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L'era Trump

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Re: L'era Trump

Messaggioda polpopazzo » ven apr 07, 2017 12:47


credo stia cominciando il countdown per la prossima guerra mondiale
solobari strumento per far uscire i nostri "flussi di coscienza" senza pagare le salate parcelle degli psicoterapeuti. Infatti lo frequentiamo da anni senza migliorare, tanto meno guarire. [cit. gandalf]

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Re: L'era Trump

Messaggioda Rosencratz » ven mag 05, 2017 10:43


Votato perche' contro l'establishment, sta cercando di levare l'assicurazione medica alla gran parte degli americani per dare sconti sulle tasse pagate dai super ricchi. Capolavoro

http://www.repubblica.it/esteri/2017/05 ... P1-S1.4-T1
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Re: L'era Trump

Messaggioda Rosencratz » gio giu 01, 2017 22:02


Sempre peggio!!!!


Clima, Trump conferma l'uscita degli Usa dagli accordi di Parigi. Obama: "Così si rifiuta il futuro"

Con Siria e Nicaragua ora sono tre i Paesi al mondo che non fanno parte della storica intesa presa nel 2015 da 195 nazioni. Coro di critiche da gran parte del mondo imprenditoriale, Ue e Cina. Dichiarazione congiunta di Italia, Francia e Germania: "Rammarico per la decisione". Macron al telefono ha ribadito al tycoon: "Non si può rinegoziare"

"L'accordo negoziato da Obama impone target non realistici per gli Stati Uniti nella riduzione delle emissioni, lasciando invece a paesi quali la Cina un lasciapassare per anni". Donald Trump mantiene la parola data ai suoi elettori e annuncia il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo di Parigi sul clima. E Barack Obama attacca: "L'amministrazione Trump si sta unendo a una piccola manciata di nazioni che rifiutano il futuro".

L'ex presidente ha sottolineato di aver "fiducia nel fatto che gli Stati, le città e le aziende faranno un passo avanti e aiuteranno a proteggere il pianeta per le future generazioni".

Quella di Trump è una svolta dalle conseguenze imprevedibili, che potrebbe spingere altri Paesi a seguire la stessa strada e a dire addio a quegli impegni solennemente presi nel 2015 da 195 nazioni per tagliare drasticamente il livello delle emissioni inquinanti. "Gli Stati Uniti cominceranno a negoziare un nuovo accordo sul clima", ha detto Trump. "Vogliamo un accordo che sia giusto. Se ci riusciremo benissimo, altrimenti pazienza", ha aggiunto. Ci sarà quindi "la fine dell'applicazione degli impegni di riduzione", ha aggiunto, "e soprattutto" dei versamenti al Fondo verde per il clima "che costa agli Usa una fortuna".

America first. Trump mantiene così un'altra promessa fatta in campagna elettorale. Fino a un certo punto, però: presupponendo un ritiro totale dall'accordo parigino, ci vorranno quattro anni per completare quell'iter e ciò significa che una decisione finale spetterebbe agli americani quando sceglieranno il loro prossimo 'commander in chief' nel 2020.

Dopo un dibattito acceso che ha praticamente diviso in due la Casa Bianca, ha vinto la linea dei conservatori capitanati da Scott Pruitt, l'amico dei petrolieri diventato numero uno dell'Agenzia per la protezione ambientale americana (Epa), e dallo stratega di ultra destra Steve Bannon. Sconfitti invece sono stati Gary Cohn, l'ex executive di Goldman Sachs diventato capo degli esperti economici della Casa Bianca e Rex Tillerson, segretario di Stato nonché ex ceo del colosso petrolifero Exxon mobil (che per altro voleva il rispetto dell'accordo sul clima). E il numero uno di Tesla, Elon Musk, ha ribadito che potrebbe uscire dal team presidenziale che si occupa dei cambiamenti climatici.

Trump si è rivolto agli americani e al mondo intero dal Rose Garden della Casa Bianca, in un clima surreale in cui a intrattenere le decine di giornalisti presenti ci ha pensato un'orchestrina jazz. In prima fila tutti i più stretti consiglieri del presidente americano. Non c'era Ivanka Trump. La figlia e consigliera del presidente era stata tra coloro che si opponevano al ritiro degli Usa dall'accordo di Parigi, ma è riuscita solo a fare posticipare la controversa decisione a dopo il primo viaggio all'estero da presidente del miliardario di New York diventato leader Usa: al G7 di Taormina, mentre Trump prendeva tempo, Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone e Regno Unito avevano riaffermato il loro "forte" impegno a implementare "velocemente" l'accordo di Parigi. A nullo è valso il pressing di Papa Francesco, che nel suo incontro in Vaticano gli aveva dato in dono l'enciclica "Laudato sì" sul cambiamento climatico.

Ma alla fine è prevalsa la linea dura e pazienza se gran parte del mondo imprenditoriale, da Wall Street alla Silicon Valley, non la pensa così, compresi i giganti petroliferi come Exxon Mobil, Chevron e Bp: gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dall'intesa di Parigi e negoziati da Barack Obama - ha detto il presidente americano - non sono realistici per gli Stati Uniti, favorendo invece Paesi come la Cina. Il risultato per la Casa Bianca è che quell'accordo non è in linea con il principio faro dell'amministrazione Trump, quello dell''America First', danneggiando l'economia americana e ostacolando la creazione di nuovi posti di lavoro negli Usa.

E' un accordo che "impone dei costi in anticipo sugli americani a danno dell'economia e della crescita del lavoro, mentre strappa impegni insignificanti da altri Paesi, come la Cina". Se gli Usa rispettassero i termini dell'accordo, l'economia americana perderebbe 3mila miliardi di dollari nel suo pil nei prossimi decenni, ha detto Trump. Il presidente ha assicurato che con la sua amministrazione gli Usa saranno "il Paese più pulito e ambientalista della terra, avremo l'aria piu pulita,l'acqua più pulita, saremo ecologisti ma non metteremo fuori mercato le nostre aziende e cresceremo rapidamente". "Lavoreremo perchè gli Usa siano leader delle politiche ambientali - ha aggiunto - ma con oneri ugualmente divisi tra le nazioni di tutto il mondo".

Il 'no' di Trump, comunque, di per sé non basta a far saltare l'accordo raggiunto due anni fa sotto l'egida delle Nazioni Unite. La Cina, che proprio Obama aveva convinto ad aderire con entusiasmo, ha assicurato che andrà avanti con l'Europa sugli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti. E' proprio dall'Unione europea che arrivano le reazioni più veementi: Francia, Germania e Italia, con una nota congiunta hanno espresso "il rammarico per la scelta degli Usa". I tre leader sottolineano di "considerare la spinta generata a Parigi nel dicembre 2015 irreversibile". Un concetto che lo stesso presidente francese Emmanuel Macron avrebbe ribadito al telefono a Trump.

Il presidente della Commissione Jean Claude Juncker che parla di populismo avverte: "Non è un bene che gli Usa si ritirino dalla scena mondiale. Ma sia chiaro che il vuoto lasciato dagli Usa verrà riempito".

http://www.repubblica.it/ambiente/2017/ ... P1-S1.8-T1
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Re: L'era Trump

Messaggioda Rosencratz » mar lug 25, 2017 9:36


Trump fa felici i super banchieri: per Dimon e Blankfein 315 milioni di guadagni

Il rapporto del Financial Times. Dall'elezione del presidnete Usa gli ad di Jp Morgan e Goldman Sachs hanno visto crescere vertiginosamente i propri pacchetti azionari. E gli ad europei guadagnano in media la metà

http://www.repubblica.it/economia/finan ... P7-S1.6-T1
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Re: L'era Trump

Messaggioda Rosencratz » mar lug 25, 2017 9:38


Stati Uniti, sei mesi di Trump ma le riforme economiche non si vedono. E crescono i dubbi sugli obiettivi di crescita

Nonostante i recenti rialzi dei tassi da parte della Fed, le prospettive non sono rosee come vorrebbe la Casa Bianca. Che per ora si è limitata a cambiar nome alla Trumponomics ribattezzandola MAGAnomics. Intanto il Tax policy center calcola che il 76,3% dei benefici della riforma fiscale annunciata dal presidente andranno all’1% più ricco della popolazione e addirittura il 94,8 al 5% più facoltoso

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07 ... a/3733005/

La guerra ai poveri continua e menomale che la riforma sanitaria sia stata bocciata
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Re: L'era Trump

Messaggioda Rosencratz » gio ago 03, 2017 9:26


Il personaggio Trump sembra essere uscito da una tragedia Shakesperiana ma in realtá é il frutto diretto di un'epoca dove ognuno si crea la realtá a sua immagine e somiglianza. Il problema che lui deve prendere delle decisioni importanti e la dice molto sui suoi processi decisionali.

Trump si è inventato due telefonate

Nei giorni scorsi ha detto che il presidente messicano e il capo dei Boy Scout lo hanno chiamato per fargli i complimenti: entrambi hanno detto "chi, io?"

Il presidente del Messico Enrique Peña Nieto e l’associazione dei boy scout statunitensi hanno negato di aver telefonato al presidente degli Stati Uniti Donald Trump per complimentarsi con lui per le sue politiche sull’immigrazione e per le sue abilità oratorie, a differenza di quanto aveva sostenuto lo stesso Trump nei giorni scorsi.

Lunedì Trump aveva detto: «Mi ha chiamato il presidente del Messico. Dice che dal loro confine a sud stanno passando poche persone perché sanno che non attraverseranno il nostro confine, ed è il complimento definitivo». Ma il ministero messicano degli Esteri ha fatto sapere che non c’è stata nessuna telefonata di recente tra Nieto e Trump: la portavoce della Casa Bianca Sarah Huckabee Sanders, a cui è stato chiesto di chiarire l’equivoco durante la conferenza stampa quotidiana, ha detto che la conversazione è avvenuta, ma in un recente incontro tra Trump e Nieto al G20 di Amburgo e non al telefono.

Qualche giorno prima, in un’intervista al Wall Street Journal, Trump aveva parlato del suo recente e controverso discorso all’annuale raduno nazionale degli scout a Glen Jean, in West Virginia, dicendo: «Ho ricevuto una telefonata dal capo dei boy scout e mi ha detto che è stato il più grande discorso che hanno mai ospitato, erano molto riconoscenti». I Boy Scout d’America hanno però detto ad Associated Press che né il presidente dell’organizzazione Randall Stephenson né il segretario generale Mike Surbaugh, le due massime cariche dei Boy Scout, hanno chiamato Trump. Il discorso di Trump in Virginia, anzi, era stato molto criticato perché il presidente aveva chiesto al pubblico di fare “buuu†a Barack Obama e Hillary Clinton: Surbaugh si era per questo scusato pubblicamente.

Dopo la smentita dei Boy Scout, Huckabee Sanders ha rettificato dicendo che la conversazione è avvenuta anche se non per telefono. Sanders ha detto che Trump si è semplicemente sbagliato, spiegando che «diversi dirigenti dei Boy Scout» si sono avvicinati a Trump dopo il discorso e gli hanno fatto «complimenti molto convinti». Surbaugh non ha ancora detto se è stato tra quelli che si sono complimentati di persona con Trump, mentre Stephenson non era presente all’evento.

http://www.ilpost.it/2017/08/03/trump-t ... boy-scout/
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Re: L'era Trump

Messaggioda Rosencratz » mer ott 25, 2017 11:20


Della serie "Trump contro Wall Street" o "Trump contro i poteri forti" :Con il voto decivisivo del vicepresidente Mike Pence (il conteggio finale è stato 51 sì e 50 no) il Senato statunitense ha in pratica smantellato le regole che facilitavano le class action contro le banche e le società finanziarie. Una promessa di Trump al mondo di Wall Street che è stata mantenuta e che segna una decisa inversione di rotta rispetto alle politiche economiche di Obama.
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Re: L'era Trump

Messaggioda Rosencratz » mer ott 25, 2017 11:26


http://www.corriere.it/esteri/17_ottobr ... 3311.shtml


Nuovo colpo di spugn, con il voto decisivo del vicepresidente Mike Pence, alla riforma finanziaria dell’era Obama e alle garanzie dei consumatori contro i colossi finanziarie.

Nuovo colpo di spugna sul fronte della riforma di Wall Street targata Barack Obama. Il Senato americano ha infatti abolito le regole che avrebbero permesso a milioni di americani di fare più facilmente causa alle banche e alle altre istituzioni finanziarie attraverso un’azione collettiva (class action).

L’azione del vicepresidente
Il voto decisivo per spazzare via un altro pezzo dell’eredità di Obama e della normativa varata dopo la crisi dei mutui subprime del 2008 è stato del vicepresidente Mike Pence, che ha rotto al Senato uno stallo 50-50 a favore della contro-riforma voluta dal presidente Usa Donald Trump.
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Re: L'era Trump

Messaggioda bariamo » gio ott 26, 2017 23:29


Si sta come d'autunno come le foglie sugli alberi, ovvero l'incapacità dell'asinistra di leggere gli eventi
https://www.washingtonpost.com/world/na ... 29bcbc5796
Ovvero, scaricata persino dal deep state, ma sostenuta da noi desinistra.

Maledetto parruccone affamatore degli operai

http://vocidallestero.it/2017/09/10/usa ... ledilizia/

Mi raccomando. Per la prossima tornata tutti inziema a gridare forza Marco Zucchembergo, paladino di noi desinistra

P.S. Come hanno scaricato la mogliettina, presto scaricheranno il fedifrago e l'abbronzato premio Nobel

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Re: L'era Trump

Messaggioda Rosencratz » ven ott 27, 2017 8:41


La campagna elettorale e' finita da un pezzo. La Clinton ha perso. Vogliamo parlare della riforma fiscale che taglia le tasse ai super ricchi? Della riforma sanitaria che aveva in mente? Della deregolamentazine di wall street? Etc etc

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Re: L'era Trump

Messaggioda Rosencratz » ven ott 27, 2017 9:04


Se poi leggiamo le varie fonti sull'articolo dei costruttori si legge anche (oltre all'aumento del costo delle case, nuova bolla in arrivo?):

The worker shortage is a drag on the economy, keeping the recovery from going full throttle. Marek said he is turning down projects for lack of workers.

Si poteva raggiungere lo stesso risultato (aumento dei salari) senza porre ulteriori rischi all'economia spingendo verso l'aumento dei salari minimi (cosa che i repubblicani e Trump ostacolano).

Una cosa sono le conseguenze indirette di una politica (aumento dei salari a causa della morsa di Trump sull'imigrazione per altro allentata ultimamente) un'altra sono le politiche attuate con la riforme passate o in cantiere. Da queste riforme si va verso una finanza piu' deregolamenta come l'abolizione del Dodd-Frank act (altro che ritorno alla separazione tra banche d'investimento e di risparmio), regali fiscali ai piú ricchi e tagli ulteriori allo stato sociale.

Naturalmente si puó far finta di nulla, ignorare il quadro generale e proporre una statistica su un solo settore dell'economia per dimostrare che Trump sia una specie di campione delle classi medie o popolari.
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Re: L'era Trump

Messaggioda Rosencratz » sab dic 02, 2017 16:12


Della serie un miliardario al servizio delle classi medio bassi... la guerra ai poveri continua. Il ritorno delle politiche reganiane, la famosa trickle down economics che negli funiona cosi:

1) Si abbassano tasse a ricchi e imprese con la scusa di stimolare l'economia.
2) L'economia non cresce in maniera sufficiente creando un grooso buco nei bilanci
3) Il buco lo sichiude facendolo pagare alle classe inferiuori ditruggendo quel poco di stato sociale.

Il Senato ha approvato la grande riforma fiscale di Trump

Il Senato degli Stati Uniti ha approvato un’estesa riforma fiscale, un provvedimento voluto dal presidente Donald Trump e sostenuto dalla maggioranza del suo partito. È una delle promesse più ambiziose e attese tra quelle fatte da Trump in campagna elettorale: il piano prevede una serie di importanti tagli di imposte alle imprese e ai contribuenti individuali, soprattutto i più ricchi. La legge è stata approvata con una maggioranza di soli due voti, e nelle scorse settimane era stata duramente criticata dai Democratici.
Secondo le stime ufficiali, il piano porterà a un incremento del debito pubblico americano di mille e quattrocento miliardi di dollari nell’arco dei prossimi dieci anni (oppure solamente di un miliardo, se l’economia degli Stati Uniti si espanderà secondo alcuni indicatori). Per questo il Senato stava discutendo di introdurre nella legge una serie di “triggerâ€, ossia aumenti automatici di imposte nel caso in cui la riforma fallisca nel produrre la crescita economica necessaria a ripagare la diminuzione di entrate causata dai tagli stessi, ma nella versione finale non sono stati inclusi. Ora la legge tornerà all’esame della Camera, dove però il suo passaggio è dato per scontato grazie all’ampia maggioranza di cui dispongono i Repubblicani.

Cosa c’è nella riforma?

La riforma di Trump si basa su uno degli assiomi della politica fiscale della destra americana: la tesi per cui tagliare le tasse alle imprese e ai ricchi produca un aumento della crescita economica che, quasi automaticamente, produca benefici anche per i meno abbienti e ripari i buchi scavati nel bilancio dal taglio stesso. Questa idea, nella sua versione più semplicistica, è ormai considerata superata dalla gran parte degli economisti, ma esercita ancora un certo fascino sui politici della destra Repubblicana (e ha sostenitori anche in Europa, tra cui Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, che recentemente hanno proposto una “flat tax†proprio con questi argomenti). La riforma prevede anche incentivi di vario tipo per spingere le società che hanno delocalizzato le fabbriche a riportare la produzione negli Stati Uniti (un altro tema molto importante nella campagna elettorale di Trump).
In concreto, la riforma prevede più di una decina di interventi diversi. Qui trovate un elenco più dettagliato delle disposizioni e dei loro probabili effetti. Il più importante è un significativo taglio delle imposte pagate dalle aziende (diverse società in diversi settori riceveranno tagli differenti, quindi è difficile riassumere l’intervento con un unico numero). Anche gran parte dei singoli contribuenti pagheranno meno tasse, ma una norma sulla sanità inserita nella riforma potrebbe far crescere molto il costo delle polizze per le famiglie e le persone a basso reddito (ci arriviamo). Non è facile dire con precisione chi ci guadagnerà e quanto, anche perché il sistema è reso più complicato da una serie di sconti e deduzioni che si esaurirà gradualmente entro il 2027. Qui trovate un grafico interattivo che permette di individuare facilmente chi risparmierà e quanto nelle varie fasi in cui si dispiegherà il piano. Grossomodo però si può dire che più si sale lungo la scala del reddito, più ampi e duraturi saranno i vantaggi fiscali.
Secondo Vox, prima di poter dire chi trarrà benefici dalla legge bisogna fare anche un altro calcolo. La riforma prevede l’abolizione dell’obbligo di sottoscrivere un’assicurazione sanitaria previsto dall’Obamacare, la controversa riforma sanitaria voluta dal presidente Barack Obama. L’obbligo di sottoscrivere un’assicurazione sanitaria è la pietra angolare della riforma perché costringendo persone sane a pagare un’assicurazione (cosa che in condizioni normali potrebbero decidere di non fare), si riesce a mantenere basso il prezzo delle assicurazioni per le persone che ne avrebbero bisogno (trovate tutto spiegato qui) e che altrimenti non potrebbero permettersela.
Secondo le stime di Vox entro il 2027 ci saranno 13 milioni di assicurati in meno: quindi i prezzi cresceranno, e a farne le spese saranno soprattutto i più poveri, che hanno lavori che non garantiscono una copertura sanitaria. Se teniamo conto anche di questi fattori si scopre che a partire dal 2027 con la riforma di Trump coloro che guadagnano meno di 30 mila dollari l’anno si troveranno, complessivamente, a perdere ogni anno un totale di 42 miliardi di dollari. Il gruppo di coloro che invece guadagna più di un milione di dollari all’anno avrà in tasca 5 miliardi di dollari in più ogni anno.

La riforma si ripagherà da sola?

Come abbiamo visto, uno dei punti salienti della riforma è l’idea che tagliare le tasse produca automaticamente talmente tanta crescita economica da ripianare i buchi di bilancio creati dai tagli stessi. Nelle ultime settimane il segretario al Tesoro Steven Mnuchin ha detto che più di cento funzionari del ministero stavano lavorando a un rapporto che avrebbe dimostrato, al di là di ogni dubbio, quest’affermazione.
È molto probabile che il taglio produrrà un aumento della crescita economica, almeno nel breve termine, ma stimare esattamente le dimensioni di questo incremento e la sua durata sembra molto più complicato. Il Congressional Budget Office (CBO), un ufficio indipendente incaricato di analizzare l’impatto fiscale della legislazione prodotta dal Congresso, ha stimato un aumento del deficit nel corso dei prossimi dieci anni pari a 1.400 miliardi di dollari (cioè più o meno 1.200 miliardi di euro). La crescita economica aggiuntiva sarebbe dello 0,8 per cento in dieci anni, molto sotto il 2-3 per cento in più promesso da Trump. Attualmente però il debito pubblico americano è pari a circa 20 mila miliardi di dollari.
È un problema non da poco per i Repubblicani, un partito dove in molti sono favorevoli a una politica fiscale austera e ostile a deficit e debito pubblico. In particolare i senatori Bob Corker del Tennessee e Jeff Flake dell’Arizona avevano chiesto più volte, in cambio del loro voto, di vedere prove e garanzie che la riforma si ripagherà da sola. Flake alla fine ha votato a favore, mentre Corker è stato l’unico Repubblicano a votare contro alla riforma.

http://www.ilpost.it/2017/12/02/riforma-fiscale-trump/
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Re: L'era Trump

Messaggioda Rosencratz » mar dic 05, 2017 17:26


Visto che si trovava ha deciso di destabilizzare ancora di piú il medio oriente dando uno schiaffo in piú e forse definitivo a quello che restave del processo di pace.

Trump ha deciso: gli Usa sposteranno l'ambasciata Usa a Gerusalemme

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Re: L'era Trump

Messaggioda Higuain88 » mar dic 05, 2017 22:49


ci manca solo: trump rutta a tavola di putin e da della bagascia alla moglie XD
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un saluto agli utenti di CalcioNapoli24forum dal vostro "Alex da Bari" ... in esilio come i savoia in Portogallo aspettando la grazia. :love:

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Re: L'era Trump

Messaggioda Rosencratz » gio dic 21, 2017 11:01


La riforma fiscale Usa: scudo sui soldi offshore delle multinazionali e vantaggi ai più ricchi[/b

Il pacchetto di Trump vale 1.500 miliardi in dieci anni. Tagliata l'aliquota principale sugli utili delle imprese, dal 35 al 21%. Cambia anche la tassazione per lef amiglie, ma i vantaggi si concentrano sui redditi maggiori

MILANO - Una riforma in grado di dare una spinta da 4 punti di Pil alla prima economia del mondo. [b]Un testo scritto per favorire le multinazionali che potranno far rientrare i soldi fin qui tenuti in caldo all'estero, con uno scudo fiscale che farà loro pagare tasse irrisorie rispetto al normale, e le famiglie più ricche.
Non ci sono scale di grigio nel giudizio che gli americani esprimono sulla riforma fiscale che Donald Trump ha accolto rispolverando il suo slogan di campagna elettorale: "L'America sta tornando grande".

Il piatto forte della riforma fiscale è la riduzione della tassazione sugli utili delle imprese, con aliquota per le Spa sforbiciata dal 35 al 21% medio. Oltre a questo si apre un vero e proprio scudo fiscale per le multinazionali che si calcola abbiano oltre 2mila miliardi e 400 milioni di dollari di liquidità parcheggiata all'estero, al riparo dal Fisco Usa. Costoro - da Apple a Microsoft - potranno riportarli nei confini nazionali pagando versando una tantum dell'8% (o del 15,5% se si tratta di liquidi/contanti) rispetto al 35% medio imposto a livello federale (e in via di abbattimento). Se si considera che Apple è accreditata di circa 250 miliardi di dollari custoditi offshore, si capisce chiaramente quanto venti o più punti percentuali di imposizione in meno facciano la differenza per decine di miliardi. L'idea di una "transition tax" era stata accarezzata anche da Barack Obama, poi era uscita dalla discussione per entrare nella campagna elettorale che ha portato Trump alla Casa Bianca.

Il testo rivede poi molti altri aspetti fiscali per le imprese e le persone, rendendo strutturali i benefici per le prime e temporanei - nell'orizzonte di un decennio - per le seconde. Oltre a favorire ammortamenti (immediatamente eseguibili quelli in macchinari, fino al 2022) e investimenti delle società, i ltesto prevede che le società semplici restino tassate come le persone fisiche, ma con una detrazione del 20% del reddito che porta l'aliquota effettiva scenderebbe al 26,5%, appena al di sotto della media europea (26,9%) e ben al di sotto della media pesata dei paesi Ocse.

Per le famiglie, sintetizzano gli economisti di Intesa Sanpaolo, restano le sette aliquote fiscali ma a livelli più bassi fino al 2025 (quella marginale più alta scende dal 39,6 al 37%). Si eliminano molte detrazioni - soprattutto per le imposte statali e locali - a fronte del raddoppiamento di quella standard e del credito d'imposta sui figli a carico.

E' poi eliminato l'obbligo di avere un'assicurazione sanitaria è eliminato, "future conseguenze negative sul numero degli assicurati e sui premi delle polizze". Tra le ultime norme approvate c'è la possibilità di dedurre gli interessi sui finanziamenti ricevuti per pagarsi gli studi universitari.

Ci sono ovviamente i (molti) scontenti del testo, inclusi i senatori repubblicani che l'hanno osteggiato perché provenienti dagli Stati che soffriranno maggiormente il peso del Fisco. Tra New York e California lamentano che le alte imposte locali potranno essere portate in deduzione sul conto del Fisco federale con un tetto di soli 10mila dollari, mentre alcune categorie professionali si vedono ridurre i benefici fiscali ritagliati ad hoc su di loro. Sforbiciata in arrivo anche alle detrazioni fisse per i lavoratori dipendenti.

Citizens for Tax Justice, gruppo che si batte per un fisco equo, ha criticato aspramente la manovra fiscale di Trump, denunciandola come estremamente sbilanciata verso le famiglie più ricche e gli investitori esteri piuttosto che come supporto ai nuclei realmente bisognosi. Nell'ultima analisi prodotta, sul testo che era uscito dal Senato alla fine di novembre, denunciava al 5% più ricco della popolazione sarebbero andati la metà dei benefici del piano, mentre da qui al 2027 il 60% più povero della popolazione si ritroverà a far fronte a un incremento netto della tassazione (con ben 19 Stati colpiti dl peggioramento della situazione), mentre ai super-ricchi (incluso Trump) si aprono possibilità di veder ridurre il loro conto con l'Erario. Nel complesso, i 1.500 miliardi del piano comporteranno una crescita del deficit o un necessario taglio ad altre voci come l'educazione, la sanità, la ricerca e le infrastrutture.

Secondo il Tax Policy Center, che ha aggiornato lo studio al testo concordato tra Camera e Senato a metà dicembre, più dell'80% delle famiglie americane avrà un taglio fiscale nel 2018 e il 5% vedrà salire il conto. "In linea di massima - dicono gli esperti - le famiglie con i redditi più alti riceveranno i benefici maggiori - in termini di percentuale sul redddito netto". In media, nel 2027 le tasse saranno poco diverse da ora per i gruppi di reddito basso e medio e scenderanno per i ricchi. Rispetto alla legge attuale, dice il Centro di ricerca, il 5% dei contribuenti pagherà più tasse il prossimo anno, ma si salirà al 9% nel 2025 e al 53% nel 2027. Concorda Intesa: "Nel complesso, le misure sono espansive, ma regressive: le classi medie e basse hanno riduzioni di imposte transitorie, le classi alte hanno un trattamento più favorevole per l'imposta di successione e per il reddito delle società semplici, un ampio taglio (transitorio) dell'aliquota massima. In media tutte le classi di reddito avranno imposte ridotte fino al 2025, ma ci potranno essere casi di aumento delle imposte, per via dei cambiamenti derivanti dall'abolizione di molte detrazioni, in particolare quella relativa alle imposte statali e locali".

La riforma è ovviamente il piatto forte anche per i mercati finanziari. Soltanto un paio di settimane fa, quando si era ancora in attesa dei dettagli ma i capisaldi del testo erano fissati, gli economisti di BofA Merrill Lynch hanno iniziato a scontare i possibili impatti del cambiamento delle norme. Che si vedrebbero soprattutto sul breve termine e, con un'economia già in crescita al livello se non oltre il potenziale, potrebbero anche portare al rischio di un "fiscal sugar high", una sbornia fiscale che rischia di surriscaldare l'economia e causare postumi diffili da assorbire. Quanto ai numeri della riforma, l'espansione del deficit Usa da 1.500 miliardi di dollari dovrebbe portare a un supplemento di crescita da 0,3-0,4 punti percentuali di Pil nel prossimo biennio: il costo della riforma potrebbe scendere a mille miliardi considerando la risposta positiva dell'economia. Ecco perché la crescita media del prossimo anno potrebbe schizzare al 2,6-2,7% e poi mantenersi ancora ben sostenuta al 2,2-2,3% nel 2019. State Street è in linea con un +2,7% previsto per l'anno prossimo. A sostenere la crescita, dice BofA, ci dovrebbero essere i consumi privati, dati dai tagli alle imposte sulle persone fisiche, e gli investimenti fissi delle aziende incentivate dagli sgravi sulle spese in conto capitale. La disoccupazione dovrebbe calare al 3,7-2,8%.
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