da Marcomerlino » lun gen 10, 2005 14:28
(Gazzetta del Mezzogiorno)
C'è «soltanto» da scrollarsi di dosso la sindrome del San Nicola. Direte che non è mica facile, e i numeri in effetti confermano la sottolineatura. Il nemico è in casa, nascosto sibillino fra i fili d'erba dell'astronave travestita da campo di calcio. Due vittorie, tre pareggi, quattro sconfitte, peggio del Bari non c'è nessuno. Ma siccome è appena cominciato l'anno nuovo, un anno che non è nemmeno bisestile, la speranza che l'inversione di rotta sia immediata e cospicua non può toglierla nessuno. Il posticipo della penultima d'andata di B, primo impatto interno del Bari, dirà qualcosa al riguardo. E allora la truppa di Carboni ci riprova, a sfondare il muro del San Nicola, a spezzare magari definitivamente questo maledetto incantesimo. Che è pure un'intrigante aggroviglio di domande. Ma come, in trasferta si va a cento (si andrebbe a mille senza le immancabili distrazioni) e in casa si innesta la retromarcia? Arezzo e Venezia le uniche due gioie, il resto della storia è anche un ringraziamento alla buona sorte. Dall'altra parte della bilancia c'è il Vicenza, squadra che in trasferta assomiglia a un piccolo calibro. Su nove viaggi, otto gite (sconfitte) e un solo colpo grosso, tra l'altro lontano anni luce, era il 16 ottobre 2004, 3-1 a Cesena. Poi tre mesi di notte fonda, di delusioni e schiaffoni in pieno viso. Gol presi in mezza Italia. Peggior rendimento interno contro il secondo peggior rendimento esterno (Catanzaro ancora più povero). Questo è quanto trasmette la classifica. Le sensazioni aiutano a vivere meglio questa ennesima vigilia di attesa. Il poker di risultati utili consecutivi conditi da sei punti e ampie recriminazioni, spingono a pensare positivo. Mai il Bari degli ultimi due campionati era stato capace di allungare fino a quattro le partite senza sconfitte, non c'era riuscito Tardelli, neppure Pillon, ed anche lo stesso Carboni si era fermato davanti al maledetto numero tre prima dell'attuale striscia. Un segnale di squadra che progredisce, acquisisce fiducia, prova a innescare quel processo di crescita che da tanto si aspetta. Certo il processo va definito, e senza le vittorie interne il rischio che resti monco e che la situazione non migliori è evidentissimo. È una partita comunque da vincere, senza girare troppo attorno al concetto. Il Bari visto a Pescara è la classica incompiuta, il solito bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Ma la spinta che può derivare dall'inserimento di Davide Dionigi può rivelarsi decisiva. «Davide gioca dal primo minuto», dice Carboni. E questo è un punto di ripartenza importante. Dionigi è un «nome», uno di quelli che in B, ma pure in A, ha sempre lasciato un segno. Non sappiamo quale sia la sua condizione, ma certo l'avversario avrà un grattacapo in più. E che sia un match da mettere in cassaforte, lo sa perfettamente anche il tecnico biancorosso: «Non importa quello che le altre hanno fatto ieri, noi abbiamo il compito di prendere i tre punti. E dare un imput ai tifosi, riavvicinarli dipende da noi, dalla nostra capacità ». Il tecnico aretino lavora sodo, anche questa mattina proverà e riproverà . Rimugina su qualche ipotesi. La prima prevede una difesa a quattro (maglia in bilico fra Candrina e Michele Anaclerio), un centrocampo con lo stesso numero di tasselli (sacrificato Goretti), coppia d'attacco dotatissima sotto l'aspetto del gioco aereo (Dionigi-Santoruvo). Ma c'è, pure, la probabilità di scegliere una difesa con tre uomini (Bellavista, Sibilano e Micolucci), un centrocampo a cinque per tenere più il pallone fra i piedi (Gazzi centrale, Goretti e Carrus ai lati), La Vista (uno spauracchio per i veneti: l'anno scorso tripletta con l'Ascoli) e Scaglia sulle fasce per rifornire le due torri. Modulo a parte, il Bari ha un compito semplice, semplice: quello di vincere... Fabrizio Nitti
