(Gazzetta del Mezzogiorno)
Una lacuna colmata dopo anni di tentativi a vuoto. Finalmente il Bari ha un centrocampista «pensante», l'uomo in grado di gestire le cadenze del gioco, di sistemarsi davanti alla difesa e dirigere le operazioni. L'uomo d'ordine, forse anche il regista: certamente un prezioso riferimento per tutti. L'allenatore, in primis, ma anche i compagni, che sanno di potersi appoggiare ad un giocatore in grado di assumersi le proprie responsabilità . Davide Carrus ha fatto felici tutti quelli che, per quattro lunghi anni, hanno dovuto ingoiare bocconi amari. Tifosi ai quali è toccato imbattersi in quel grande bluff che risponde al nome di Diego Fernando Markic, l'uomo arrivato a Bari con l'etichetta di «giocatore» vero, l'erede di Almeyda. Peccato per i nostalgici dell'argentino (in giro ce n'è ancora qualcuno), ma Carrus è di un'altra categoria. Per qualità tecniche e personalità . Proprio quello che serve in mezzo al campo, dove i passaggini di un metro non incantano nessuno. Soprattutto, non fanno la differenza. Carrus, finalmente un buon giorno... «Un lunedì diverso. È stato bello risvegliarsi con il sorriso sulle labbra». Merce rara, da queste parti. «Purtroppo sì. Troppe volte ci siamo ritrovati a rimuginare su sconfitte assurde». Cosa lascia in eredità Bari-Venezia? «Abbiamo vinto una partita importante». Tutto qui? «Beh, forse una partita che assomigliava tanto ad un bivio». Dentro o fuori? «Vincendo siamo rientrati nel gruppo. In caso di sconfitta si sarebbe creato un break difficilmente recuperabile, soprattutto a livello psicologico». Ma che Bari è? «Una squadra con buone potenzialità , purtroppo espresse solo in parte finora». Qualcuno, nei giorni scorsi, ha parlato di un «Bari degli scontenti». «Il gruppo è unito, questa è l'unica, vera grande verità . Chiaro che non giocare non piace a nessuno, ma tutti remiamo nella stessa direzione». E con Carboni come va? «L'allenatore gode della nostra stima. Siamo con lui. E l'abbiamo dimostrato nei momenti più delicati. Credetemi, nel Bari il problema Carboni non esiste»: Importante aver espugnato nuovamente il «San Nicola». «Direi di sì. Non ti salvi se non vinci in casa. Dovremo farlo altre volte, su questo non c'è dubbio». Come spiega tale differenza tra le partite giocate in trasferta e quelle al «San Nicola»? «Tatticamente si tratta di gare con storie diverse. Fuori casa ci sono più spazi». E il fattore ambientale? «Ha il suo ruolo, indubbiamente. Domenica, per esempio, abbiamo giocato in un clima difficile. E meno male che la curva non ci ha abbandonato...». Parli di Carrus e ai tifosi del Bari viene in mente Volpi, uno che da queste parti ha lasciato il segno. «Mi fa piacere riscuotere il consenso della gente, ma vorrei che l'entusiasmo crescesse di pari passo con i risultati. Non conta se Carrus gioca bene, ma solo se il Bari vince». Quattro gol in cassaforte e almeno due... sullo stomaco. «Sì, a Trieste e Treviso avrei potuto fare meglio. Ma mi accontento. Mai in passato avevo segnato con tanta regolarità ». E il debito con il presidente Matarrese? Ormai saldato? «Diciamo che ho rimediato. Quello contro il Venezia è stato un gol importante perché ha consentito al Bari di conquistare tre punti pesantissimi». Come procede il suo inserimento nella realtà barese? «I risultati fanno moltissimo, ma il bilancio della mia parentesi barese è più che positivo. Qui sto da Dio, con la mia ragazza viviamo la città molto bene. Mi piace tutto di Bari: il clima, il mangiare, il calore della gente». A fine anno che succede? Vuol tornare a Firenze? «Dipende molto dal Bari, che ha l'opzione per riscattare la metà del mio cartellino. Io qui sto benone...». Antonello Raimondo