Nel 1924 fu costituita a Foggia la sezione provinciale del Consorzio di Bonifica presieduta dall’avv. Domenico Siniscalco Ceci: in realtà questo Consorzio per l’Italia meridionale e insulare si era costituito per iniziativa di tre agricoltori meridionali, il napoletano Ferdinando Rocco, il calabrese Ferdinando Nunziante e il lucano Domenico La Cava. Il fine del consorzio era quello di coinvolgere anche i privati nell’azione del Governo a favore del Mezzogiorno. E così nacque il Consorzio privato per la bonifica del Cervaro e del Candelaro, poi il Consorzio di Torre Fantina e il Consorzio del Lago di Varano, successivamente il Consorzio per il Tavoliere centrale ed infine il Consorzio per l’Alto Tavoliere e il Consorzio di Cerignola.
I referenti principali del progetto di bonifica integrale in Capitanata furono due foggiani: Gaetano Postiglione e Alberto Perrone. Entrambi si erano prefissati di rendere vivibili le città e le campagne. I braccianti avrebbero dovuto venir fuori dai tuguri e dalle stalle ubicate nella periferia urbana ed essere incoraggiati ad abitare definitivamente ma decorosamente in campagna. In questo modo si riteneva, fra l’altro, di poter minimizzare la spinta dei lavoratori, rendendo più difficile l’organizzazione sindacale autonoma e minimizzando la voglia di aggregazione e la eventuale possibilità di ribellione.
Postiglione, autore della prima bonifica integrale nel 1924, come presidente dell’Acquedotto Pugliese aveva creato all’interno dell’Ente una sezione dell’irrigazione, poi assorbita dal Consorzio di bonifica, promuovendo studi sull’utilizzo delle acque per uso domestico e per uso irriguo.