di Luca Guerra
Due anni fa si sentivano quasi quotidianamente al telefono per affrontare un percorso complesso: ereditare il titolo sportivo della squadra di calcio cittadina dopo un fallimento ed evitarne la scomparsa. Oggi si chiamano per farsi l'in bocca al lupo prima di giocarsi la B sul campo. Reggiana-Bari è anche la storia di incroci tra Luca Vecchi e Antonio Decaro: sindaci, tifosi e soprattutto protagonisti della rinascita di due piazze blasonate, che il calcio professionistico italiano ha perso per un giro nell'estate 2018.
"In quei giorni ci sentivamo molto spesso con il sindaco Decaro, eravamo in una situazione in cui in più parti d'Italia i sindaci stavano affrontando lo stesso percorso - ricorda Vecchi a GianlucaDiMarzio.com - erano momenti molto brutti e di rabbia. Ci fu la fuga e il tradimento di una proprietà che aveva illuso i tifosi e dopo gli ottimi risultati sul campo aveva comunicato che non avrebbe più iscritto la squadra. Quando una società fallisce, il sindaco diventa un presidente de facto".
Lo stesso destino toccato al suo omologo pugliese, che il 20 luglio 2018 riuniva i tifosi in assemblea nel vecchio stadio Della Vittoria con una garanzia: evitare la scomparsa del calcio a Bari. "Avevamo paura tutti che quel giorno - ci racconta - sentivo la responsabilità in quel momento. Quando ci siamo trovati nello stadio Della Vittoria, eravamo increduli, delusi per quello che era successo. Qualcuno temeva che a Bari il calcio che contava potesse scomparire e non tornare mai. Quel giorno ci siamo promessi che il calcio non sarebbe finito e così è stato".
Non si vergognano di dire di aver messo nel mirino la salvezza dei club h24, delegando ai collaboratori più stretti le altre tematiche sempre presenti sulla scrivania di un primo cittadino. "Per due mesi mi sono messo in modo totalizzante sulla Reggiana - ammette Vecchi - ho lasciato il resto al vicesindaco. Abbiamo rischiato di saltare l'anno, ci siamo trovati tra la seconda metà di giugno e luglio prima a fronteggiare la doccia fredda dell'annuncio dei Piazza che lasciavano tutto e la necessità di ricomporre la compagine sociale e dar vita a una squadra di calcio da zero. Ad agosto 2018 non avevamo la maglia". Se a Reggio mancavano le divise, a Bari mancavano gli asciugamani, come raccontato dal presidente Luigi De Laurentiis.
"L'impatto con la società è stato complicato all'inizio - ammette Decaro - io però ero contento perché ero certo che la società avrebbe dato una prospettiva alla squadra di calcio della mia città , dal punto di vista sportivo ed economico. Abbiamo scelto la loro storia e la loro solidità . Con Luigi è più difficile litigare (sorride, ndr). A volte ci si incrocia perché la fede sportiva fa i conti con gli interessi. Sono contento della scelta fatta, non gli si può rimproverare nulla. Hanno investito risorse che non si erano mai viste in C e in B. Da noi ci sono giocatori che hanno 1-2 categorie in più nelle gambe rispetto alla serie in cui giocano".
Soddisfazione di chi ha guidato un percorso pubblico che portasse alla riassegnazione. Reciproca anche nelle parole di Vecchi: "Abbiamo messo insieme imprenditori guidati dalla passione per la Reggiana, uniti da un solo progetto. Metterli tutti intorno a un tavolo non è stato semplice - spiega il sindaco di Reggio Emilia - lavorammo con l'attuale presidente Luca Quintavalli e riuscimmo a iscrivere la squadra al campionato di Serie D, non era un passaggio scontato. Ad agosto non c'erano i calciatori".
Oggi i calciatori ci sono, eccome. Kargbo, Rossi, Zamparo da una parte, Antenucci, Simeri e Laribi dall'altra. E ne omettiamo (consapevolmente) tanti. Il destino mette di fronte due realtà che hanno rischiato di scomparire: "Ma il destino trova le sue spiegazioni nella passione, nell'entusiasmo e nella serietà - sottolinea Vecchi - ciò che nel calcio rischia di venire meno è la mancanza di progettualità . Se fai il passo più lungo della gamba ci rimani in mezzo". Con un aneddoto da raccontare: "Ricordo una telefonata del mio amico Antonio Decaro che mi disse che si stavano liberando dei posti in C e prospettò l'ipotesi di chiedere l'iscrizione straordinaria per noi, gli dissi che era già tanto riuscire a iscriverci alla D".
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