di Andrea Dammacco
L’ex attaccante dei biancorossi racconta il siparietto di cui è stato protagonista con il tecnico dell’Inter e ricorda la sua sintonia con Barreto, come oggi tra Simeri e Antenucci
“Mi piaceva troppo piacere rivedere mister Antonio Conte, ma la mia domanda in conferenza stampa è nata per caso. Era comunque una domanda da fare. Il suo 4-2-4 di Bari, poi, è un ricordo fantastico per me, ieri è stato bello abbracciare il mister dopo una partita non troppo fortunata per la sua Inter”. L’ex attaccante del Bari Vitaly Kutuzov, che ha fatto sognare i tifosi del galletto insieme a Barreto, racconta ai microfoni di Radio Selene, per Passione Bari Extra Time, il suo intervento da giornalista nella conferenza stampa post partita di Lazio-Inter ieri sera.
Spiegato il suo inedito ruolo di intervistatore, Kutuzov ritorna sul Bari analizzando il campionato dei galletti: “Il presente dice che il Bari di oggi è una squadra che deve lottare per avvicinarsi alla vetta. Serve creare entusiasmo, serve avere gente sugli spalti. Ma vedo una squadra con grande qualità , con Antenucci su tutti. Un giocatore che fa 17 gol non può essere criticabile, poi ci sta che i tifosi desiderino una presenza costante in ogni fase dell’azione. Ma fare 17 gol non è mai facile, soprattutto se si tratta di gol decisivi”.
Kutuzov-Barreto dieci anni fa, oggi Simeri-Antenucci. Il giocatore bielorusso, imbeccato sulla possibile analogia, non si sbilancia ma porta alla mente i suoi ricordi da giocatore biancorosso: “Paragonare due coppie di attaccanti e due squadre in tempi tanto diversi è molto difficile. – dice – Sono categorie diverse. Quello che ricordo del passato è che io arrivai in un gruppo in cui non serviva nulla per inserirsi: era tutto facile. Il lavoro con il professor Ventrone non è stato semplice dal punto di vista fisico, ma dal punto di vista tattico era tutto fatto”.
In quel Bari di Conte, però, c’era anche un giovanissimo Raffaele Bianco: “Ricordo un ottimo giocatore, aveva qualità e quantità . Ma all’epoca era molto giovane e aveva voglia di incidere, caratteristiche che ha tenuto immutate. Cosa mi sento di dire alla tifoseria? Di stare con la squadra, aiutare e fare critiche costruttive. Serve questo equilibrio con la società . Bisogna fare il possibile, poi se l’avversario ti arriva davanti ci si leva il cappello e gli si fanno i complimenti. Una ruota di focaccia come premio? Se fatta bene non è un danno, poi è sicuramente un premio per un giocatore”.
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