicazione faticosa e scocciante.

E vale in tutti i campi della vita.

Se ti piace la musica puoi decidere di studiarla. E richiede anni di fatica e di noiosissimi esercizi, ma il risultato è sublime. Oppure puoi usare la scorciatoia di scaricare un mp3 e sparare sentenze a c***o sulla musica commerciale e sulla musica impegnata.

Vitoluigi di questo parlava. Del tentativo di raggiungere un obiettivo usando le scorciatoie. Che in realtà non esistono. E il risultato lo abbiamo visto in questi 3 anni.

Lo dico da tempo. La remuntada non fu solo un fatto emozionale. Ma l'effetto di un lavoro oscuro e noioso. Un allenatore da due soldi che allenò dei brocchi. Ma non si cercarono scuse e scorciatoie. Solo la ripetizione ossessiva degli stessi allenamenti. Alla fine quei brocchi rimanevano tali ma avevano imparato a memoria poche cose semplici. E avevano imparato, finalmente, a farle bene.

Dopo di allora ogni volta che c'è un pareggio il tecnico di turno si sente in dovere di cambiare tutto. E il DS di cambiare tutti i giocatori ogni 6 mesi.

Io conoscevo la formazione titolare del 2013-2014. Non so quali siano state quelle delle ultime 3 stagioni.

Cosa c'entri questo con i tifosi non lo so. Una società seria non sa neanche quali sono i forum dei tifosi. In quella stagione fallimentare avevamo massacrato per mesi il.duo novembre e ogni singolo giocatore. Alberti e Angelozzi se ne sbattevano e hanno avuto ragione. Fosse stato per noi tifosi a Gennaio li avremmo cacciati tutti. E avevamo torto.
4/2/2015. Ciao Pierigno.


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Re: Ricordo di una notte d'autunno

Messaggioda ultrasavita75 » ven mag 19, 2017 9:41


Vitoluigi ha scritto:30 Settembre 2016. Stazione di Brescia. Ore 00:30. Devo passare la notte lì perché il primo treno che mi riporta a Bergamo è quello delle 5. Ho appena visto il Bari di Stellone pareggiare 1-1, giocando anche una bella partita. Mi scappa una pisciata incredibile. La stazione è già deserta, e siccome i bagni della stazione sono a pagamento, la tentazione di pisciare sui binari è forte (lo so non si dovrebbe, ma col c***o che gli do un euro per un bisogno fisiologico). Mi guardo attorno, mi sembra che non ci sia nessuno. Appena incomincio ad urinare però sento dei passi, e perciò interrompo la minzione, forse com'è naturale che sia. Una delle cose più brutte sulla faccia della terra pisciare e poi fermarsi. Brucia tanto, e d'altronde è l'interruzione di un processo vitale.

30 Settembre 2016. Stazione di Brescia. Ore 3:00. Posso pisciare tranquillamente perché sono sicuro che la stazione è totalmente deserta e non ho nessun timore che qualcuno mi veda. La pisciata, come ogni soddisfacimento di una funzione fisiologica, è piacevole, soprattutto se penso che sia stata fatta sulle tante occasioni che i nostri 14 fenomeni, quelli che hanno giocato quella sera, hanno sciupato. Mi sento bene.

L'immagine può essere dozzinale, ma le due pisciate secondo me possono dire davvero qualcosa sul campionato di quest'anno del Bari (e perché no di tanti altri).
Io sono fermamente convinto che con Stellone avremmo potuto costruire qualcosa. Certamente quel genio di Sogliano avrebbe potuto dargli qualcosa di meglio a disposizione, a mio modo di vedere soprattutto in mezzo al campo. Ma non mi concentrerei tanto sugli errori del mercato, quanto sul passaggio dalle due belle partite con Brescia ed Entella, in cui provate a negarlo, abbiamo preso a pallonate l'avversario (le uniche due volte in cui ci siamo veramente riusciti quest'anno) e la conferenza stampa di due partite dopo, Bari - Trapani 3-0.
Avevo già espresso quest'idea quando Stellone è stato esonerato, e ci terrei a riproporla. Per me con Stellone tutto va a monte nel momento in cui, preso dallo sconforto perché abbiamo perso 3-1 a Frosinone (partita secondo me non così disastrosa, sconfitta meritatissima ma non umiliante com'era stata descritta, anche per via di una buona prima mezz'ora da parte nostra) e perché senza dubbio abbiamo meno punti rispetto a quanto siamo riusciti ad esprimere come mole di gioco, va in conferenza e dichiara: "Non m'importa nulla di come giochiamo domani. Possiamo anche giocare malissimo, vincere con un autogol al 90', ma l'unica cosa veramente importante è vincere". In quelle parole secondo me Stellone si scava la fossa da solo e distrugge completamente quello che di buono stava facendo.
Proprio nel momento in cui avevamo assistito a due partite in cui i ragazzi fraseggiavano, si muovevano senza palla, correvano e creavano (cose che a sprazzi secondo me si erano viste anche in altre precedenti partite), proprio nel momento in cui la pisciata scorre felice, lui se ne esce fuori con quelle parole. Che messaggio arriva ai già non eccelsi e mostri di sicurezza di Fedato, De Luca e Martinho?
Cancelliamo quello che stiamo facendo, interrompiamolo pure, non pensiamo alla nostra crescita, a consolidare le nostre certezze, ma pensiamo solo a vincere. In qualche modo, che non so neanch'io come, va bene anche in modo casuale, dobbiamo assolutamente farlo.
Il risultato non può essere che di partita in partita le prestazioni dei ragazzi, magari già non fenomeni, vanno scemando sempre di più fino ad arrivare a partiti ignobili come quelle di Latina, che hanno portato all'esonero.
Sì sono aperti i soliti processi per capire di chi era la colpa, con quelle sparate che mi fanno venire i brividi, "la colpa è dell'ambiente di Bari".
Mi viene in soccorso un sociologo che stavo leggendo proprio quella notte per aspettare il treno. A far parlare in quel modo Stellone è stato questo:

"L’autorità anonima ha assunto le sembianze del senso comune, della scienza, della sanità psichica, della normalità, dell’opinione pubblica. Non pretende nulla, se non ciò che è di per sé evidente" (Erich Fromm, Fuga dalla libertà).

Altro non è che un'autorità che ci dice cosa pensare o cosa provare. Nel mondo del calcio e più precisamente nella nostra situazione, altro non è che la richiesta di spettacolo, di risultati, di grande calcio da parte di chi sa che lo spettacolo, i risultati e il grande calcio causano grande piacere ed esso è così libidinoso che prevale il suo desiderio d'ottenimento sullo sforzo da attuare per raggiungerlo.
Non voglio concentrarmi sui disastri tecnici compiuti, che ci fanno tanto male. Voglio solo concentrarmi sui meccanismi diabolici che ci sono dietro, con riferimenti extra calcistici, perché nel calcio ormai ho capito che influiscono sempre più fattori legati all'economia e al modo di pensare di questa società civile.
A Gennaio si è fatto il solito stravolgimento della rosa (cosa che io personalmente condannerò sempre anche se mi portano dieci Hazard) e si sono semplicemente fatte le cose ad cazzum.
Sono anni che ci facciamo abbagliare, sempre e solamente al loro arrivo, dal dinamismo di Macek, dai centimetri (in tutti i sensi) di Ebagua, dai gol di Sansone, da quante promozioni ha ottenuto Colantuono, dalla quasi salvezza di Stellone con una squadra scarsa in A, dalla determinazione di Rada, da quella maledetta clausola "Obbligo in caso di promozione". Tutta gente che indossa la maglia con il nostro Lungomare e che poi se ne va, magari dicendo "Avrò sempre Bari nel cuore; arriverà nella serie che gli compete".
É proprio come con le tecnologie, siamo tutti abbagliati dal nuovo cellulare Samsung o Hawueii della fess d mamt, salvo poi dopo due mesi perdere l'entusiasmo, semplicemente perché non è più nuovo (e nel nostro caso anche perché non rende).
Non contenti del fatto che da noi hanno fatto piangere, dobbiamo vedere Nicola fare quasi un miracolo con il Crotone, Schiattarella giocare le sue belle partite con la Spal, Stoian portare in A i calabresi.
Che nessuno parli di destino, di dei del calcio o di sfortuna, per quegli esempi non sono altro la dimostrazione che a Bari si lavora male, e che non si riesce a costruire niente.
Il problema sta qui:

"Durante la [seconda] guerra [mondiale] veniva pubblicizzato un frigorifero il cui interno, premendo un pulsante, ruotava su sé
stesso, facendo risparmiare così l'immane fatica di dovervi infilare le mani per prendere qualcosa. Sono sicuro che per centinaia di
migliaia di persone la felicità era incarnata dal desiderio di comprare quel magnifico frigorifero, al solo scopo di risparmiarsi un
po' di fatica. Un altro esempio è quello delle automobili con il cambio automatico. Certo sono molto comode e, benché io non sia in grado di esprimere un giudizio, pare che presentino dei vantaggi anche dal punto di vista della sicurezza. Ma, a mio parere, non è una questione di sicurezza. In realtà, il loro fascino è tutto nell'idea di un potere che non richiede sforzi, un potere che ci consente di ottenere qualcosa senza la minima fatica, semplicemente premendo un pulsante. Lo stesso discorso vale, secondo me, anche per l'atteggiamento nei confronti della televisione. Non ho niente contro di essa, ma vorrei segnalare che tra i motivi psicologici per cui la gente ne è attratta e rimane incantata davanti a questo straordinario apparecchio, c'è anche il fatto che basta premere un pulsante per vedere apparire davanti a sé il mondo intero standosene comodamente seduti in poltrona. Di recente ho avuto modo di osservare un mio conoscente che faceva premere al figlioletto di tre anni il pulsante di accensione della sua auto. Ero talmente scioccato da non riuscire ad aprire bocca. Provate a pensare che cosa significhi per un bambino di tre anni. Benché non sappia assolutamente nulla di automobili, e riesca a malapena a spostare una macchinina di legno del peso di cinque-dieci chili, questo bambino fa la precoce esperienza che con un minimo dispendio di energia può mettere in moto un'automobile da centoventi cavalli.
Questo esempio inquadra perfettamente il nostro modo di pensare e sentire. Per quanto possa apparire paradossale, penso che la nostra capacità di costruire una bomba in grado di distruggere l'intero universo, e che viene sganciata da un pilota premendo un pulsante, faccia in un certo senso parte di quella fantasia secondo la quale anche la forza più distruttiva può essere scatenata muovendo semplicemente un dito." (Erich Fromm, I cosidetti sani)

Traslato al calcio e alla nostra situazione, perché cerchiamo di cambiare le nostre sorti, di ottenere qualcosa con un tac, premendo un pulsante? Perché cambiare costantemente allenatore? Perché prendere un'ottantina di calciatori in tre anni?
Un esempio calzante lo può dare adesso Parigini. Perché magari quando mi chiedono cosa penso di lui, devo dire che fa parte di quei cessi ignobili che quest'anno ci hanno fatto vivere pomeriggi abominevoli?
Non sarebbe meglio non giudicarlo, non sparare a zero su di lui, rispondere "Da noi non è riuscito ad esprimersi"?
Perché cercare di vincere senza costruire, progettare, e quindi senza sforzarsi?

Ieri sera con la Spal, come qualcuno ha già fatto notare, è vero che abbiamo, anzi hanno, offerto una buona prestazione. Romizi verticalizzava (bell'assist), Basha toccava più palloni, Galano ha fatto gol. É vero che abbiamo creato di più iera sera che nelle ultime dieci giornate.
Non è mica un caso. É forse lo stesso motivo per cui le cose migliori che la nostra memoria ci offre le abbiamo fatte quando della vittoria, e quindi del dover per forza cacciare Stellone e condannare Stoian, non ce ne frega niente: tre anni fa nell'anno della rimonta.
Una pisciata in santa pace, piacevole, non interrotta, progettata. L'associazione con l'urina è d'obbligo perché questo è lo schifo che ci hanno proposto quest'anno, ma sto pensando che quel trenino finale fatto dei tifosi mi è piaciuto. Secondo voi, i tifosi della Spal, a posizione di classifica invertite, l'avrebbero fatto? É PER QUESTO CHE IO UN ALTRA NOTTE IN STAZIONE PER LA BARI ME LA FARO' SEMPRE.
QUESTA TERRA MI HA DATO I NATALI...
QUESTI I MIEI VALORI...
QUESTI I MIEI IDEALI!!!

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Re: Ricordo di una notte d'autunno

Messaggioda mrbrown » ven mag 19, 2017 9:50


Brutti stronsi se nn perdete sto vizio di quotare in toto il post di vito nn siete contenti vero?
Cmq quoto , la pipì interrotta è una delle cose più ignobili e desolanti

Inviato dal mio SM-N7505 utilizzando Tapatalk
so tutt' ha dett'!
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Non giocare con i sentimenti di una donna che ti ama prendendola in giro
Chi fa soffrire una donna non ha valori.
Le donne non si maltrattano,ma si amano
Fate del bene alle persone,se non lo fate sarete malvisti
Chi dice che l'amore non è bello,chi lo dice non ha valori.

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Re: Ricordo di una notte d'autunno

Messaggioda MIKE55 » ven mag 19, 2017 11:06


Ma caro Vitoluigi Stellone non è lo stesso che non ha più voluto Rosina e Dezi.
Ok programmazione ma forse le cose sono molto più semplici di come le descrivi

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Re: Ricordo di una notte d'autunno

Messaggioda Vitoluigi » ven mag 19, 2017 11:33


discitur ha scritto:
saverio67 ha scritto:Ecco. Possiamo chiudere il forum fino ad Agosto. Vitoluigi ci ha offerto nel modo più lucido possibile la descrizione della nostra storia degli ultimi 3 anni

Chapeau

E per completare l'opera,a quando la storia del'ultima ......cagata? :D :D :D :D :D :D :D

Ahahahahahahahah
"Alle Peroni ci pensiamo noi, ma ai chinotti ci pensate voi!"


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Re: Ricordo di una notte d'autunno

Messaggioda Vitoluigi » ven mag 19, 2017 11:45


MIKE55 ha scritto:Ma caro Vitoluigi Stellone non è lo stesso che non ha più voluto Rosina e Dezi.
Ok programmazione ma forse le cose sono molto più semplici di come le descrivi

È vero, probabilmente abbiamo perso Dezi e Rosina perché non adatti al 4-4-2 di Stellone (non credo che quest'ultimo abbia detto categoricamente NON LI VOGLIO, ma semplicemente le decisioni spettavano a Sogliano, il quale non li ha presi perché doveva seguire il modulo dell'allenatore, e la cosa aveva anche la sua logica, seppur anche a me faceva girare il c***o), ma lo schifo è il fatto che poi siamo tornati al 4-3-3 con Colantuono in cui quei due ci sarebbero stati benissimo. Quello è un chiaro esempio di mancanza di logica e di costruzione, di girare e rivoltare le cose più e più volte senza appunto sforzarsi di aspettare, di pensare, ragionare.
È lì che vedo il voler vincere schiacciando semplicemente un bottone.
Chiariamo, c'erano delle cose che di Stellone non mi piacevano affatto e non so se diventerà superiore a Colantuono o se è già più bravo o se l'ex Atalanta avrà sempre una carriera migliore, non è quello il punto, io discuto il ragionamento che c'è dietro.
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