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Non si pente, non lascia, anzi raddoppia. Tanto che ti viene il dubbio che l'accordo con la società esista per davvero. O che si tratti di un ultimatum in piena regola. Guido Carboni ha serrato la bocca a doppia mandata per quattro mesi, ma alla vigilia delle Feste ha deciso di cantarle a chi di dovere. Musica che non suona esattamente come uno sdolcinato canto natalizio di voci bianche. "Finora non ho messo fretta - ribadisce il concetto già accennato domenica sera nella sala stampa del San Nicola il tecnico biancorosso - perchè capisco perfettamente le difficoltà affrontate dalla società questa estate con l'inghippo del ripescaggio. Diciamo che il vero investimento del mercato pre-stagionale è stato indirizzato in un'altra direzione, per permettere alla squadra di partecipare alla serie B. Ecco perchè ho atteso fine dicembre senza sollevare polemiche, dando spazio a tutti, offrendo a tutti gli elementi della rosa, com'è giusto che sia, l'opportunità di dimostrare il proprio valore. Ma la classifica è questa e non c'è bisogno di commentarla. Rosa corta? No, non critico i ragazzi che hanno lottato con le unghie e con i denti per racimolare un bottino dignitoso tra mille difficoltà . Ma qualcosa va fatta. E l'importante è che tutti, ma proprio tutti, si siano resi conto che qualche ritocco va apportato in tempi brevi".
Carboni si fa i conti in tasca e non ha dubbi: non tornano. Ma, come recita l'antico adagio, mai fare i conti senza l'oste. E l'oste Matarrese, dopo anni di sofferenze, avrà ancora voglia e disponibilità per correre ai ripari e aprire il portafoglio dopo i 10 milioni di euro scuciti in agosto per consentire al club di evitare la condanna alla C sentenziata dal campo?
"La disponibilità della dirigenza e della proprietà c'è sempre stata - è certo Carboni - solo mi è stata chiesta un po' di pazienza, per cause di forza maggiore che ben intendo. Sono convinto che senza le vicende estive, e con la possibilità di muoversi serenamente sul mercato, ora staremmo recitando un ruolo differente e più prestigioso in questo campionato. Ma quando si parte ad handicap, con una rosa di ragazzini adeguata al livello della B solo pochi giorni dal via, è normale che i risultati ne risentano. E le prime sei-sette partite sotto tono pesano adesso come un macigno sulla nostra classifica. Tuttavia lo sapevamo e ci siamo imposti come obiettivo, per il girone d'andata, di rimanere attaccati alla volata salvezza. Abbiamo rivisto l'assetto tattico, cercando di prenderle il meno possibile, rinunciando un po' allo spettacolo. Vedrete, però, che con qualche innesto mirato, dopo il giro di boa cominceremo a risalire la china con continuità ".
La speranza è che il 2004, oltre a qualche regalo sotto l'albero, si porti via anche la sindrome da "San Nicola", dove il Bari continua a mostrare il profilo peggiore. "Li vedo in faccia, i miei giocatori, prima di entrare sul nostro campo - svela l'allenatore aretino - e sono diversi. Giocare in uno stadio deserto è uno stimolo sì, ma per gli avversari. Capisco la delusione della gente, ma non è colpa del gruppo attuale se il Bari ha penato per anni. Ed è giusto che anche i tifosi capiscano noi. In certe condizioni, trovare le motivazioni è impossibile. E' giusto che ci riconoscano, almeno, di non aver buttato fumo negli occhi. Io per primo ho detto, in tempi non sospetti, che sarebbe stata una stagione di sofferenza. Ma senza il sostegno del pubblico, parliamo di aria fritta".
