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BERGAMO.Perdere ci sta dappertutto, perdere pure la faccia è un altro discorso. Il cuscino di tranquillità che separa il Bari dalla zona «rossa», può rappresentare soltanto una parziale giustificazione a una sconfitta, magari indolore per la classifica, ma inquietante sotto certi aspetti. A Bergamo, sponda Albinoleffe, è un distillato di angoscia. Si ferma la serie positiva in atto da cinque turni, ma questo è un dato marginale. La sosta, il vantaggio rassicurante (sempre più nove sul quart'ultimo posto), restituiscono una squadra anonima, diversa da quella che avevamo lasciato e che, bene o male ma comunque animata da furore agonistico, aveva impresso una poderosa e decisiva accelerata al progetto salvezza. Che non traballa perché il distacco resta tale e tanto che solamente un suicidio collettivo potrebbe rivelarsi determinante. Due a zero e partita chiusa nel primo tempo. Un Bari molle, sciapito, svagato. Di una incredibile leggerezza, soft nell'approccio, accondiscendente, colpevolmente blando nel prosieguo del match, giustamente maltrattato da un Albinoleffe aggressivo e umile, conscio dei propri limiti e pronto a farne risorse. Squallido primo tempo, ripresa appena appena più decente, ma sempre sotto la sufficienza, squadra mentalmente già battuta prima di scendere in campo. Il richiamo di Carboni («se qualcuno si sente in ferie resterà a guardare) è servito a poco. Il tecnico evidentemente aveva annusato aria malsana dalle parti dello spogliatoio barese. Puntualmente la trasferta ha dimostrato che le sensazioni erano quelle giuste. Il problema è che bisognerebbe mettere a guardare l'intera squadra, perché sotto processo non ci va il singolo, ma l'atteggiamento globale. Il volto di Vincenzo Matarrese, ieri sera, era più scuro di una notte d'inverno senza luna, tanto per rendere l'idea. In settimana, forse già oggi, il presidente potrebbe già pesantemente intervenire. Tensione zero, volontà al minimo, ed errori talmente puerili da chiedersi se fossero veri o meno. Non è, questo, un bel modo di continuare la stagione, una stagione che ai tifosi baresi ha già regalato brutti momenti. È sufficiente annotare che il primo calcio d'angolo e la prima occasione sotto la porta bergamasca sono capitate dopo un'ora di gioco circa per capire cosa il Bari è stato in grado di combinare ieri sera. Solido e compatto, soprattutto vivo, l'Albinoleffe ha chiuso la pratica nel corso della prima frazione di gioco. E che la serata fosse terribilmente in salita lo si è capito fin da subito. Dodici minuti e il vantaggio è già confezionato: Colombo, sulla destra, raccoglie un corner calciato dalla sinistra, Minelli è libero di saltare e depositare in rete. Reazione pari a zero. Il Bari non gioca mai in verticale, non affonda mai sulle fasce, non arriva mai prima sul pallone. Se non fosse per un errore di Regonesi che innesca Pagano, tardivo nel cross dopo l'incrocio delle due punte Ganci e Santoruvo, Ginestra potrebbe organizzarsi un pic-nic notturno. I bergamaschi intuiscono e continuano a comandare la partita, senza creare grandi occasioni, ma comunque mantenendo il pallone fra i piedi. E quando accelerano, con Testini soprattutto sulla sinistra, fanno male. Trascorrono i minuti, il Bari non lascia tracce. La lascia, invece, proprio Testini: servito da Colombo, prende campo, salta un difensore biancorosso e fulmina in diagonale Gillet. Argomento chiuso. E il Bari, poi, di argomenti sembra non averne per riaprire l'incontro nella ripresa. Prova a giocare un po' di più, passa dal 4-4-2 al 3-5-2 (Goretti rileva Rajcic), cerca un 4-3-3 disperato con Vantaggiato, ma produce pochissimo, nulla se non qualche angolo e un tiro cross di Pagano sul quale Santoruvo arriva in ritardo. Poi ci pensa Gillet in due circostanze a evitare che il passivo si allarghi e la sconfitta diventi imbarazzante anche sotto l'aspetto quantitativo. Ferma sulla linea un colpo di testa di Joelson e poi un duetto tipo calcetto fra lo stesso Joelson e Testini, prima di togliere dai piedi di Salgado il pallone del tris. Se la pesante sconfitta servirà da lezione, potranno dirlo soltanto le ultime cinque partite. Certo è che si rischia di finire la stagione così come, in fondo, si è cominciato.
Fabrizio Nitti