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La Bari ed il merchandising (sotto la maglietta niente?)

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pastepsidd

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La Bari ed il merchandising (sotto la maglietta niente?)

Messaggioda pastepsidd » gio gen 18, 2018 9:20


Riporto l'art. di Vito Fatiguso sulla CdM di ieri, stranamente non riportato nella sezione News.

Le grandi manovre per accaparrarsi la gestione pluriennale dello stadio (con il sogno del «San Nicola» 2.0) e la speranza di salire in serie A per portare a casa un budget aggiuntivo di 40 milioni all’anno. Nel Bari targato Cosmo Antonio Giancaspro, si punta in alto. Ma ci sono altre variabili che, purtroppo, spingono il club biancorosso a fondo classifica nella sezione organizzazione e business. È il caso del flop del merchandising che anche nella prima parte della stagione 2017-18 non ha brillato. Lo sanno bene i tanti tifosi che per acquistare un prodotto sono costretti (almeno per Bari città) a rivolgersi al negozio on line con costi lievitati per le spese spedizione (7 euro). La procedura telematica, incastrata tra registrazioni e conferme varie, è una gimkana tra clic e pochi prodotti in catalogo: 1 felpa training, 2 felpe con il gallo, 4 completi giocatori, 2 completi portiere, 2 agendine, tazza, tappetino per mouse e 5 sciarpe. Il tutto con uno «sconto» se si decide di ritirare il prodotto ai cancelli dello stadio (dedicato ai fan muniti di automobile). Per le feste di Natale nessuno ha potuto regalare i gadget ai bambini (inesistenti tute e maglie) e i meno esperti nell’utilizzo delle nuove tecnologie hanno archiviato la possibilità di acquistare il gadget.
È questo l’epilogo di un «rapporto con la maglia» che, dopo il fallimento Matarrese, ha registrato più bassi che alti. Nell’epoca Paparesta fu avviata l’alleanza con Nike (dopo la stagione 2014/15 con Errea): 500 mila euro di materiale acquistato da Global Licensing (partecipata anche dalla famiglia Paparesta). Società, quest’ultima, venuta meno dopo la frattura con Giancaspro. Gran parte di quelle maglie sono bloccate tra processi e richieste danni con escussione di fideiussioni. Ma la turbolenza dell’affare maglie non finisce con Paparesta. Anzi. Diventato presidente, Giancaspro chiude con la Nike e punta su divise Umbro. Le maglie sono quelle «innovative» con lo sfondo dei lampioni del lungomare, della basilica di San Nicola e del Petruzzelli. Materiale poco gradito ai tifosi. Iniziano i primi problemi, scatta la contestazione in merito alla qualità delle maglie e il divorzio arriva a fine anno. Le maglie biancorosse a Bari si trovano e vengono anche vendute in un negozio di videogiochi facendo sperare in nuove tecniche di marketing.
Ma è nell’ultima stagione che si attende il tanto atteso salto di qualità. Il Bari, in un primo momento, sembra aver stretto un’intesa con Joma, salvo scommettere definitivamente su Zeus. È giugno 2017 e parte l’alleanza tra il club di Giancaspro e la società di Torre Annunziata (molto attiva nella pallavolo). L’accordo è biennale e prevede anche la distribuzione di k-way per gli abbonati secondo diverse modalità (costi ripartiti tra i due partner). All’inizio di dicembre riparte il balletto delle responsabilità società-sponsor tecnico (soprattutto per il k-way e le forniture). «Attualmente — afferma Salvatore Cirillo, amministratore delegato di Zeus — la situazione è sotto controllo dopo un periodo burrascoso. Stiamo programmando già la prossima stagione». In verità, basterà poco per capire se le nuove forniture andranno a buon fine o Giancaspro troverà un’altra strada. Il presidente biancorosso, che non riesce ancora a fare grande business dal simbolo della fede calcistica (la maglia),ieri sera al Demodé ha presentato la divisa dei 110 anni con 1.100 esemplari (dieci per ogni anno di vita), annunciando anche di voler partire con l’azionariato popolare. Il club, inoltre, ha preparato una «svolta»: sta realizzando uno store all’interno dello stadio con tanto di bar e punto ristoro. Cosa cambierà? Il merchandising del Bari nell’era Giancaspro avrà il primo punto vendita «reale» a 8,6 chilometri dal centro.

Due soli commenti.
1) Ho provato a comprare una felpa sul link e mandare qualcuno a ritirarla allo stadio. A parte che chi non è pratico dello stadio si perde per trovare l'ingresso giusto (per lo store non c'è nessuna indicazione), e m' manca la stampa della mail, e mo' ci vuole il documento d'identità... Insomma, sconforto totale.
2) Fare il merchandising in proprio non è facile. Lo scrissi al tempo della tanto deprecata Global Licensing. Affidare il merchandising a un terzo, tenendosi le royalties sull'utilizzo del marchio, è la scelta di tutte le società di calcio più moderne. Fare il merchandising in prorpio vuol dire stoccare la roba, avere i magazzini, gestire i punti vendita, con i conseguenti costi di fitti, personale, utenze. E' chiaro che la solita scelta sparagnina (faccio lo store dentro allo stadio, chi è interessato si fa il viaggio) è dannosa dal punto di vista economico. Ma questo non si può dire, sennò si viene tacciati di essere amici dell'abbronzatissimo.

Il link all'art. di Fatiguso è questo
http://corrieredelmezzogiorno.corriere. ... a614.shtml

mohan

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Re: La Bari ed il merchandising (sotto la maglietta niente?)

Messaggioda mohan » gio gen 18, 2018 9:28


È più facile comprare la maglia del Corato.
NON UN PASSO INDIETRO

Odio tutti i doppiofedisti.

whensundaycomes

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Re: La Bari ed il merchandising (sotto la maglietta niente?)

Messaggioda whensundaycomes » gio gen 18, 2018 12:49


:lol:
Ciao Gianni, la tua trasferta continua nei nostri cuori!


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