da Vitoluigi » mer gen 10, 2018 5:34
Quello che sta facendo Guardiola a Manchester è secondo me da studiare attentamente. Ma è da prendere in considerazione soprattutto quello che fece l'anno scorso, quando arrivò a una quindicina di punti dalla vetta. Venne preso per matto; io sentivo gente che guardava quello che proponeva l'anno scorso e diceva "Questo non è calcio"; gli davano del presuntuoso; "Guardiola è un bluff". Invece secondo me ha dimostra di essere ancora avanti rispetto agli altri, perché quello che lui fa prescinde sempre dal qui ed ora, ed è così che si diventa grandi.
A mio modo di vedere tutti i vari esperimenti che faceva l'anno scorso – i vari Fernandinho o Kolarov difensore centrale, o gli stessi De Bruyne e Silva mezze ali – che causavano tante sconfitte, tanti gol subiti e critiche a non finire, sono stati la chiave per far diventare il City la squadra che è adesso. A me sembra chiaro che il vero valore aggiunto di questa squadra, quello che gli altri (non solo le inglesi) non hanno, sono quelle due mezz'ali pazzesche, e il modo in cui dialogano sia con quelli davanti che con quelli dietro. Oltre all'idea già spregiudicata in sè di giocare con due esterni (Silva e De Bruyne) in quella posizione – cosa che non farebbe nessuno – è bellissimo il principio di insistere tanto su qualcosa che sai che poi ti farà spiccare il volo, continuando imperterrito su quella strada nonostante il costo da pagare sia il peggiore, cioè che ti faranno credere in tutti i modi che stai sbagliando e non ci stai capendo un c***o. Guardiola ti dimostra che è meglio passare un anno in cui lavori, provi, sbagli, azzardi e perdi, ma che ti permette di capire quali sono i punti di forza e quali i punti deboli e di arrivare l'anno dopo con una squadra che ha fatto un anno di lavoro costante e continuo che ha valorizzato tutti e ti rende capace e totalmente consapevole, piuttosto che puntare a vincere subito, magari di riffa o di raffa o speculando sul risultato o adattandoti all'avversario.
La maggior parte delle persone, e questo vale per tutti gli ambiti di questo maledetto mondo, è sempre per la seconda strada.
Basta osservare gli ultimi sette anni dell'inter per capire che i loro problemi nascono da un'impostazione e filosofia societaria (con Moratti e i successori) ridicola, e udite udite, nascono anche da quel Triplete con cui gli interisti si pavoneggiano tanto: pagano non l'alzata del trofeo in sé, ma il modo in cui ci sono arrivati. Per loro contava solo il fine, quella coppa che mancava da 64 anni, e non il modo in cui ci arrivi. Che ci arrivi con episodi arbitrari clamorosi (pure in finale, sfidando un avversario che non doveva essere lì); l'avversario che si suicida dando una vagonata di soldi più un giocatore fenomenale; l'avversario stesso che gioca senza un portento di nome Iniesta e un altro di nome Henry; con giocatori con un'età media assai alta; giocando male in tante partite; rischiando di uscire ai gironi per mano di una fortissima (?) Dynamo Kiev; tutto questo non conta, l'importante è alzare la Coppa, "fare la storia", "siamo una squadra fortissimi". Per non parlare di come hanno vinto anche il campionato.
E poi succede che però, nei sette anni successivi, finito l'orgasmo, l'eccitazione, la sbornia, non ti rimane niente, semplicemente perché non sei riuscito a costruire proprio un bel nulla, era tutto finalizzato al risultato.
Mourinho fa sempre così, vince il trofeo (anche se in futuro a mio parere campionati e Champions non li vedrà più) e poi ti getta via. S'ingigantisce il suo ego e il bene della squadra se ne può andare a f*****o. Si comporta con il club per cui lavora proprio come ci si comporta con le p*****e.
Quello che fanno Guardiola, Klopp a Dortmund, Ancelotti ai tempi del Milan, per dire quei miei soliti tre nomi a cui io m'ispirerei come modello sano, è proprio un'altra cosa, un altro mondo. La differenza tra vincente e vincitore.
"Alle Peroni ci pensiamo noi, ma ai chinotti ci pensate voi!"
Il mio amore per te è come il mare: vedo l'inizo ma non la fine