da CIANURO » mer gen 24, 2018 19:48
Negli anni 50 io me ne andai, come oggi i ragazzi vanno in India, vanno via.
Anch'io me ne andai, nauseato, stanco da questa Roma del dopoguerra, e io allora a vent'anni mi...
mi trovavo di fronte a questa situazione, andai via da questa Roma, anni 50.
E me ne andavo da quella Roma addormentata, da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide.
Quella Roma del "volemose bene e annamo avanti", quella Roma delle pizzerie, delle latterie, dei "
Sali e Tabacchi", degli "
Erbaggi e Frutta".
Quella Roma dei mostaccioli e caramelle, dei supplì, dei lupini, dei maritozzi con la panna, senza panna, delle mosciarelle.
Me ne andavo da quella Roma dei pizzicaroli, dei portieri, dei casini, dei casini, delle approssimazioni, degli imbrogli, degli appuntamenti ai quali non si arriva mai puntuali, dei pagamenti che non vengono effettuati.
Quella Roma dei funzionari, dei ministeri, degli impiegati, dei bancari.
Quella Roma dove le domande erano sempre già chiuse, dove ci voleva la raccomandazione.
Me ne andavo da quella Roma dei pisciatoi, dei vespasiani, delle fontanelle, degli ex-voto.
Quella Roma della circolare destra, della circolare sinistra, delle mille chiese, delle cattedrali fuori le mura, dentro le mura.
Quella Roma delle suore, dei frati, dei preti, dei gatti.
Me ne andavo da quella Roma con gli attici con la vista
La Roma di Piazza Bologna, di Via Veneto, di Via Gregoriana, quella Dannunziana, quella Eterna, quella di giorno, quella di notte, quella turistica, la Roma dell'orchestrina a Piazza Esedra, la Roma di propaganda della Roma fascista di Piacentini.
Me ne andavo da quella Roma che ci invidiano tutti, la Roma caput mundi, del Colosseo, dei Fori Imperiali, di Piazza Venezia, dell'
Altare della Patria, dell'
Università di Roma.
Quella Roma sempre col sole, estate e inverno, quella Roma che è meglio di Milano.
Me ne andavo da quella Roma dove la gente orinava per le strade, quella Roma fetente, impiegatizia, dei mille bottegai, di Ianetti, di Gucci, di Ventrella, di Bulgari, di Schostal, di Carmignani, di Avenia.
Quella Roma dove non c'è lavoro, non c'è 'na lira, quella Roma del core de Roma-.
Me ne andavo da quella Roma della Banca Commerciale Italiana, del Monte di Pietà , di Piazza di Campo di Fiori, di Piazza Navona, quella Roma del "che c'hai 'na sigaretta?", "prestami cento lire".
Quella Roma del Coni, del Concorso Ippico, quella Roma del foro che portava e porta ancora il nome di Mussolini.
Me ne andavo da quella Roma di m****!
Mamma Roma, addio!
L'unico consiglio che mi sento di dare – e che regolarmente do – ai giovani è questo: combattete per quello in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Ma solo una potrete vincerne. Quella che s'ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio.
Indro Montanelli
Una società più austera può essere una società più giusta, meno diseguale, realmente più libera, più democratica, più umana.
Enrico Berlinguer