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Re: Parole eterne

MessaggioInviato: lun set 08, 2014 6:43
da filjordan

Re: Parole eterne

MessaggioInviato: lun set 08, 2014 15:30
da CIANURO
Piazza delle cinque lune

Re: Parole eterne

MessaggioInviato: mer set 10, 2014 6:48
da filjordan
Braaaa. Film discreto.
Ma questa canzone del nipotino mi mette i brividi ogni volta...

Qualcuno ha visto il film della Guzzanti, La Trattativa?
Pur vivendo a pochi km da Venezia, non ce l'ho fatta...

Re: Parole eterne

MessaggioInviato: dom set 21, 2014 10:36
da CIANURO
Concordo sul giudizio non eccellente su Piazza delle Cinque Lune, che io considero francamente mediocre più che discrete e strapieno di complotti non meglio precisati, altrimenti non sarebbero complotti… Una sorta di grullismo d'anta.n…

Il film della Guzzanti ha avuto pessime recensioni e moltissime critiche, non tanto per la storia, che è giusto raccontare, ma per come è stata raccontata ovvero entrando nel merito di inesattezze e immagini caricaturali che tolgono molta serietà alla cosa storica più importante dell'Italia degli ultimi 20 anni.
La trattativa, per l'appunto, che è un po' come l'araba fenice, che ci sia ciascun lo dice, dove sia (stata) nessun lo sa. Non lo sa, ça va sans dire, nemmeno la Guzzanti, ma lo ha scritto Travaglio che quasi sicuramente ha un rapporto che va ben oltre la mera professionalità con la Guzzanti medesima, che valendosi delle informazioni di Travaglio ha cercato di sopperire alle sue mancanze per fare quello che sogna da sempre di fare, ma senza averne né i titoli, né tantomeno i meriti e, men che mai, il talento.
Il Micheal Moore della Garbatella. Roba che a vedere sto film uno da del sacro all'affermazione dell'immortale Leo Longanesi, all'indomani del 25 Aprile "per indisposizione del dittatore la democrazia si replica"

Ecco altre parole eterne…



Dalla parte di Vittorio, fino alla fine.

Re: Parole eterne

MessaggioInviato: lun set 22, 2014 0:21
da filjordan
Questa recensione mi mette curiosità.
Ora voglio proprio vederlo!

Ricordo che anni fa vidi alla Mostra del cinema "Videocracy".

Lì per lì mi deluse.
Poi, dopo una breve analisi, lo rivalutai.

Vediamo questo.

Re: Parole eterne

MessaggioInviato: lun set 22, 2014 1:24
da CIANURO
Si l'ho visto anche io Videocracy ha alcune cose buone altre meno. La Guzzanti semplicemente fa un mestiere che non è il suo con materiale che non è il suo, difficilmente può venirne fuori qualcosa di buono. Io ti consiglierei di andare a vedere l'originale di Travaglio, sempre sullo stesso argomento: E' STATO LA MA.F.IA. che è uno spettacolo teatrale dove c'è anche Isabella Ferrari, folgorata sulla via dell'impegno dal travaglio di Travaglio.

Re: Parole eterne

MessaggioInviato: mer set 24, 2014 23:56
da filjordan
Ottimo consiglio. Provvederò :)
E io ti consiglio, se non l'hai già letto, Terroni di Aprile (attento all'accento).
Un po' ridondante in alcuni punti, ma comunque esplosivo.
Da lì mi si è via via aperto un mondo.
Un mondo di incatzatura e di orgoglio meridionale.

Re: Parole eterne

MessaggioInviato: gio set 25, 2014 1:03
da CIANURO
filjordan ha scritto:Ottimo consiglio. Provvederò :)
E io ti consiglio, se non l'hai già letto, Terroni di Aprile (attento all'accento).
Un po' ridondante in alcuni punti, ma comunque esplosivo.
Da lì mi si è via via aperto un mondo.
Un mondo di incatzatura e di orgoglio meridionale.


:occhioni:

Già letto. Ti consiglio per sentire l'altra campana questo:
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Lo lessi la prima volta a 12-13 anni da allora quella è stata la mia battaglia. Un uomo il suo popolo.

Re: Parole eterne

MessaggioInviato: gio set 25, 2014 6:49
da filjordan
Bocca mi è tanto indigesto...
Anche se ammetto che sentire la versione del "marito" è importante.
Tanto alla fine... ha ragione la "moglie"!

Re: Parole eterne

MessaggioInviato: gio set 25, 2014 8:21
da CIANURO
La moglie lascia che il marito si illuda di comandare, vale per sempre questo discorso. :krnut:
Per quanto riguarda Bocca ci sono mille motivi per cui considerarlo indigesto, ma ne basta uno per fartelo sempre ascoltare ovvero: l'onestà intellettuale che fece scrivere a questo giornalisti di sinistra che ha fatto il partigiano ed è crepato sempre dalla stessa parte la più spietata e vera biografia su Togliatti, alias il migliore, che la storia ricordi.
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E parlare male di Togliatti e del PCI di Togliatti compatto, forte, rigido, sicuro e spietato come una falange macedone era un tantinello diverso che parlare male di tutti i partiti che la sinistra italiana ha avuto prima e dopo quel PCI, anche perché dietro a quel PCI c'era e c'è sempre stato il PCUS e il KGB che nn sono esattamente dei fiorellini di campo.
Sul discorso del meridione e della nostra questione, la questione per eccellenza di questo Paese di mer.da. come i tassisti di Buenos Aires chiamano la loro Argentina, ci sarebbe tanto da parlare e, se si può, da fare. Ma penso sia sempre il metodo migliore, quello di approcciarsi ai problemi storici e non solo, con il metodo confrontativo e cercare di sentire quante più campane possibili prima di aprire la nostra bocca.
Tra Pino Aprile e Giorgio Bocca e i loro due libri, infine, ci sono tante differenze ma una cosa li accomuna: l'amore per il proprio Paese.

Re: Parole eterne

MessaggioInviato: ven set 26, 2014 22:09
da CIANURO
ACCADDE NEL 1985
Franz Joseph Strauss (Monaco, 1915-Ratisona 1988), protagonista di questa reverie, era stato uno dei fondatori della Democrazia Cristiana Tedesca (CDU) ed era a capo del governo regionale bavarese

Nei drammatici avvenimenti che hanno contrassegnato questo inizio dell'anno 1985 - già ribattezzato l'anno della grande svolta, ma è poco - siamo in grado di fornire qualche particolare, che forse aiuterà i lettori a comprenderli meglio.
Una ricostruzione rigorosa esigerebbe la riproduzione integrale del "messaggio all'Europa" che Franz Joseph Strauss, cancelliere della Germania Federale, lesse davanti al monitor della TV perché, come ricorderete, i giornali all'indomani ne dettero i resoconti più contraddittori, alcuni tagliando con la scusa di riassumere, altri aggiungendo con la scusa di spiegare: la solita storia. Purtroppo quel discorso, che i tedeschi definirono "conciso", e alcuni di loro addirittura "lapidario", durò tre ore e mezzo. Sicché anche noi siamo costretti a darne un condensato. Ma, finalmente, obbiettivo.
Due notazioni marginali, ma che hanno il loro significato. Strauss, ve lo ricorderete, sudava abbondantemente quando cominciò a parlare, e la sua voce non aveva nulla di trionfalistico quando scandì la prima frase: "Amici europei, cari fratelli, siamo qui in veste di penitenti a invocare il vostro perdono", che indusse gli ascoltatori in equivoco. Quasi tutti pensarono che Strauss stesse per tirar fuori la solita faccenda dei genocidi, e molti furono tentati di spegnere il video. Ma non fecero in tempo, perché subito il cancelliere entrò in argomento. Che disse in realtà? Disse questo, e ne chiamo a testimoni gli ascoltatori più appassionati. Noi tedeschi siamo usciti dalla guerra e dalla disfatta senza nessun proposito di rivalsa. L'idea di un primato tedesco non ci seduce più, anzi ci fa orrore. Il nostro sogno era, e sarebbe ancora, diventare degli europei come voi, con le vostre stesse qualità, e perfino coi vostri stessi difetti.
Purtroppo non ci siamo riusciti, nonostante l'impegno che ci abbiamo messo. Ci chiedeste di fare una democrazia come le vostre: noi la facemmo tal quale, ma, a differenza delle vostre, essa funziona. Ci chiedeste di attenerci a un sistema economico di libera concorrenza: ed è successo che la concorrenza l'abbiamo uccisa perché la nostra produzione ha conquistato anche i vostri mercati e la nostra moneta fa premio sulle vostre.
Ma il fallimento più grosso è avvenuto sul piano militare. Noi siamo i primi a riconoscere che una Germania superarmata è un pericolo per tutti, e specialmente per la Germania. Infatti lo abbiamo scrupolosamente evitato (e qui Strauss elencò tutte le occasioni in cui la Germania aveva dimostrato la sua renitenza agli armamenti).
Ma non abbiamo mai capito cosa volevate voi. Mi pare che alla Germania voi chiedeste questo (e qui cito le sue testuali parole): "di essere abbastanza forte per battere da sola la Russia pur restando abbastanza debole per farsi battere dal Benelux". Per risolvere questa contraddizione, vi abbiamo proposto a più riprese di apprestare e di gestire tutti insieme, sotto supervisione americana, una forza atomica continentale. Non ne voleste sapere.
Nell'ottobre del '79 Breznev lanciò all'Europa l'ultimo diktat: essa doveva rinunciare ai missili per restare alla mercé di quelli sovietici. Ricordate come l'Europa reagì, cioè non reagì. Tanto, era sulle città tedesche che i missili sovietici erano puntati.
Nell''80 i tedeschi non mi elessero cancelliere al posto di Schmidt perché riarmassi. Anzi, nella campagna elettorale dovetti prendere solenne impegno di non farlo. Se mi dettero il voto, è forse perché mi sentivano più partecipe della loro angoscia. Lo ero veramente. Lo sono ancora, anzi ora più che mai.
La decisione di fare da noi armandoci per conto nostro, la prendemmo in tre persone, e vi taccio il nome delle altre due perché intendo assumerne io solo la responsabilità. So benissimo che di fronte a un nuovo tribunale di Norimberga non avrei scusanti. Dichiaro fin d'ora che mi riconosco colpevole. Ho agito nel buio, alle spalle e contro la volontà del nostro popolo, usurpando i poteri del parlamento e violando la regola democratica. L'ho fatto non soltanto per sfuggire a un'azione preventiva della Russia, quanto per evitare una rivolta interna: gli stessi capi della Wehrmacht sarebbero venuti ad arrestarmi. Non chiedetemi come ho fatto a mantenere il segreto. Dopo la prima guerra mondiale riuscimmo a serbarlo sul nostro riarmo, pur sotto lo sguardo vigile e sospettoso di un'Europa che ce ne faceva divieto, e si trattava di masse di uomini. Coi missili, che mobilitano poche dozzine di tecnici ignari l'uno dell'altro, è stato molto più facile.
Ora spero che il nostro popolo comprenderà. Quanto a voi, fratelli europei, non è con orgoglio, ma con umiltà che vi dico: dormite tranquilli, visto che questa è la vostra unica aspirazione, dormite tranquilli al riparo dello scudo tedesco, ormai irto di armi atomiche di tale perfezione e precisione da poter paralizzare qualsiasi aggressione. Esso è per ora e per sempre al servizio della vostra sicurezza.
Così parlò Strauss, e la reazione la sapete: l'Europa ne rimase come annichilita, mentre tutta la Germania scendeva in piazza a manifestare mezza pro e mezza contro.
Ciò che non sapete, e che mi appresto a dire, è come scomparve Strauss, di cui non si trova più traccia. Il retroscena mi è stato rivelato da una persona, di cui sta al lettore giudicare se e quanto sia degna di fede: il chiromante del cancelliere (perché, totalitari o democratici, i cancellieri tedeschi hanno sempre un chiromante).
Stremato da quella drammatica locuzione, Strauss rientrò nel suo ufficio dopo aver ordinato a tutti di lasciarlo solo. Ma rinchiuso l'uscio alle spalle, vide, o credette di vedere - questo forse non si riuscirà mai ad appurarlo - un uomo seduto alla sua scrivania. Lo fissò sbiancando in viso, lo riconobbe subito - non c'era da prendere abbagli - , e capì al volo.
Trasse da un astuccio una capsula di cianuro di potassio (perché, totalitari o democratici, i cancellieri tedeschi hanno sempre una capsula di cianuro di potassio in tasca) e la inghiottì. L'uomo non mosse un dito per impedirglielo.
Era Hitler.

Indro Montanelli, 1 novembre 1979

Re: Parole eterne

MessaggioInviato: ven set 26, 2014 23:59
da CIANURO
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Re: Parole eterne

MessaggioInviato: mar ott 07, 2014 12:14
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Re: Parole eterne

MessaggioInviato: dom nov 02, 2014 12:27
da CIANURO

Re: Parole eterne

MessaggioInviato: dom nov 23, 2014 20:14
da CIANURO
Capire la Russia (grazie ai francesi)

Nazionalisti scendono in piazzaChe strano! A quanto pare i francesi ci hanno aiutato, più di tutti gli altri, a “capire la Russia”. Compito difficilissimo, per altro, a risolvere il quale i russi stessi non hanno dato un grande contributo se non nelle opere di alcuni dei loro grandi scrittori.

Non ho alcuna pretesa di cominciare qui una analisi storico-letteraria di largo respiro. Non ne sarei in grado. Diciamo che parlo della mia esperienza, sia più lontana, sia di quella recente, anzi recentissima, cogliendo l’occasione per offrire anche qualche consiglio di lettura a chi avesse voglia di seguirmi.

Dovessi cominciare da più lontano, direi che uno dei contributi più validi per capire la natura profonda dello “spirito russo”, dei suoi pro e dei suoi contra, ce la fornì Napoleone, con la sua tremenda sconfitta. E’ vero: Napoleone non ha scritto niente sulla carta. Del suo tramonto, cominciato a Mosca, ha scritto il russo Lev Tolstoj, in “Guerra e Pace”. Ma, non ci fosse stato il francese Bonaparte, il russo Mikhail Illarionovic Kutuzov non avrebbe potuto rifulgere.

Ma, restando nel campo letterario più recente, c’è voluto il francese Emmanuel Carrère, attraverso l’acutissima biografia di Eduard Limonov, per raccontare ampi squarci rivelatori della fine dell’Unione Sovietica e del degrado successivo alla sua spietata colonizzazione da parte dell’Occidente vittorioso e segnatamente dell’America. Per quanto mi riguarda posso dire con sicurezza che, quando arrivai a Mosca, nel 1980, come corrispondente de L’Unità, un libro sopra tutti, indimenticabile, mi aiutò a incamminarmi in quel ginepraio: “Viaggio in Russia” del marchese De Custine. Lo lessi in accoppiata con “Gli antichi tempi di Poshekhonye” di Saltykov-Shedrin, che era russo. Ma mi ci volle la fredda, razionale analisi del francese per darmi la chiave.

Oggi, per una singolare coincidenza, m’imbatto – grazie ad Adelphi –in Prosper Mérimée e nel suo “I falsi Demetrii” (nella splendida traduzione di Tommaso Landolfi). Perché coincidenza? Perché l’editore non poteva prevedere, quando ideò questa edizione, la crisi ucraina. Ma il libro in questione sembra fatto apposta per rivelarcene numerosi risvolti, antefatti lontani. La lettura della vicenda dei “torbidi” che squassarono la Russia, tra il 1593 e il 1610, a partire dalla morte di Ivan IV, detto “Il Terribile”, è anch’essa una chiave di volta per capire le lontanissime radici della tragedia che si sta consumando oggi in quelle terre che oggi si chiamano Ucraina. Ventitrè anni dopo il crollo dell’Unione Sovietica, gli unici anni in cui quelle terre si sono trovate all’interno di uno stato indipendente.

Basterebbe la citazione che il francese Mériméee fa di un altro francese – il signore di Beauplan, che pubblicò a Rouen, nel 1660 una “Description d’Ukraine, qui sont plusieurs provinces du Royaume de Pologne….”. Il signore di Beauplan ne parla addirittura al plurale, raccontando delle tribù cosacche, e in particolare di quelle della regione di Zaporouys (oggi Zaporozhe), che divenne il luogo di rifugio dei cosacchi nel Boristene, dove fuggivano i contadini della servitù della gleba per sottrarsi alle sfrenate licenze della nobiltà polacca.

L’Ucraina, dunque, non c’era. La contesa fu tra polacchi e russi. Scrive, magistralmente, Mériméee “qua, dalla parte dei polacchi, il disordine istituito dalle leggi, radicato nella consuetudine, perpetuato da un costume guerriero; là [dalla parte dei russi, ndr] l’obbedienza e il rispetto dell’autorità divenuti un dovere religioso”. Qua “la licenza sfrenata degli antichi slavi”; là l’esperienza secolare subita sotto la dominazione tartara, dell’Orda d’Oro. Un servaggio che “dette ai principi russi tutti gl’istinti dello schiavo, l’arrendevolezza, l’astuzia, la pazienza che non si stanca”.

Non ci fosse stato questo, non Kutuzovskij ma il popolo russo, non avrebbe potuto sconfiggere Napoleone. E non Stalin ma il popolo russo, non avrebbe sconfitto Hitler e il nazismo. Ma vallo a spiegare, oggi, ai nani che guidano le orde occidentali.

(Giulietto Chiesa)