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21/02/05 - Bari, la forza della praticità

Le ultime news, prese da fonti ufficiali quali siti (non blog) giornali o tv riguardanti il Bari e tutto sul calciomercato: acquisti, cessioni, o semplici interessamenti. Il formato di un nuovo argomento deve essere del tipo GG/MM/AA - TITOLO.

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21/02/05 - Bari, la forza della praticità

Messaggioda Marcomerlino » lun feb 21, 2005 13:01


(Gazzetta del Mezzogiorno)

BARI Sei punti in due partite, il «San Nicola» espugnato, la zona «rossa» che si allontana (più quattro, massimo vantaggio stagionale). La domenica barese è un concentrato di felicità. Con la vittoria contro il quotato Verona che racconta come questa squadra abbia imboccato la strada giusta. Equilibrio e organizzazione, praticità e ferocia. Senza concedere molto alla platea, com'è normale che sia quando la classifica si mostra in tutta la sua rudezza. Un gol a Bergamo, uno ieri. Non il sintomo di una mentalità sparagnina, ma la conferma di un gruppo in salute. Il Bari oggi è una squadra, che sa arrivare al risultato in tanti modi. Carboni ripete spesso che «siamo obbligati a giocare bene, anche perché quando non lo facciamo... si perde». Da un po' di tempo, però, le cose non stanno proprio così. Perugia, Albinoleffe e Verona stanno lì a testimoniare come questo Bari abbia davvero voltato pagina. Nella cura dei particolari e nella gestione della partita. Al «San Nicola» non si è visto un grande spettacolo. Per mille e un motivo. L'importanza della posta in palio, ma anche la forza d'urto di un Verona che, pur non brillando, ha dimostrato di non essere a caso lassù in classifica (che bravo quel Bogdani!). Poche emozioni e poco gioco. Da una parte e dall'altra. Gara bloccata, più tattica di quanto si potesse pensare. La «legge» bene Carboni, che mostra di conoscere pregi e difetti veronesi. Lo stesso non può dirsi di Ficcadenti, che lascia in panchina l'unico uomo che avrebbe potuto mandare in tilt i marcatori esterni del Bari nella difesa a tre (Bellavista e Brioschi), e cioè Papa Waigo. Interessante quel Rosina, costretto però a girare al largo per mostrare un repertorio niente male (Bellavista non gli concede lo straccio di un metro). Carboni decide che è arrivato il momento di Rajcic, il croato arrivato da Chieti. L'obiettivo è creare uno sbarramento in mezzo, con Carrus che può così dedicarsi (con alterne fortune) all'assistenza delle punte. Torna Dionigi, gli fa posto Luigi Anaclerio. Micolucci e Doudou i grandi esclusi. L'inizio della partita è sofferto, il pallone sembra scottare tra i piedi biancorossi. Ma si vede lontano un miglio che dietro c'è lo zampino del tecnico aretino. Non è un caso che il Bari aspetti il Verona. Carboni teme le ripartenze di Iunco e Rosina. E l'abilità di Bogdani nell'aprire varchi. Quindici minuti sofferti. Il presidio del campo è scaligero. Possesso efficace, discreta aggressività, meccanismi ben oleati. Ma un grande difetto: zero tiri in porta. Il Bari allora prende coraggio. Cresce La Vista, Gazzi è il solito gigante di marmo, Santoruvo tiene palla e gioca di sponda. Osare si può. Specie quando le gambe sono reattive e i cervelli lucidi. Lo pensa anche La Vista, ormai da qualche partita su buoni livelli, che pensa bene di andare in pressione su Dossena. Pallone recuperato, poi di corsa verso l'area di rigore. Un primo cross, Santoruvo è intelligente e invece di cercare l'improbabile tiro della domenica «scarica» per il compagno, che allora ci riprova. La zampata rapinosa è di Dionigi, il minuto quello numero venticinque. Il gol «pesa» da matti nell'economia di una partita che non si «sbrina» neanche con le cannonate. Per meriti baresi e mancanze scaligere. Il Verona si agita senza costrutto. Tutto bene fino alla trequarti, poi di faccia contro il muro barese che ha in Sibilano un interprete perfetto. Gillet si diverte con qualche uscita spericolata, ma la sua porta non sembra mai realmente in pericolo. A maggior ragione quando un fischiatissimo Pizzinat (fino ad allora non male la sua prestazione) rimedia il secondo cartellino giallo della sua amara domenica barese. Il Bari è in pieno «controllo». Gira la palla e le gambe non sembrano soffrire. Almeno fino al minuto novantatrè. Quando Papa Waigo, lasciato colpevolmente a campo aperto con Sibilano, arriva fin davanti a Gillet. Il difensore si arrangia con le mani, dopo aver forse sbagliato l'attimo dell'intervento. Al resto ci pensa «gatto» Jean Francois. Imperiosa la sua uscita bassa. Giù le mani dai tre punti. È qui la festa. Antonello Raimondo

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