Breve, ma intenso. La descrizione del rapporto che ha legato Andrea Camplone alla città di Bari è tutta in queste tre semplicissime parole. Chiamato dall'allora presidente Paparesta per sostituire il tanto rimpianto Davide Nicola, al quale non furono sufficienti i 35 punti racimolati nel solo girone di andata per mantenere saldo il proprio posto sulla panchina, il tecnico abruzzese, che ha da poco concluso la sua esperienza alla guida del Cesena, visse in riva all'Adriatico sei mesi di alti e bassi, che, fra una partenza sprint e un finale al rallentatore, permisero ai biancorossi di disputare, da quinti classificati, i playoff per la promozione (sfumata dopo l'epico 3-4 casalingo contro il Novara, che costò ai galletti l'eliminazione).
Nonostante da allora sia trascorso quasi un anno e mezzo, i ricordi di quegli eventi non accennano a sbiadire. A parlarne in esclusiva a Tuttocalciopuglia.com, è stato lo stesso Camplone, che, ai nostri microfoni, ha voluto compiere un bilancio della sua storia in biancorosso: "Ho uno splendido ricordo di Bari. Sono stati 6 mesi importanti, vissuti con molta intensità . Mi sono trovato bene con la città e con i tifosi, tanto che, quando posso, una capatina in Puglia la faccio sempre volentieri. Quando subentri ad un altro allenatore, come capitò a me all’epoca, trovi delle squadre costruite già in un certo modo. Devi cercare di non stravolgere tanto, di dare ai ragazzi mentalità e convinzione nei propri mezzi. Credo che noi ci riuscimmo abbastanza bene perché la squadra reagì e vinse diverse partite fuori casa. Allenare a Bari è importantissimo. Una piazza come quella biancorossa ti fa sentire allenatore, ti fa sentire vivo. Ti dà tanto e ti toglie tanto, ma il gioco vale la candela. Vincere un campionato in Puglia significa molto, vista la grandezza della città e dello stadio. Una cartolina della mia esperienza? Scelgo quella di Salerno: vivere lo spettacolo del gemellaggio e della coreografia è stato per me indimenticabile". Parole di stima, che ben si accompagnano a quelle destinate all'ex presidente Paparesta: "Il presidente non ci ha mai fatto mancare niente. Stava sempre vicino ai ragazzi, ci dava spesso un appoggio morale e faceva a pieno il proprio dovere. Tuttora ci sentiamo per scambiarci gli auguri; sono rimasto legato tanto a lui quanto al direttore sportivo".
Il Bari di oggi è una squadra che fa fatica a trovare la giusta continuità al di fuori delle mura amiche. Camplone, però, non ritiene che Grosso abbia bisogno di un suo consiglio: "Il mister sta facendo davvero un bellissimo lavoro. Imporsi in trasferta non è facile, diversi allenatori scelgono di affrontare il Bari chiudendosi in difesa e poi ripartendo. Certo, i biancorossi dovrebbero fare qualcosa in più lontano dal San Nicola. La squadra, però, è completamente nuova e avrebbe bisogno di tempo, anche se il tempo a Bari non esiste. Dare pressione, in questo momento, non avrebbe senso. Alla fine conterà soprattutto l’ultimo mese e mezzo. La classifica è corta: il Bari è settimo, ma a tre punti c’è la vetta".
Domenica, al San Nicola, arriva un Pescara in crisi di identità e reduce dal 2-2 interno contro il Palermo. Una sfida dal sapore particolare per il tecnico ex Bari e Perugia, nato proprio a Pescara poco più di 51 anni fa: "I biancoazzurri stanno faticando a livello di gioco, Zeman non è ancora contento. Gli abruzzesi non sono partiti per vincere il campionato, davanti sono abbastanza giovani e stanno avendo difficoltà soprattutto in trasferta. La classifica ugualmente non è da buttare".
Intervista realizzata da Davide Abrescia e Antonio Bellacicco
09.11.2017 18:30 di Antonio Bellacicco
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