KLAS INGESSON ha scritto:Giuseppe76 ha scritto:Non credo che io debba aggiungere altro, sei molto intelligente, puoi capire da solo dove voglio arrivare.
Invece mi sopravvaluti perché con questo gioco dell'induzione velata, del 1+1=2... i conti non mi tornano. Sarà semplice da capire, ma per me non è così.
Davvero non arrivi ad una conclusione? Magari diversa dalla mia ma per quanto riguarda quelle due foto ad una conclusione devi pur arrivare. Non ti chiedo perché una foto è stata mostrata milioni di volte mentre l'altra no. Solo ho usato questo esempio per dirti: ecco ora puoi sapere chi sono i media main stream che fanno da megafono a persone come Soros e ai loro piani di cui tu per adesso non credi.
KLAS INGESSON ha scritto:Vale la pena spostarsi se l'argomento ha una presa forte.
La storia potrà confermare le tue teorie. Ma allora stiamo parlando di previsioni, di quello che vedi nel futuro. E' chiaro che se sposti tutto al futuro e dici che la storia ti darà ragione i discorsi di oggi nel presente non possono trovare conferme. E anche qui hai spostato il dialogo in un luogo poco accessibile come il futuro dove adesso non possiamo avere riscontri. Analogamente lo hai fatto con le notizie sull'Islam moderato dicendo che sono false e manipolate le informazioni che lo raccontano andando così a sconfessare le notizie di molti media, le mie esperienze personali (che non hanno statisticamente importanza) e quelle di altri. Siamo fuori dalla realtà , giusto?
Non stiamo parlando di previsioni. Vista l'impossibilità di avvicinarci ho chiuso il discorso dicendo che la storia dirà chi aveva ragione. Quindi non ho spostato nessun dialogo, il dialogo è chiuso.
Per quanto riguarda l'islam moderato cosa avrei fatto di analogo? Avrei spostato il discorso sul futuro? Non mi sembra proprio. Sto parlando di quello che succede oggi nei Paesi che hanno concesso lo ius soli come Francia e Belgio e in quelli molto più civili di noi come quelli del Nord Europa.
Giuseppe76 ha scritto:Nel frattempo ti lascio non con le parole di qualche estremista di destra ma di un rabbino.
KLAS INGESSON ha scritto:Come noi, anche loro non sono dispensatori di verità assoluta e le loro parole vanno vagliate con la stessa attenzione. Devo essere trattati come tutti gli altri. Con rispetto. E con lo stesso metro di giudizio. Possiamo dire che un rabbino, per quanto mosso dalle più lodevoli intenzioni potrebbe risentire nelle sue valutazioni dell'infinito conflitto che la sua comunità vive con gli arabi? Se dobbiamo oggi scomodare una personalità di rilievo per fare un'analisi sull'Islam e il problema con l'Isis, una figura come quella di un rabbino mi sembra la meno indicata ad esprimere un giudizio disinteressato. Ma hai voluto giocarti questa carta mettendo in risalto che il rabbino non può essere accusato di essere di estrema destra. Storicamente la coesistenza tra gli Israeliani e gli arabi è sempre stata complicata. Probabilmente gli arabi non vedono di buon occhio gli ebrei. Ma verosimilmente pure gli ebrei non nutrono grande stima verso gli arabi. E per farci capire come stanno le cose ci riporti un commento di un importante esponente della religione ebraica? Questa non è una leggerezza di poco conto.
Aspetta, per me le persone che denunciano l'attacco in corso non possono essere tacciate di razzismo (che al massimo subiscono un razzismo al contrario), ma ahimè sono cosi definite da chi sta lavorando per la realizzazione di questo piano di distruzione della civiltà occidentale così come la conosciamo.
Quindi non è leggerezza la mia, sapevo bene quale sarebbe stata la tua risposta, tuttavia ero pronto a controbatterla. L'uso delle parole del rabbino servivano solo per esprimere un concetto condiviso senza beccarmi (non da te ovviamente ma da altri che ci leggono) come al solito accuse di razzismo. L'uso delle parole del rabbino era strumentale a questo e basta. E il rabbino non dice altro di andare via, parole sagge da parte sua. Gli ebrei hanno Israele dopotutto, per noi europei la casa è l'Europa.
Ora sempre per una tua maggiore informazione ti riporto un breve resoconto della situazione in Europa. Finora non hai ancora risposto a questo. E' ora che tu cominci ad avere un'infarinatura.
LONDONISTAN: hub del terrore nasce in Gran Bretagna, non a caso chiamata ‘Londonistan’. Una denominazione che va ben oltre la capitale per comprendere quartieri in quasi tutte le città del Regno Unito: da Liverpool e Manchester e Leeds, da Birmingham a Derby, e Bradford, oltre a Derby, Dewsbury, Leicester, Luton, Sheffield, per finire con Waltham Forest a nord di Londra e Tower Hamlets nella parte orientale della capitale. Quartieri dove spesso si trovano dei cartelli avvertono che ‘
stai entrando in una zona controllata dalla sharia’. Intere aree urbane dove esiste un lavoro capillare che si base sul dogma di ‘al Dawa w al Jihad’, ovvero il proselitismo e il combattimento: il proselitismo, serve a raccogliere sempre nuove reclute; e il Jihad che è l’azione di sostegno alle attività jihadiste. Il padre spirtuale del reclutamento jihadista è stato, lo sceicco Omar Bakri, oggi agli arresti in Libano. Di origini siriane, al Bakri, aveva fondato ‘al-Muhajirun’, (‘I Migranti) un collettivo islamico radicale nato in Inghilterra a metà degli anni Novanta. Numerosi adepti di questo colletivo sono divenuti nel tempo importanti personaggi del jihadismo mondiale, in particolare nelle file dell’Isis.
FRANCIA: In Francia vengono chiamate ‘Zus’, (
[b]Zones urbaines sensibles[/b]). Secondo le autorità di Parigi ce ne sono 751 in tutto il paese e ospitano almeno cinque milioni di musulmani. Un’enclave jihadista tipica, secondo l’intelligenece, è Sevran: un comune nel dipartimento della Senna-Saint-Denis, di 50mila abitanti con il 90% degli abitanti di origini straniere. Poi in Francia c'è anche una piccola cittadina che ha la più alta percentuale di foreign fighter del Paese: Lunel, un borgo situato nel dipartimento dell’Herault nella regione della Linguadoca-Rossiglione con un quarto della popolazione immigrata. Da tempo nota per il Moscato e le corse dei tori, Lunel, è passata alle cronache come ‘la fabbrica dell’odio dopo che negli ultimi mesi almeno 20 dei suoi 25 mila abitanti si sono arruolati in Siria, 8 di loro sono morti nei ranghi dell’Isis. Per dare un volto ai fantasmi della Francia è cruciale fare tappa in questo borgo tra Nimes e Montepellier da dove sono partiti uno ogni 100 jihadisti nazionali.
BELGIO: Il Belgio ha una lunga lista di zone a rischio. A Bruxelles, dove il 20% della popolazione è di religione musulmana, esiste un intero quartiere –
Molenbeek – ‘sottoposto alla Sharia’. Qui
nessuno, anche se non islamico, può bere o mangiare in pubblico durante il mese di digiuno il Ramadan, le donne sono ‘invitate’ a indossare il velo e a non portare i tacchi. Bere alcool e ascoltare musica sono attività non gradite. Agli angoli della strada un cartello giallo con scritta nera avverte che ci si trova in una ‘
Sharia controlled zone’. E più di una volta i giovani che vivono in questa zona hanno accolto con un lancio serrato di pietre le autovetture della polizia. Oltre Molenbeek a Bruxelles svetta Kuregem, un distretto di Anderlecht dove spesso la polizia e gli assistenti sociali non osano neppure a entrare. Da non dimenticare ‘Sharia4Belgium’, gruppo islamico radicale ritenuto il principale reclutatore di combattenti per la jihad in Siria. Nel settembre 2014 viene aperto ad Anversa un processo contro 46 presunti membri del gruppo si era sciolto nel 2012. Ma gli inquirenti ritengono che i suoi ex membri abbiano reclutato circa il 10% dei 300-400 belgi partiti per la Siria gravitava attorno al gruppo salafita.
OLANDA: L’Olanda, di aree urbane off-limits, ne ha una lista di 40 zone. Il ‘problema numero uno’, è il distretto di Kolenkit, ad Amsterdam. Quindi, i quartieri di Pendrecht, Het Oude Noorden e Bloemhof di Rotterdam. Utrecht deve fare i conti con la zona di Ondiep. Nella capitale, l’Aia, il distretto di Schilderswijk è chiamata addirittura ‘sharia wijk’, dove aveva base il gruppo Hofstadt, che ha pianificato l’assassinio del regista Theo van Gogh.
DANIMARCA: Anche la Danimarca come un pò tutti i Paesi scandinavi deve fare i conti con il jihadismo diffuso. La capitale Copenaghen la zona ‘ controllata dalla Shariya’ è il sobborgo di Tingbjerg
SVEZIA: In Svezia, la città più islamizzata è Malmo con il 30% della popolazione di fede musulmana. Il quartiere ghetto è per eccellenza Rosengaard, abitato da soli migranti e tappezzato da poster con scritto: ‘
Nel 2030 prendiamo il controllo’.
GERMANIA: La Germania che ospita un gran numero di migranti, non è stata toccata in modo grave dal terrorismo jihadista. Nella capitale Berlino esiste a Neukolln, uno dei più grande quartieri musulmani che viene chiamato, ‘la provincia ottomana’. Di recente la polizia tedesca ha compiuto un raid a Neukolln per sventare i piani dell’Isis. Dopo gli attentati di New York dell’11 settembre, venne scoperta la cosiddetta ‘cellula ambueghese’. Mohamed Atta e altri dei suoi 19 compagni implicati nell’attacco al Pentagono e alle due torri venivano dalla città anseatica.
SPAGNA: Più che di quartieri in Spagna bisogna parlare di una intera regione chiamata ‘
Xarq al Andalus’; ovvero il Levante Spagnolo, i territori che furono occupati dai conquistatori musulmani per quasi 5 secoli. In Spagna fu il debutto in Europa dei jihadisti: nel marzo 2004 infatti in un attacco su grande scala persero la vita a Madrid circa 200 e altre 2.000 furono ferite. I jihadisti credono ancora che ‘Al Andalus’, (il nome arabo di questi territori) persa dalle riconquiste cristiane appartenga di diritto al Califfato Islamico.
Negli ultimi dieci anni, le forze di sicurezza spagnole hanno arrestato 568 jihadisti in 124 operazioni separate. Le costanti azioni giudiziarie e di polizia aiutano le autorità spagnole a prevenire un altro attacco terroristico su larga scala simile agli attentati. Le autorità di Madrid stimano in oltre 70 i jihadisti spagnoli partiti all’estero. Secondo l’esperta di terrorismo Soren Kren,
‘decine’ di jihadisti stanno entrando in Spagna dalla vicina Francia, dove ‘si sentono soffocati’ a causa del giro di vite del governo dopo gli attentati di Parigi. Attualmente, sono almeno 50.000 i convertiti musulmani che vivono in Spagna. La polizia dice che essi sono particolarmente vulnerabili alla radicalizzazione perché subiscono crescenti pressioni da parte degli islamisti che gli chiedono di compiere attacchi per ‘dimostrare il loro impegno’ nella nuova fede.