ancorailbariinavanti ha scritto:Tuco ha scritto:ancorailbariinavanti ha scritto:Ricordare TUTTA l'era dei Matarrrese SOLO per il periodo del calcioscommesse (come se l'autogol del viscido Masiello fosse colpa di Cenzino) o per i libri in tribunale, mi sembra una ricostruzione troppo parziale. Forse accettabile dagli under 20, un po' meno se ne hai 40 e più.
E' un po' come giudicare l'intera carriera di un pornoattore solo dal momento in cui gli hanno diagnosticato una prostatite.
e a chi dice: "meglio gli ultimi anni che quelli là ", ricordo che si diceva pure "meglio fallire che continuare con loro".
Io sarei rimasto volentieri con i popcorn in mano a vedere come sarebbe uscito il bari da una situazione tipo Parma, ripartito da zero grazie all'aiuto di una cordata di imprenditori locali, tipo la ditta individuale del sig. Barilla.
lucidissimo, adesso però aspettati gli strali anzi...ti faccio compagnia quindi aspettiamoli insieme.
Ne ero consapevole, ma "aver compagno al duol scema la pena" diceva un signore toscano...aspetta, prendo dei popcorna nche per te.
accom v piasc a voi du.. i pop corn ve li butto nella birra!
Se non è giusto considerare l'era trentennale matarresiana solo negli ultimi, comunque lunghi, anni di ingloriosa discesa in b attraverso lo scandalo calcioscommesse, non è altrettanto corretto limitare gli stessi trent'anni di gestione ai soli primi anni nei quali effettivamente si è cercato di costruire qualcosa.
Personalmente ho iniziato a tifare Bari "nel mezzo del cammin di loro vita calcistica" parafrasando il medesimo signore toscano, ovvero a fine anni 90, e non ho un solo ricordo positivo che parta da quel momento ed arrivi all'odiato fallimento (non mi riferisco ai successi sportivi, qualcuno c'è, quanto ad apprezzamento gestionale della Società ). Si potrebbe ritenere che negli anni ruggenti del calcio italiano in cui si spendeva e si spandeva oltre misura, erano gli stessi in cui gli altri godevano o almeno sognavano e noi imparavamo a conoscere le rotte calcistiche mondiali più improbabili, la grande parsimonia che li ha caratterizzati li potesse far ascrivere al ruolo della formica della celebre fiaba esopica. Il problema è che poi la favola nel nostro caso è terminata peggio di quanto già non accada alla cicala e quindi ci si chiede che senso abbia avuto fare la formica. Senza considerare che chi in quegli anni ha fatto la cicala, oggi si ritrova con un blasone che gli permette di veleggiare dalle serie minori verso la massima serie in virtù di un passato che li rende impermeabili anche ad arbitraggi iniqui. Poco etico né condivisibile, ma tant'è...
Di quel calcio casereccio italiano assunsero tutti gli aspetti peggiori quali la conduzione familiare ed affaristica priva di prospettive imprenditoriali, un rapporto con i tifosi più simile ad una visione d'insieme di un latifondista nei confronti dei mezzadri, una cronica volontà di gestire e censurare la stampa locale e chissà quante cose il tempo ha cancellato nella memoria, ma si tennero ben lontano dagli aspetti che avrebbero comportato una spesa ma probabilmente anche solo una perdita di guadagno, come invece accadeva in molte altre piazze in quegli stessi anni.
Se dovessi fare un mea culpa, ragionando ex post, direi che l'unica valutazione che mi sento di rettificare riguarda la mia personale convinzione che il Bari fosse loro ostaggio e che in loro assenza avremmo avuto un futuro migliore quasi assicurato. I fatti mi hanno smentito. Al tempo stesso però sono ancora fermamente convinto che i danni dell'epoca matarresiana, trent'anni sono trent'anni, ancora si ripercuotano sul sistema Bari Calcio e l'impostazione da loro data ancora influenza negativamente la capacità della piazza di sprovincializzarsi calcisticamente.
Quindi direi che non è proprio il caso di partire con le assoluzioni postume, direi anzi che è il caso di continuare la conta dei danni.