ITALIA-SERBIA"E' colpa dell'Italia. Ripetiamo la partita"Dalla federazione balcanica arrivano nuovo accuse dopo i fatti di Genova. La Figc: "Attendiamo gli sviluppi dell'iter disciplinare in corso presso la Uefa". Intanto si è concluso nel carcere di Marassi l'interrogatorio di garanzia di Bogdanov e di altri sette ultrà serbi responsabili degli incidenti di martedì. Il Gip ha convalidato gli arresti. Il presidente serbo Tadic: "Puniremo i violenti". La madre difende il capo ultrà : "È il figlio migliore del mondo"Ivan Bogdanov BELGRADO - Non si placano le polemiche dopo gli scontri di Genova. Già nei giorni scorsi da Belgrado erano arrivate accuse all'Italia per la gestione dell'ordine pubblico, ora dalla federazione serba arriva una precisa dichiarazione. Per il presidente Tomislav Karadzic "
la Federazione italiana era responsabile della corretta organizzazione della partita. Incontreremo il presidente dell'Uefa Michel Platini il 18 ottobre e chiederemo la ripetizione della gara". "
La reazione della polizia italiana è stata debole", aggiunge Milivoj Mirkov, responsabile della sicurezza. La Federezione serba è impegnata anche sul fronte interno: il 23 ottobre a Belgrado si dovrebbe giocare il derby tra Stella Rossa e Partizan. Il timore di incidenti è elevato, ma la gara probabilmente non verrà rinviata. "
Il derby si gioca -dice il presidente federale-. I club e la Lega sono d'accordo, le autorità e la polizia illustreranno la loro posizione lunedì. In caso di rinvio o di partita a porte chiuse, ci sarebbero dubbi sulla Serbia. Il mondo del calcio penserebbe che non siamo in grado di gestire situazioni complesse. La Serbia è un paese stabile, le autorità fanno il proprio lavoro e nessuno è più forte dello Stato". La posizione dell'Uefa sulla questione è di attesa. Aspetta che sia la federcalcio italiana a decidere: accettare la ripetizione della gara proposta dalla Serbia o insistere per avere il 3-0 a tavolino. Pronta la reazione della Figc, che precisa la propria posizione in un comunicato: "
La Figc attende con serenità gli sviluppi dell'iter disciplinare in corso presso la Uefa e intende continuare a mantenere un comportamento responsabile anche a livello di dichiarazioni. Così come avvenuto, sia nei comportamenti sia nelle dichiarazioni, nella giornata del 12 e nei giorni successivi". In pratica la nostra federazione rimanda la palla all'Uefa.
E' arrivata inoltre la dura presa di posizione serbo Boris Tadic, che ai microfoni del Tg2 ha assicurato: "
Puniremo e isoleremo i violenti, non saranno loro a fermare il nostro ingresso in Europa. Stavamo affrontando il problema già prima di Genova. Nelle partite di calcio, adottiamo tutte le misure necessarie contro gli hooligan e contro gli estremisti".
INTERROGATO IVAN - Si è concluso l'interrogatorio in sede di convalida di fronte al Gip del tribunale di Genova Maurizio De Matteis di Ivan Bogdanov, il serbo 30enne leader del gruppo di facinorosi che hanno dato vita martedì sera ai disordini per cui è stata annullata la partita Italia-Serbia. Il gip Maurizio De Matteis ha convalidato gli arresti di quattro degli otto ultrà serbi coinvolti nei disordini. Il giudice per le indagini preliminari ha disposto la misura cautelare in carcere. Secondo quanto riferito dall'avvocato Gianfranco Pagano che difende Bogdanov, il 30enne avrebbe ripetuto quanto riferito ieri al suo stesso legale. L'ultrà serbo si è giustificato dicendo di avere bevuto molto e di avere perso il controllo della situazione nei minuti precedenti la partita. Si è nuovamente scusato di fronte al giudice De Matteis ed ha preso le distanze da qualsiasi movente politico. I legali degli 8 arrestati lunedì mattina incontreranno il pubblico ministero che si occupa del caso, Cristina Camaiori, per esporre le rispettive strategie processuali. De Matteis procederà con gli ulteriori 4 interrogatori di convalida domattina nel carcere di Genova Pontedecimo.
LA MADRE DIFENDE IVAN - "
Il mio Ivan è il figlio più tenero e migliore del mondo", ha detto la signora Fanika Bogdanov, madre del capò ultrà arrestato a Genova, in una intervista oggi al quotidiano belgradese Alo. Ivan, ha aggiunto, è un gentiluomo e un altruista, che ha pagato per il fatto di essere una brava persona. "
Penso che lui sia una brava persona per tutti gli altri, eccetto che per se stesso".
Ivan, 30 anni, abita con la madre in un appartamento a Dedinje - quartiere residenziale e elegante della collina di Belgrado. Il padre è morto sei mesi fa. La signora Fanika ha ammesso che per lei è stato molto difficile vedere suo figlio incitare gli hooligan a cavalcioni sulla rete divisoria di protezione allo stadio di Genova, e che sta male per gli articoli sui giornali e le accuse contro di lui. "
Mi ha chiamato ieri, abbiamo parlato brevemente e mi ha detto che sta bene", ha affermato la donna. "
Mi sento male quando vedo quello che si scrive su mio figlio, vi prego di capire", ha concluso la signora Fanika che ha chiesto di non porle altre domande. Anche alcuni vicini di casa, sentiti dal giornale, hanno parlato molto bene di Ivan Bogdanov, soprannominato in Italia
'Ivan il Terribile'. Uno di loro ha detto tra l'altro che Ivan sarebbe stato "
rovinato" e che "
quello che viene scritto su di lui non lo si scrive neanche per Bin Laden".
TENSIONE A BELGRADO - Nella capitale serba resta alta la tensione fra la tifoseria del Partizan e quella della Stella Rossa, i cui supporter violenti sono stati i principali responsabili dei disordini che hanno portato alla sospensione di Italia-Serbia. Il Partizan e il suo portiere Vladimir Stojkovic - che è anche il portiere titolare della Nazionale - hanno ripreso gli allenamenti ma a porte chiuse per motivi di sicurezza. Poco prima dell'incontro di Genova, gli hooligan della Stella Rossa avevano aggredito e minacciato Stojkovic, accusandolo di tradimento per aver lasciato la loro squadra passando all'odiato Partizan, che affronterà domani in casa lo Smederevo in campionato.
E si parla già di un possibile rinvio, per motivi di sicurezza, del derby Stella Rossa-Partizan in programma il 23 ottobre prossimo. Una partita, alla luce degli ultimi eventi, divenuta ad altissimo rischio incidenti. La stampa ha riferito d'altra parte che Ivan Bogdanov, il capo dei gruppi di ultrà responsabili delle violenze a Marassi, era arrivato a Genova tre giorni prima della partita, per preparare al meglio le azioni di teppismo messe in atto allo stadio, dove avrebbe introdotto preventivamente palle di ferro, petardi e fumogeni, anche con la complicità di italiani.
ARRESTATI TIFOSI AL CONFINE UNGHERESE - Si sta intanto concludendo il ritorno in patria dei tifosi serbi protagonisti delle violenze di Genova. Al posto di confine serbo-ungherese di Kelebia la polizia serba ha arrestato oggi 16 tifosi che facevano ritorno in patria. Come ha riferito il ministero dell'interno a Belgrado, i tifosi tratti in arresto sono sospettati di aver preso parte alle violenze e alle intemperanze messe in atto dalla tifoseria serba allo stadio Luigi Ferraris. Entro 48 ore compariranno dinanzi a un giudice di Subotica, città del nord della Serbia al confine con l'Ungheria. Ieri altri 19 tifosi serbi di ritorno da Genova erano stati arrestati ai posti di confine di Batrovci (Croazia) e Horgos (Ungheria).
PROTESTE IN KOSOVO - Intanto la scena di Ivan Bogdanovic che dagli spalti dello stadio Marassi di Genova incendia la bandiera albanese ha fatto il giro del mondo, suscitando le proteste dei popoli che in essa si identificano. A Pristina, capitale del Kosovo - stato secessionista dalla Serbia a maggioranza albanese - circa 200 studenti universitari sono scesi in piazza per protestare contro l'oltraggio al vessillo rosso con l'aquila bicefala nera al centro: pur non essendo la formale bandiera dell'autoproclamato stato, molti kosovari continuano ad identificarsi in essa. A Pristina non si è comunque verificata la replica di quanto visto a Tirana, dove all'indomani dei fatti del Marassi una decina di manifestanti ha dato fuoco alla bandiera serba, di fronte l'ambasciata di Belgrado in Albania. "
Noi siamo un passo oltre chi compie certi gesti: siamo qui per protestare in maniera pacifica", ha dichiarato Besart Morina, un rappresentante degli studenti kosovari.
(15 ottobre 2010)
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