Dopo 5 giorni dalle consultazioni, possiamo iniziare a fare le prime analisi.
Le percentuali sono sotto gli occhi di tutti, Fratelli D'Italia ha galvanizzato la destra e ha tirato su una bella percentuale. Sicuramente se si vuole parlare di vincitori, FDI è il vincitori di queste elezioni. Però io non riesco a vedere questa vittoria schiacciante, se dovessi guardare lo scarto di preferenze con le altre liste.
Guardiamo i dati della Camera: FDI ha circa 2 milioni di voti in più rispetto al PD, che non sono tantissimi. In epoche diverse e nel lontano 2006, L'Ulivo di Prodi prese 2,5 milioni di voti in più rispetto a Forza Italia. Altra percentuale di votanti (adesso ci arrivo) e soprattutto una netta maggioranza sia per quanto riguarda la Camera e si per quanto riguarda il Senato. Questa maggioranza elettorale non impedì a Mastella di far cadere il governo e di anticipare le elezioni del 2008, vinte poi da Berlusconi.
Tra l'altro mai come questa volta è stato proprio il Rosatellum a decidere una maggioranza così solida. Il sistema di coalizioni ha premiato la destra unita nei collegi Uninominali, che ha fatto razzia sia alla Camera sia al Senato. Infatti il crollo verticale della Lega ha rischiato di compromettere un giro elettorale già scritto. La mancata coalizione tra un PD in piena crisi di identità e un Movimento che ha recuperato nelle battute finali ha di fatto regalato la maggior parte dei collegi uninominali.
Con il sistema plurinominale (metodo Hare) i seggi sono più bilanciati e guardando collegio per collegio la coalizione di destra non ha mai doppiato il centrosinistra + il Movimento. Da specificare che nella ripartizione dei seggi plurinominali le liste sono state FDI, Lega, Forza Italia, PD, Verdi e Calenda.
In attesa dei calcoli definitivi del Viminale, che ci daranno i nominativi di tutti degli eletti, possiamo concentrare questa analisi sui collegi uninominali. Un dato curioso che mi è saltato all'occhio, è come hanno votato le 3 grandi città + Genova. Roma, Milano e Torino sono accomunate da un dato significato, che corrisponde ai risultati dei collegi uninominali centrali. I centri di queste grandi città , compresa Genova, hanno votato centrosinistra. Basta allargarsi ai collegi delle cinture esterne per vedere come la destra ha attecchito nelle periferie e nelle province. Questo dato ci fa capire come i centri di scambi multiculturali abbiano intravisto nella coalizione di centrodestra, una limite alle libertà personali.
Discorso diverso al sud dove il Movimento si è rivelato primo partito, ma non avendo nessuno in coalizione ha fatto fatica a prendersi gli uninominali, come diversamente capitato nel 2018. In Puglia sono riusciti a vincere solo un collegio della Camera in provincia di Foggia. Meglio hanno fatto in Campania. Guardando ad ampio prospetto, sicuramente nelle fasce meno adagiate il programma elettorale (passato e futuro) del Movimento ha raccattato più simpatie. Va dato atto secondo me che il Movimento ha rispettato le promesse elettorali del 2018, portando il RDC che in Italia non c'era ancora. Per questo trovo un po' incoerente la delusione dell'elettore del Movimento. Non capisco cos'altro si aspettavano. Hanno governato durante una Pandemia mondiale, hanno inserito i bonus ristrutturazione che sono stati importanti dopo il covid e hanno rispettato le promesse.
Adesso andiamo al punto però: l'astensione. Se il Rosatellum è stato il motivo di questa larga maggioranza alla Camera, l'astensione secondo me è il motivo per il quale anche gli uninominali del sud sono andati alla coalizione di centrodestra. Numeri impietosi se si mettono a confronto le regioni del nord e le regioni del sud. Se in Emilia Romagna si è arrivati al 71% di votati, in Puglia appena al 56%. Il dato pugliese in realtà segue quanto visto alle comunali di giugno, con turni di ballottaggio in paesi come Molfetta che hanno avuto solo il 50% degli elettori. La mia riflessione è questa: se alle comunali che sono più sentite, vanno metà degli elettori, è impensabile che alle politiche possano andare il 20% in più. La crisi dell'elettorato è un problema che la politica deve affrontare. Ormai c'è un netto distacco tra elettore e rappresentante, un crisi profonda che ha le sue radici nell'illusione che ha generato la politica in questi ultimi 30 anni.
Il vero dilemma resta il Senato, che sicuramente avrebbe avuto una conformazione diversa se gli elettori avessero avuto più di 25 anni. Dei 112 senatori di centrodestra, FDI non arriva alla cifra di sicurezza. Forza Italia non è famoso per la coerenza dei propri eletti e la Lega secondo me ora è davvero una mina vagante, sebbene abbiano rinnovato la fiducia a Salvini. Molto dipenderà dalla squadra di governo e dai ministeri che la Meloni dovrà cedere ai suoi compagni d'avventura. Io sinceramente vedo un governo che potrebbe durare 2-3 anni e che potrebbe capitolare sul RdC, che ricordiamolo è stato introdotto dalla Lega assieme al Movimento.
Qualcosa mi sarà sfuggita, magari con i vostri interventi potrei aggiungere qualcos'altro.