http://www.ingegneri.info/news/recupero ... mpaign=RSSRiqualificare l’Astronave di Renzo Piano, il progetto di B Futura
Il parere di Elio Sannicandro sulle ipotesi di riqualificazione dello Stadio San Nicola, tra riduzione dei posti a sedere e adeguamento alle nuove esigenze calcistiche
Nei cassetti del Comune di Bari sosta in attesa di giudizio lo studio di fattibilità realizzato dalla B Futura sull’Astronave di Renzo Piano, lo Stadio San Nicola costruito a Bari in occasione dei Mondiali di Italia ’90. Una struttura di cemento armato che può ospitare oltre 58.000 tifosi e che oggi è sovradimensionata rispetto alle esigenze della società che la utilizza, la Fc Bari 1908. L’idea del club presieduto da Cosmo Giancaspro è di ottenere dal comune proprietario dell’impianto una concessione di 99 anni per la gestione e accollarsi i costi, anche attraverso l’ausilio del credito sportivo, della riqualificazione, che oscillano tra i 120 e i 150 milioni di euro.
Non sono previste arene acquatiche come propone per altri stadi lo studio Popolus, ma una riduzione dei posti a sedere, l’eliminazione della pista d’atletica e la realizzazione di spazi dedicati al marketing sportivo. Quattro le ipotesi avanzate nello studio, comprese la ricostruzione ex novo dello stadio in altro sito e l’abbattimento e rimpicciolimento.
Sulle ipotesi di restyling dello Stadio San Nicola di Bari abbiamo chiesto un parere tecnico all’Ingegner Elio Sannicandro, esperto di impianti sportivi, già assessore all’Urbanistica e allo Sport del Comune di Bari e componente della giunta nazionale del Coni.
Le 232 pagine dello studio di fattibilità della B Futura sono scaricabili alla fine dell’intervista.
Lo Stadio San Nicola è un monumento identitario della città di Bari, che ha perso forza e smalto: perché è necessaria una riqualificazione e qual è secondo lei il limite più grande del vincolo architettonico al quale l’Astronave è sottoposta?
Lo Stadio San Nicola ha avuto fin dalla sua realizzazione nel ’90 un valore identitario per la qualità architettonica e il segno distintivo nello skyline di Bari, ma fin dall’inizio gli esperti del settore, ed io fra i primi, hanno evidenziato le criticità funzionali e le carenze progettuali sul piano gestionale e sul piano tecnico sportivo. In particolare lo stadio era stato considerato come un monumento al calcio immaginato soltanto in relazione all’evento sportivo che si svolge occasionalmente e dura poche ore mentre non ha previsto la possibilità di vita quotidiana del complesso sportivo e delle aree annesse. Questa carenza di fruibilità collettiva e continua insieme al sovradimensionamento del numero di spettatori e al forzato inserimento della pista di atletica, hanno determinato l’innalzamento di costi gestionali e la mancata previsione di introiti gestionali in grado di consentire un pareggio di gestione.
Cosa pensa della prima ipotesi stilata dalla B Futura, quella che prevede l’avvicinamento delle tribune al campo di gioco?
L’avvicinamento delle tribune al campo di gioco rappresenta un’esigenza funzionale fondamentale nel progetto di riqualificazione dello stadio ma, nelle linee guida formulate da Renzo Piano, è possibile limitatamente all’anello inferiore delle gradinate. In tal modo si garantiranno un congruo numero di posti confortevoli e con ottima visibilità sul campo di gioco.
Tra le quattro ipotesi c’è anche l’idea di abbassare il livello del campo: non potrebbe generare un problema nella tenuta del manto di gioco?
Bisognerebbe approfondire lo studio poiché a me sembra che l’abbassamento complichi notevolmente sia l’accessibilità al campo di gioco sia i dislivelli fra le gradinate ai fini dell’eliminazione delle barriere architettoniche. Inoltre bisognerebbe verificare le curve di visibilità per garantire un effettivo miglioramento del confort degli spettatori.
Passare da quasi 60mila posti a 40mila, eliminando la pista di atletica, potrebbe essere un problema per ospitare altri tipi di eventi, come i grandi concerti?
Assolutamente no, i grandi concerti o gli eventi una tantum, non devono condizionare il dimensionamento di una struttura sportiva. Questo è l’errore che si continua a ripetere determinando cattedrali nel deserto ovvero strutture ingestibili. Il dimensionamento deve essere dettato dall’uso ordinario e quotidiano e deve essere basato su analisi economiche e gestionali.
In questi anni lo Stadio San Nicola ha avuto un problema con le coperture di teflon: nello studio di fattibilità però non si parla di alternative ai petali.
Le coperture tessili in teflon avevano una garanzia di 10 anni e sono durate oltre vent’anni quindi nulla da dire. Il problema è che nessuno considera che una volta realizzata un’opera pubblica bisogna prevederne il mantenimento e quindi bisogna programmare interventi di manutenzione e sostituzione di componenti tecnologici con le necessarie risorse economiche.
Come potrebbe reagire la struttura di cemento armato a nuove sollecitazioni?
Anche la struttura in cemento armato, e ancor più la struttura in acciaio della copertura, richiedono importanti interventi di manutenzione che sono stati già segnalati lo scorso anno dal prof. Amedeo Vitone (responsabile della direzione lavori durante la costruzione dello stadio ndr) nella verifica di idoneità statica. Pertanto per la struttura esistente è indispensabile predisporre un piano di manutenzione programmata e far fronte agli interventi periodici richiesti. Ogni eventuale modifica strutturale prevista dovrà preliminarmente considerare una verifica delle condizioni statiche e un idoneo calcolo strutturale.
Gli stadi moderni hanno un’area dedicata al marketing e al racconto della storia sportiva della società che abitualmente ci gioca (o che ne è proprietaria): queste funzioni sono state ben integrate in uno stadio come il Camp Nou di Barcellona, che nonostante sia vecchio e immenso, assolve a tutte le nuove funzioni richieste allo spettacolo del calcio. A Bari non si rischia di fare il passo troppo lungo?
Io evidenzio queste necessità , insieme a numerose altre funzioni commerciali, ricreative, sportive e culturali fin dall’epoca di realizzazione dello Stadio San Nicola ed ho sviluppato anche appositi studi di fattibilità in qualità di assessore allo Sport del Comune di Bari. Lo stesso studio di fattibilità redatto insieme a Renzo Piano prevede la rifunzionalizzazione dello stadio con circa 50.000 mq di superfici da destinare a zone commerciali e di promozione sportiva e culturale. Sono proprio questi spazi e queste attività che garantiscono la fruibilità quotidiana e ampia dello stadio facendolo vivere h24 e consentendo quegli introiti economici che ne consentano l’equilibrio gestionale.
Troppo grande è oggi lo Stadio San Nicola per le nuove esigenze di fruizione del calcio: ci sono quattro proposte da parte della B Futura per la riqualificazione dell’impianto. In sintesi quale ritiene la più fattibile?
Io ritengo che l’unica soluzione possibile deve rispondere alle linee guida ed allo studio di fattibilità già redatto dal Comune di Bari nel 2012 di intesa con il progettista Renzo Piano, quale titolare del diritto d’autore in rispondenza al vincolo imposto dal Ministero dei Beni Culturali. Ogni altra ipotesi è discutibile e, a mio avviso, anche di scarsa qualità estetica. L’unica alternativa sarebbe la demolizione dell’opera di architettura contemporanea vincolata! Ma ho dei dubbi che possa essere autorizzata dalla Soprintendenza.