(Gazzetta del Mezzogiorno)
Fu uno degli ultimi a mollare, uno dei primi a versare lacrime amare. Quel 19 giugno del 2004 è impresso a ferro e fuoco nella testa, nei pensieri di Antonio Bellavista. Venezia, prossima fermata di un Bari lanciato verso una salvezza che si è fatta più presente all'orizzonte, è anche un tuffo doloroso nel passato immediato dei biancorossi. L'attuale capitano non ha dimenticato le sensazioni forti vissute quella maledetta sera in Laguna, giorno dello spareggio di ritorno dei playout. Lo stomaco che si stringe, le mani nei capelli, lo sguardo che vaga nel vuoto: «Resta la notte più buia della mia carriera - ha sempre detto Bellavista - il ricordo che mai avrei voluto conservare. Fu una doppia mazzata, per me. Retrocedere con la maglia della squadra della mia città , mai lo avrei pensato. Dopo la vittoria nel match di andata, prendemmo due reti nella ripresa a Venezia. Nel primo tempo, invece, avremmo potuto chiudere il discorso». Una ferita che rimane aperta, ma che domani potrebbe, seppur in minima parte, subire una piccola suturazione: «È rimasto poco di entrambe le squadre. Con me ci sono Michele Anaclerio, Brioschi e Doudou. Ma, al di là di tutto, vincere o non perdere domani in Veneto significherebbe avvicinare sensibilmente il traguardo salvezza. Non credo che troveremo un avversario allo sbando, anzi. Non avendo nulla da perdere, con la retrocessione virtualmente acquisita, il Venezia proverà a togliersi qualche piccola soddisfazione. Toccherà a noi gettare in campo le maggiori motivazioni che ci animano, far capire che interessano solo i tre punti. In trasferta, è un dato di fatto, il Bari viaggia meglio. Siamo in credito, visto che da Salerno siamo tornati con un punto solo e da Arezzo con una incredibile sconfitta. Ma se ripetessimo quelle partita, avremmo buone probabilità di far bottino pieno».
