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TERNI.Più lo butti giù e più si tira su. E' il Bari, ragazzi. Mai darlo per morto. Perché è lì che tira fuori il meglio. Terni come Crotone e Catania. Tappe dolomitiche, al culmine della sofferenza. Domande forti, risposte rassicuranti. Crisi? Macché. Tre punti color platino sulla strada che porta alla tranquillità . Quinta vittoria esterna. L'avvio barese è guardingo, ma mai passivo. L'imperativo è una saggia occupazione degli spazi, poche le divagazioni rispetto al copione prediposto da Carboni. Linee vicine, squadra «corta». E poche tracce di pressing. Sarà il caldo, ma i ritmi sembrano sincopati da una parte e dall'altra. La circolazione del pallone quasi mai fluida, con il lancio sulla punta centrale che, troppo spesso, diventa una comoda ancora di salvataggio (soprattutto in casa umbra) di fronte allo scarso movimento in fase di non possesso. Non è un caso che alla prima occasione in cui il Bari riesce a dare sfogo alla manovra sugli esterni arrivi il vantaggio: La Vista è puntuale nel controllo sull'out destro, cross «sporco» sul quale Dionigi deve impegnarsi a fondo. Il bomber difende bene il pallone, si gira con discreta velocità e spara a centro area un pallone teso sul quale Santoruvo (9') si avventa come un falco. Moreau in... libera uscita, la carambola premia lo slancio del bitontino, sesta rete in campionato. La Ternana barcolla, incapace di organizzare la benché minima reazione. Pesano come macigni le assenze di Jimenez e Karhja, il centrocampo rossoverde assomiglia ad un encefalogramma piatto. Il campo si apre alle ripartenze baresi, puntuali nella preparazione ed anche nello sviluppo. Almeno fino ai sedici metri, dove difettano lucidità e cattiveria. L'impressione è che il raddoppio sia nell'aria: come quando (16') La Vista punta Troise a campo aperto, costringendo il difensore napoletano ad un fallo obbligato (senza esiti la punizione calciata da Scaglia). Dionigi ci mette del suo 3' più tardi: il lancio di La Vista è geniale, ma il vulcanico Davide sembra quasi vinto da un attacco di egoismo (c'era Santoruvo in posizione di sparo). Il bomber prova a farsi perdonare (30'), ma la sua mezza girata volante (angolo di Carrus) non è precisa. Un insidioso sinistro di Rabito (34') è l'unico urlo ternano in un primo tempo di pieno controllo barese. Protestano vibratamente i ragazzi di Carboni, quando un rude Colasante mostra le bullonate a Rajcic sotto gli occhi di Giannoccaro. Già ammonito, il centrale ternano sarebbe da «rosso», ma il fischietto leccese dimentica (si fa per dire...) il cartellino in tasca. Allora La Vista prova a farsi giustizia da solo: splendido slalom in mezzo a tre avversari, peccato solo che il cross (46') non giunga a destinazione. Ripresa più sofferta. Perché la Ternana cresce in forza e convinzione. E il Bari fa qualche passetto indietro sul piano dell'aggressività . Non c'è pressing «alto», il centrocampo finisce per schiacciarsi pericolosamente davanti alla difesa. Gillet non è più un disoccupato di lusso, le sue manone volano a deviare traiettorie velenose. Tiri e cross, l'area biancorossa si riscalda quasi d'incanto. Nulla di veramente sconvolgente, ma quel che basta per alzare il livello di guardia. Bene Rajcic in mezzo, benissimo La Vista a destra. Il Bari si raccoglie senza riuscire più a ripartire. Dionigi non graffia, Santoruvo si danna di qua e di là a caccia di palloni giocabili. La difesa regge. Sibilano è il solito muro, Micolucci impressiona per senso della posizione e personalità . Bellavista (febbre) non ce la fa più, dentro Goretti: Carboni passa al 3-5-2. Un tentativo di Giannone (Gillet in angolo), poi ci prova anche Di Deo (il belga dice «no»). Entra Luigi Anaclerio, che ci mette poco a farsi notare: la sua «scucchiaiata» per Dionigi è una prelibatezza, peccato che il compagno sprechi a tu per tu con Moreau. La partita cambia ancora frequenze. La Ternana è «lunga», quasi sfilacciata. Il Bari maramaldeggia in contropiede, ma di gol neanche l'idea: Dionigi (38') se ne divora un altro, su preziosa assistenza di Scaglia. Si soffre ancora. Più pensando alla classifica, in verità . E alla paura dell'ennesima beffa. L'inerzia è barese, il pallone spinto da tocchi eleganti. Quattro minuti oltre il novantesimo. Poi dalla panchina barese si alza il pugno di Carboni. É festa biancorossa.
Antonello Raimondo
