Dal 3-5-2 al 4-3-2-1, il cambio funziona e i reparti sono più vicinidi DAVIDE LATTANZI
L’aveva preannunciato in diverse occasioni, alla fine Vincenzo Vivarini ha davvero cambiato modulo, centrando a Bisceglie un successo pulito e convincente.
Il 3-5-2 che il tecnico abruzzese aveva adottato fin dal suo arrivo sulla panchina biancorossa era stato comunque in grado di produrre risultati: con tale assetto, il Bari ha comunque ottenuto quattro vittorie ed altrettanti pareggi, ottenendo in particolare una buona solidità difensiva. Vero è che la porta dei galletti è rimasta inviolata in cinque occasioni su otto. Eppure, un rendimento regolare e, nel complesso positivo, non è bastato ad accorciare le distanze dalle prime tre del girone C. Perché Ternana e Monopoli hanno tenuto a grandi linee lo stesso ritmo dei baresi, mentre la Reggina ha addirittura alzato il passo, creando l’attuale distanza di ben otto lunghezze. Serviva di più, quindi. Occorreva, in particolare, il modo di ampliare la produzione offensiva, di valorizzare maggiormente i tanti uomini a disposizione nel reparto avanzato. Ecco, quindi, il passaggio al 4-3-1-2, ovvero un modulo che consente a Vivarini di mantenere almeno un paio di concetti base del suo calcio.
Innanzitutto, i tre centrocampisti che consentono di mantenere alta la pressione sugli avversari e di non andare in inferiorità numerica in mediana contro qualsiasi avversario. In secondo luogo, rimangono fisse pure le due punte: al coach originario di Ari piace il tandem di attaccanti che siano vicine tra loro, dialoghino e cerchino la profondità , riempiano l’area.
Cambiano, però, altri principi. Vivarini voleva che l’attacco fosse più legato agli altri reparti e che fosse maggiormente sollecitato e rifornito. E allora, ecco il ricorso al trequartista. Nella fattispecie del derby di Bisceglie, è stato investito nel ruolo Terrani, dati anche i flebili segnali inviati da Floriano che pure era stato provato in tale posizione. In tal senso, però, il 25enne lombardo dovrà rivelarsi più convincente, coinvolto e “dentro†le gare rispetto alla prova un po’ a sprazzi del Ventura. La scelta, invece, più azzeccata è stata sul centrocampo maggiormente votato al palleggio, con Bianco mediano basso a proteggere la difesa, Schiavone mezzala creativa e Hamlili interno da battaglia tatticamente più impostato di Awua e Folorunsho, ma anche lucido in fase di impostazione e rifinitura, come dimostra l’assist per il raddoppio di Antenucci. Per non perdere le sicurezze difensive, inoltre, Vivarini non ha smembrato il terzetto composto da Sabbione, Di Cesare e Perrotta, allargando quest’ultimo da centrale di sinistra a terzino puro: posizione già ricoperta sovente in carriera. A destra, invece, Berra non ha risentito della mutazione.
L’esperimento con il nuovo modulo è destinato a durare? L’impressione è che l’esito dipenda da due fattori: il primo è il rendimento di Terrani. Se riuscirà a fare la differenza da fantasista, allora si rivelerà un valore aggiunto. L’altra faccia della medaglia è Costa, spesso devastante da laterale, ma meno a suo agio da terzino puro. La domanda, quindi, è: potrà permettersi il Bari di rinunciare con il 4-3-1-2 all’ex Spal che nella categoria è senza dubbio un fattore determinante? Il futuro dirà . Ma almeno Vivarini ha ora un’opzione tattica in più. In grado di rendere la sua squadra più propositiva, sbarazzina ed a trazione anteriore.
GdM