Lunedì 27 giugno 2005
Quando il gioco si fa duro, i duri è meglio se ne vadano. Bizzarro destino quello di Giampiero Ventrone, l'uomo che trasformò la Juventus in una pattuglia di marines, e che ne uscì nel silenzio generale come l’avessero riformato per insufficienza toracica. E adesso che s'appresta a rientrare nel mondo del calcio grazie al Siena, unitamente a un altro sostanzioso pezzo di Juventus dato in saldo al presidente De Luca (un uomo, un pagherò), sarebbe bello sapere il perché di quella muta scomparsa, da insalutato ospite.
Buffo pensare che, sin dai primi giorni in cui mise piede alla Juve, il silenzio fu l'ultima delle qualità che egli volle riconoscersi. La cosa che subito realizzò fu una tenda-discoteca, dalla quale veniva sparata musica a palla per scandire il ritmo della preparazione. Chi li vedeva, garantiva che era un quadretto niente male: una bella comitiva da "Tamarro Dance", come quando accade che in spiaggia arrivi dall’entroterra la truppa dei fichissimi, col capo in bandana che regge a spalla lo stereo e rintrona i bagnanti con improbabili compilation "house". Quanto contrasto fra quei decibel e il mutismo di un anno intero. Chissà se davvero il silenzio è d'oro?
Magari adesso che rientra in pista potrebbe spiegarci se la sostanza determinante per quel miracolo tecnico-atletico fosse 'eritropoietina', come sostengono gli accusatori; o 'testicolina', come ebbe a dire Marcello Lippi; o addirittura 'agricolina', come ormai pensano persino le mummie del Coni. Altrimenti potrebbe dirci la sua, da addetto ai lavori, su quella differenza fra doping farmacologico e doping amministrativo che i suoi dirigenti d’allora provarono a far passare come determinante, senza invero trovare gonzi nelle aule di giustizia penale. O ancora, specificare in quale modo lui, cultore dei sacri testi di medicina dello sport che andavano in voga nella ex Germania Est, abbia adottato i principi e i metodi tipici di quel paese. Dove, notoriamente, l’unica sostanza utilizzata come ausilio alla prestazione era quella che i bidelli dei tempi nostri solevano offrire al malcapitato studente in cattive condizioni di salute, foss’anche per una frattura di tibia e perone: il bicarbonato.
Ci dica pure, Ventrone. Siamo ansiosi di sapere, e soprattutto di scoprire che lei abbia ritrovato la favella. Soprattutto, lo faccia subito. Magari prima che, fra i tanti giocatori spediti dalla Juventus a Siena, ne arrivi uno che sarĂ un inequivocabile messaggio trasversale, tipico dello stile neo-Juve e dei suoi persuasivi metodi di comunicazione: Mutu!
Pippo Russo
(per gentile concessione dell'autore, fonte: l'Unità di lunedì 27 giugno 2005)