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L'era Trump

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Rosencratz

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Re: L'era Trump

Messaggioda Rosencratz » mar gen 02, 2018 19:38


Detto direttamente da quello che doveva combattere i poteri forti per le classi medio basse:

Trump ha detto a un gruppo di ricchi che li ha appena fatti diventare più ricchi

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sta trascorrendo le vacanze in quella che lui chiama la “Casa Bianca invernaleâ€: cioè uno dei suoi club privati a Mar-a-Lago, in Florida, dove l’iscrizione costa 200mila dollari a persona e le spese annuali 14mila. Venerdì sera ha cenato nel ristorante del club e, secondo due persone che erano sedute nel tavolo vicino a lui, ha detto ai presenti:

«Siete appena diventati ancora più ricchi»

Trump si riferisce alla riforma fiscale appena approvata dal Congresso, che ha tagliato molto le tasse sulle grandi aziende e le persone più ricche. Uno studio indipendente e credibile sostiene che l’anno prossimo la riforma farà pagare meno tasse a otto americani su dieci, ma i tagli sono grandi e permanenti sulle persone già molto ricche e sugli imprenditori, in base alla convinzione – su cui gli economisti oggi hanno molti dubbi – secondo cui solo i più ricchi sono in grado di generare ricchezza e benessere diffuso. I tagli sulla classe media sono più piccoli, scadranno tra qualche anno e rischiano di essere vanificati dall’aumento delle spese sanitarie che sarà provocato da un’altra parte della riforma. Finora Trump aveva sempre negato che la sua riforma avvantaggiasse i ricchi, continuando a descriverla come una misura rivolta alla classe media.

Nella categoria degli avvantaggiati ovviamente è compreso anche lo stesso Trump, le cui aziende beneficeranno degli ampi tagli alle tasse sugli immobili (su cui Trump basa la sua ricchezza). Anche la portavoce alla Casa Bianca, dopo giorni di pressione dei giornalisti, ha ammesso che le aziende del presidente «potrebbero» beneficiare della manovra.

http://www.ilpost.it/2017/12/24/trump-r ... le-ricchi/
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Re: L'era Trump

Messaggioda bariamo » sab gen 13, 2018 0:56


Ma quante sinistre ci sono? Bella domanda, vero?
C’è lasinistra, quella dei gessetti colorati, boldrina e saviana, no border e ONGiana, sorosiana e uascingpostiana, che si commuove per la donazione di trenta milioni trenta siori e siori per i figli degli immigrati illegali di Jeff. Ha presente, signora mia, Jeff nostro che è tanto na brava persona signora mia, come Ofra, Bill e Marc, ci mancherebbe altro? Jeff nostro, signora mia, quello che dà tanto buon lavoro ai nostri ggiovini a Piacenza, pagando (?) le tasse nel paese che ha dato i natali a Juncker (quando è sobrio per incassare).
Lasinistra che piange per lo shithole countries del parruccone e che non ha mai detto nulla, ma proprio nulla sulle proteste degli Haitiani contro il saccheggio operato dalla sacerrima fondazzzzzzione dei coniugi del mulino bianco dell’Arkansas
Lasinistra che si nutre dei giornali dei filantropi che li editano che hanno spiegato all’orbe terraqueo che il tax bill è tanto na brutta cosa perché agevola i ricchissimi (cioè i loro editori)
Poi ci sarebbero i fatti. “I fatti hanno la testa dura†(è una citazione che lasinistra, quando avrà riposto i libberisti gessetti colorati , potrà andare a googlare. Sorprendendosi)
https://www.bloomberg.com/news/articles ... r-tax-bill
https://finanza.repubblica.it/News/2018 ... attese-169
Insomma, è lasinistra utile idiota del capitale finanziario, del deep state, del fogno, pardon, del sogno €uropeo degli Use (capitolo a parte),

Poi, ci sarebbe anche la sinistra che capisce, analizza e comprende i fenomeni ed i rapporti di forza in atto negli states e, di riflesso, nel mondo
https://lottobre.wordpress.com/2017/10/ ... negli-usa/

Quando lasinistra dei gessetti colorati avrà compreso l’ultimo link sarà sempre troppo tardi. Perché chissà quanti post insulsi avrà scritto, medio tempore, sul male minore. E, soprattutto, chissà quanti non ne avrà scritti sul male maggiore per il quale forsennatamente si spende.

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Re: L'era Trump

Messaggioda Rosencratz » sab gen 13, 2018 14:31


bariamo ha scritto:Ma quante sinistre ci sono? Bella domanda, vero?
C’è lasinistra, quella dei gessetti colorati, boldrina e saviana, no border e ONGiana, sorosiana e uascingpostiana, che si commuove per la donazione di trenta milioni trenta siori e siori per i figli degli immigrati illegali di Jeff. Ha presente, signora mia, Jeff nostro che è tanto na brava persona signora mia, come Ofra, Bill e Marc, ci mancherebbe altro? Jeff nostro, signora mia, quello che dà tanto buon lavoro ai nostri ggiovini a Piacenza, pagando (?) le tasse nel paese che ha dato i natali a Juncker (quando è sobrio per incassare).
Lasinistra che piange per lo shithole countries del parruccone e che non ha mai detto nulla, ma proprio nulla sulle proteste degli Haitiani contro il saccheggio operato dalla sacerrima fondazzzzzzione dei coniugi del mulino bianco dell’Arkansas
Lasinistra che si nutre dei giornali dei filantropi che li editano che hanno spiegato all’orbe terraqueo che il tax bill è tanto na brutta cosa perché agevola i ricchissimi (cioè i loro editori)
Poi ci sarebbero i fatti. “I fatti hanno la testa dura†(è una citazione che lasinistra, quando avrà riposto i libberisti gessetti colorati , potrà andare a googlare. Sorprendendosi)
https://www.bloomberg.com/news/articles ... r-tax-bill
https://finanza.repubblica.it/News/2018 ... attese-169
Insomma, è lasinistra utile idiota del capitale finanziario, del deep state, del fogno, pardon, del sogno €uropeo degli Use (capitolo a parte),

Poi, ci sarebbe anche la sinistra che capisce, analizza e comprende i fenomeni ed i rapporti di forza in atto negli states e, di riflesso, nel mondo
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Quando lasinistra dei gessetti colorati avrà compreso l’ultimo link sarà sempre troppo tardi. Perché chissà quanti post insulsi avrà scritto, medio tempore, sul male minore. E, soprattutto, chissà quanti non ne avrà scritti sul male maggiore per il quale forsennatamente si spende.


Storicamente la sinistra non e stata mai una come la destra non e stata mai una. Piú la realta diventera complessa e variegata, piú visioni e ricette per comprendere e migliorare il presente ci saranno.
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Re: L'era Trump

Messaggioda Rosencratz » sab gen 13, 2018 14:41


La guerra di Trump e del partito Repubblicano con i poveri non lascia nemmeo internetr in pace

Trump cancella la "net neutrality" di Obama: in America internet a due velocità, favoriti i potenti

Addio alle politiche di "net neutrality". Con un colpo di spugna cancellate le norme di neutralità per internet pensate e sostenute dall'amministrazione Obama. Rivoluzione in arrivo in America per quanto riguarda la rete: la Federal Communications Commission ha annunciato il suo piano per le regole di Internet e ha prospettato cambiamenti radicali che saranno probabilmente approvati nel vertice del 14 dicembre. In sostanza l'amministrazione Trump intende ribaltare quanto voluto finora da Obama: il nuovo mondo Internet sarà fatto di giganti delle piattaforme e delle connessioni (Tlc) che potranno dar vita a un mondo online fatto di diseguaglianza e di velocità differenti a seconda di chi può pagare di più per una qualità migliore. L'annuncio viene riportato dal Nyt al Washington Post e descritto come la fine delle libertà di internet.

Si apre così la strada al web a due velocità che decreta la fine dell"internet aperto.

Se le nuove norme sopravviveranno alle attese azioni legali, il settore sperimenterà una vera rivoluzione che cambierà l'esperienza online dei consumatori. Le regole consentiranno infatti ai provider quali At&t, Verizon e Comcast di creare tariffari ad hoc per i servizi internet, favorendo chi paga di più. Al momento sono invece obbligati a riservare a tutti gli utenti lo stesso trattamento, senza discriminazioni di prezzo. Le leggi approvate dall'amministrazione Obama nel 2015 obbligano infatti i provider internet a rendere accessibile internet a tutti, limitando la capacità dei provider di decidere in base al prezzo quali contenuti favorire.

L'entrata in vigore delle nuove norme cambia anche le modalità di regolamentazione del settore, la sua supervisione ricadrà non solo più sulla Fcc ma anche sulla Federal Trade Commission, l'antitrust americano che di solito si pronuncia caso per caso e che invece verrà chiamato a seguire l'adozione di regole generalizzate. Un cambio che in molti criticano, convinti che l'approccio caso per caso della Ftc non sia in grado di seguire il passo dei cambiamenti online lasciando mano libera agli internet provider a danno dei consumatori.

Ajit Pai, presidente della Fcc che guida la deregulation di Trump dice che "sotto la mia proposta il governo federale smetterà di avere un atteggiamento di micromanagement dell'internet" e che le autorità "richiederanno ai service provider trasparenza nelle loro pratiche cosicché i consumatori potranno comprare il piano migliore per le loro esigenze e affinché imprenditori e altre piccole imprese abbiano le informazioni tecniche necessaria a innovare". Con il voto del 14 in tasca ai repubblicani i democratici sono già sul piede di guerra e annunciano ricorsi, denunce e battaglia. Il vero rischio è che nascano "guardiani della rete" e che, in sostanza, "più si hanno soldi e potere" più si avranno vantaggi nel mondo del web.

Con le norme si mette di fatto fine all'internet aperto e si apre la strada del web a due velocità, con chi pagherà di più che sarà più veloce. In sostanza il principio secondo il quale i fornitori di accesso a Internet (ISP) non possono favorire certi contenuti su altri, rendendo per esempio più veloce il download da un sito di notizie o di video rispetto a quelli di altre organizzazioni, viene sovvertito.

Pai sostiene che "con la mia proposta, il governo federale smetterà di tenere troppo sotto controllo Internet. La FCC chiederà agli ISP maggiore trasparenza sulle loro pratiche, in modo che i consumatori possano decidere di acquistare il piano migliore per loro, mentre gli imprenditori e altre piccole attività potranno ricevere le informazioni tecniche di cui hanno bisogno per portare innovazione".

La proposta, attesa nei prossimi giorni, approderà al voto ufficiale della Federal Communications Commission nel giro di poche settimane e potrebbe diventare legge già entro la metà di dicembre. Nonostante la consultazione pubblica largamente a favore della neutralità della rete, il numero uno della Fcc Ajit è intenzionato a procedere con lo smantellamento delle leggi in vigore, convinto che rappresentano un ostacolo all'innovazione.

In generale l'idea di Ajit è infatti che i provider internet dovrebbero auto regolarsi e non essere regolati dalle autorità, che si limitano a imporre paletti agli investimenti e all'innovazione in un settore che si muove velocemente.

http://www.huffingtonpost.it/2017/11/22 ... _23285160/
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Re: L'era Trump

Messaggioda Giuseppe76 » dom gen 14, 2018 15:42


Approfitto di questo topic perché il moderatore antidemocratico come al solito cancella i miei messaggi.

Volevo far euna considerazione sulla frase di Trump sui paesi cessi.
Ovviamente non piace a nessuno essere definito cosi, quindi quando a protestare sono gli abitanti di questi paesi ci sarebbe poco da stupirsi.

Ma gli altri di cosa si stupiscono?

Fatemi capire.....tutta l'accoglienza senza se e senza ma si basa sul fatto che si pensa che fuggano da paesi cessi.....quindi quando qualcuno dice che non vuole l'immigrazione da paesi cessi scatta la rivolta mondiale?

Ma cosa ha detto di non vero? Sarà scorretto, poco educato, ma a pensarlo per primi sono proprio globalisti, mondialisti e cuckold vari dell'accoglienza. E sono proprio loro a scandalizzarsi per queste frasi?

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Re: L'era Trump

Messaggioda bariamo » dom gen 14, 2018 21:44


Quando il parruccone ha umiliato la culona mangiakartoffen in realtà stava mandando segnali ben precisi, necessari perché i pizzini dell'abbronzato (scandali DB e Volkswagen) non avevano sortito effetto. Oltreatlantico si sono un tantino stufati della manipolazione del cambio che i crucchi stanno facendo grazie all'euro, una moneta che, grazie alle debolezze mediterranee, risulta artificialmente bassa per l'economia export lead dei crucchi.
Quindi, nell'ordine, svalutazione del dollaro, tax bill e si riparte. Con questi risultati
https://www.nytimes.com/2018/01/13/busi ... mates.html
Che, ovviamente, impensieriscono la culona e vassalli assortiti
https://www.ft.com/content/96f4dbda-ac3 ... 64563df310

Chissà, forse un giorno gli americani staccheranno la spina al loro €sperimento monetario. Temo che lo faranno solo dopo che le loro banche, che hanno ancora legame troppo stretti con le banche crucche, finiranno di spennare la preda più grossa (Italia).

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Re: L'era Trump

Messaggioda bariamo » lun gen 15, 2018 0:15


La culona porta anche il milf addicted di Rotschild allo scontro
https://uk.reuters.com/article/uk-davos ... KKBN1F30HW
Tocca di nuovo tifare per il parruccone

Poi, ehm, ci sarebbe questa chicca del 97. Si parla di tradimenti. Ma, non sono corna
http://www.ragionidiscambio.it/

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Re: L'era Trump

Messaggioda CIANURO » lun gen 15, 2018 6:33


Rosencratz ha scritto:Storicamente la sinistra non e stata mai una come la destra non e stata mai una. Piú la realta diventera complessa e variegata, piú visioni e ricette per comprendere e migliorare il presente ci saranno.


Intervento sacrosanto. La stessa Italia è piena di tante di quelle destre che si perderebbe una vita intera solo a contarle e ad enumerarle. Tanto per fare un esempio: di destra era Indro Montanelli e quella destra non aveva nulla a che spartire, così come la destra di Marco Travaglio dai cui lombi discende, con la destra attuale di Berlusconi, Salvini (che è una bestialità definire di destra proprio perché il suo partito fino all'altro ieri l'Italia la voleva spaccare) e la stessa Meloni.
Per quanto riguarda la sinistra che è, da sempre, ancora più storicamente divisa e litigiosa della stessa destra e della destra italiana in particolare, ti segnalo questo articolo con la quale una certa sinistra, quella dei figli insomma, prende definitivamente le distanze dalla sinistra dei padri e governativa in generale.
Per dirla con il gergo marinaresco: l'incrociatore saluta la corazzata e se ne va… (senza fare nessun inchino!)

Renzi, De Benedetti e Repubblica: la fine della diversità morale

Molti lettori possono aver l’impressione che tutto questo interesse alle vicende che riguardano Carlo De Benedetti, Repubblica e il Gruppo Espresso (che ora si chiama Gedi) siano questioni interne alla piccola casta dei giornalisti, regolamenti di antichi conti o sfogo di ambizioni professionali frustrate. Magari c’è pure questo, ma quanto sta succedendo intorno a Repubblica riguarda tutto il Paese o almeno quella parte, in senso lato di centrosinistra, che in quel giornale e in quel gruppo editoriale ha sempre cercato una bussola etica e culturale, ben prima che politica. Ne scrivo, pur stando in un giornale concorrente, perché di quel pezzo del Paese ho fatto (e forse faccio) parte anche io, cresciuto leggendo e talvolta ritagliando Repubblica, l’Espresso, Micromega, Limes.

Se mettiamo in fila gli eventi di questi ultimi due anni capiamo che è davvero finita un’epoca. Il Gruppo Espresso si è fuso con l’Itedi, la società editoriale degli Agnelli che pubblica la Stampa, Carlo De Benedetti ha lasciato la presidenza, l’Espresso è diventato un allegato di Repubblica, molti editorialisti hanno lasciato il giornale (alcuni proprio per il Fatto), in una delle più accese battaglie politiche di questi anni, il referendum 2016 sulla riforma costituzionale, Repubblica non ha preso posizione. Il suo direttore Mario Calabresi ha dedicato più editoriali critici al sindaco di Roma Virginia Raggi che all’ex premier Matteo Renzi o a Silvio Berlusconi. Il fondatore, Eugenio Scalfari, ha detto che, dovendo scegliere tra Silvio Berlusconi e Luigi Di Maio, preferisce Berlusconi, ridimensionando vent’anni di leggi ad personam e di politiche economiche contrarie a tutto quello che Repubblica e Scalfari hanno sempre professato. De Benedetti ha attaccato Scalfari in una intervista sul Corriere della Sera, ha definito le sue posizioni “un pugno nello stomaco per gran parte dei lettori di Repubblica, me compresoâ€. Scalfari, che ha troncato ogni rapporto, gli ha risposto martedì da Rai3, a Cartabianca, dicendo che uno arrivato a 94 anni “se ne fotte†di quello che pensa De Benedetti.


Ultima, ma solo in ordine di tempo, la vicenda della speculazione di Carlo De Benedetti grazie alle informazioni avute da Matteo Renzi e dalla Banca d’Italia. Questa, come ha detto l’ex commissario Consob, Salvatore Bragantini, è come minimo “sconvenienteâ€, a prescindere dal fatto che sia reato. Per mille ragioni che provo a riassumere.

Primo: Carlo De Benedetti ha accesso a Renzi e alla Banca d’Italia non tanto perché è (stato) un finanziere di successo – l’impero economico l’ha passato da tempo ai figli – ma in quanto editore di giornali rilevanti. Il non detto di questi rapporti è che il politico o l’uomo delle istituzioni coltiva le simpatie dell’editore convinto di ottenere, per questa via, un trattamento di favore dai giornalisti. E quando poi il giornale dovesse invece dimostrarsi completamente autonomo, si genera la spiacevole telefonata del tipo “Ma come, pensavo fossimo in buoni rapporti…â€. In questo si vede che Renzi non è diverso dagli altri politici che voleva rottamare, corteggia gli editori nella speranza di avere trattamenti di favore dai giornali. E De Benedetti non ritiene che invitare a cena ministri e presidenti del Consiglio possa complicare la vita ai suoi direttori ed editorialisti.


Secondo: Carlo De Benedetti, che ha consolidato la sua carriera da finanziere in un’Italia in cui l’uso di informazioni privilegiate per fare operazioni di Borsa non era neppure reato, rivendica la correttezza del proprio operato con questa argomentazione: se avessi saputo davvero qualcosa di specifico, non avrei investito solo 5 milioni ma almeno 20. Autodifesa che diventa ammissione dell’assenza di ogni vincolo etico. Renzi, da parte sua, ha dimostrato di non avere alcun filtro, alcuna prudenza nel gestire provvedimenti e informazioni con un impatto sui mercati. Negli anni 2014-2015 a palazzo Chigi c’era un vorticoso ricambio di consulenti, amici del premier, collaboratori più o meno ufficiali che discutevano di Telecom, Eni, banca Etruria, riforma delle popolari e delle banche di credito cooperativo. Ora abbiamo chiaro con quale prudenza e quale riservatezza. Chissà quanti “casi De Benedetti†ci sono stati di cui non sappiamo.

Terzo profilo sconveniente, nella vicenda Renzi-De Benedetti, quello più rilevante: la reazione del sistema a tutela del potere costituito. Renzi e De Benedetti fanno qualcosa, a gennaio 2015, che può essere reato o non esserlo, che può portare a sanzioni o meno. Dipende dalla valutazione che ne viene fatta. La Consob indaga e decide, nel collegio dei commissari, di non sanzionare. La Procura di Roma, a quanto emerge, praticamente non indaga affatto ma chiede subito l’archiviazione dell’unico indagato, il povero broker che esegue l’ordine d’acquisto di azioni di banche popolari arrivato da De Benedetti. La vicenda esce una prima volta sui giornali dopo gli attacchi di Renzi alla Consob di Giuseppe Vegas, riesplode ora che, con grande fatica, i parlamentari della commissione di inchiesta sulle banche sono riusciti ad avere una parte dei documenti dell’inchiesta da una molto riottosa Procura di Roma.


I punti critici sono vari: per quasi tre anni in tanti, troppi, hanno saputo che incombeva questa bomba su Renzi (incombe ancora, visto che l’inchiesta non è stata archiviata). Non è mai una cosa sana quando un politico sa di essere potenzialmente ricattabile. Poi la Procura di Roma, che tanto zelo ha dimostrato in varie occasioni, non ha davvero niente da rimproverarsi nella gestione del caso? Perché è così importante secretare tutto? Perché il procuratore Pignatone considera grave che il contenuto delle carte sia filtrato dalla commissione banche? Non lo ha mai spiegato. E quante richieste di archiviazione vengono trattate come se fossero un segreto di Stato?

E quando Vegas è andato allo scontro con il governo, dopo la sua mancata riconferma al vertice della Consob, rivelando gli interessamenti di Maria Elena Boschi su Etruria, sapeva di avere nel cassetto l’arma segreta: tutte le carte di quello che i suoi uffici avevano classificato come insider trading, prima che la Commissione lo archiviasse. Sicuramente non ha avuto bisogno neppure di evocare la vicenda. Lui sapeva, Renzi sapeva, chi doveva sapere sapeva. E tutti si sono comportati di conseguenza.


E poi ci sono i giornali, parte non irrilevante di questa storia. Il giorno in cui esce la trascrizione della telefonata di De Benedetti con il suo broker, Repubblica non ha la notizia. Succede. Diciamo che è stato uno scoop della concorrenza, anche se di questa fanno parte praticamente tutti i giornali italiani incluso La Stampa, testata dello stesso gruppo editoriale. Il giorno dopo viene dato conto solo del “caso politico†intorno alla telefonata. Poi il Sole 24 Ore pubblica sul proprio sito web in modo quasi integrale il verbale di De Benedetti in Consob dove l’editore di Repubblica si difende e rivela i suoi rapporti con Renzi, Boschi, Padoan, Visco, rivendica perfino di essere stato il primo ispiratore del Jobs Act. Non una riga esce oggi su Repubblica di tutto questo. E, cosa ancora più singolare, solo un francobollo sul Sole 24 Ore cartaceo, che invece spesso ha ospitato gli editoriali di De Benedetti. Scelta bizzarra questa di regalare lo scoop on line ma di non valorizzarlo nell’edizione a pagamento. Gli imprenditori della Confindustria che ricevono ogni mattina la copia del giornale che hanno portato vicino al disastro così non hanno dovuto leggere il verbale del loro collega De Benedetti. Il Corriere della Sera dedica al caso un colonnino. Non è sempre stato così. Negli archivi si trovano ampi e completi articoli, per esempio, su quando alcuni familiari di De Benedetti sono stati sanzionati dalla Consob per 3,5 milioni per un insider trading su Cdb Web Tech, all’epoca uno dei veicoli finanziari dell’Ingegnere.

Durante le feste ho letto un libro di qualche anno fa di Francesco Piccolo, Il desiderio di essere come tutti (Einaudi), appena ripubblicato proprio in una collana di allegati a Repubblica. E’ la storia di una maturazione politica e di una scelta individuale di Piccolo, quella di preferire una sinistra del compromesso, pragmatica e disposta a sporcarsi nella pratica quotidiana del potere rispetto a quella che invece rivendica la superiorità morale, una diversità antropologica, che considera chi vota Berlusconi moralmente disprezzabile. E’ la storia di come Francesco Piccolo ha scelto l’Enrico Berlinguer del compromesso storico al posto di quello della “questione morale†e della diversità comunista. E di come ha accettato di essere italiano, nel bene e nel male, invece che considerarsi sempre diverso, una persona un po’ migliore degli italiani raccontati dalla tv, quelli che votavano prima Democrazia cristiana e poi Forza Italia.


Scalfari, De Benedetti e Repubblica sono stati per quarant’anni gli alfieri e la voce di un’Italia che si riteneva migliore della media, che rivendicava il diritto a fare una gerarchia di valori, a inseguire qualche ideale invece che rassegnarsi al “così fan tuttiâ€, che guardava Silvio Berlusconi e il suo stile di vita e poteva permettersi di criticarlo. Abbiamo sempre saputo che, sotto sotto, era un po’ un’illusione, che non esiste una Italia migliore e una peggiore, che gli uomini, visti da molto vicino, sono tutti uguali o che, almeno, nessuno ha titolo di giudicare il suo prossimo. Però quell’illusione è servita, al centrosinistra e a tutta l’Italia, ha dato alla politica (soprattutto alla sinistra), agli elettori e soprattutto ai lettori una tensione etica, ha trasmesso il messaggio che poteva esistere un Paese migliore. Magari un po’ tromboneggiante e moralista, talvolta noioso, spesso più conformista di quello che era disposto ad ammettere, ma migliore. E invece, per citare Francesco Piccolo, Scalfari, De Benedetti e Repubblica hanno realizzato il loro inconfessato e inconfessabile “desiderio di essere come tuttiâ€, perché chi è come tutti non può essere criticato da nessuno. Ma neppure può criticare. Hanno dissipato ogni illusione di alterità. E se sono tutti uguali, allora non c’è differenza tra De Benedetti e Berlusconi, tra Renzi e D’Alema, tra Salvini e Di Maio. Senza illusioni e senza questione morale restano soltanto il cinismo e l’antipolitica.

Quando, dopo le elezioni di marzo, commentatori e politologi vorranno spiegare il tracollo del Pd e l’inspiegabile tenuta del Movimento Cinque Stelle nonostante le mille prove di dilettantismo, sarà bene considerare tra le variabili rilevanti il crepuscolo della galassia Espresso-Repubblica.

(Stefano Feltri, vicedirettore de Il FattoQuotidiano)
L'unico consiglio che mi sento di dare – e che regolarmente do – ai giovani è questo: combattete per quello in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Ma solo una potrete vincerne. Quella che s'ingaggia ogni mattina, davanti allo specchio.
Indro Montanelli

Una società più austera può essere una società più giusta, meno diseguale, realmente più libera, più democratica, più umana.
Enrico Berlinguer

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Re: L'era Trump

Messaggioda biancorosso+kemai » lun gen 15, 2018 7:40


cianu beato a chi ti legge...........

c fin si fatt????

sentivo la tua mancaza sopratutto dei tuoi articoloni di giornale.... :wink: :wink: :wink:

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Re: L'era Trump

Messaggioda bariamo » lun gen 15, 2018 14:37


La culona alza i toni dello scontro.
Immagine

Non lo farebbe se non pensasse di aver dalla sua neocon e dem, id est buona parte del deep state. Ma, forse, sta sbagliando i conti.
Il conte gentilon vien dalla campagna potrebbe ancora una volta schierarci dalla parte sbagliata della storia

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Re: L'era Trump

Messaggioda bariamo » lun gen 15, 2018 15:31



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Re: L'era Trump

Messaggioda bariamo » gio gen 18, 2018 22:35


Pillole del giorno
1) Le narrazioni dei media MSM editi dai filantropi che tanto piacciono all’asinistra
https://gop.com/the-highly-anticipated- ... ws-awards/

2) I fatti che hanno la testa dura
http://mobile.ilsole24ore.com/solemobil ... gfTjkD&p=7
http://mobile.ilsole24ore.com/solemobil ... d=AEtwKUkD

3) Il meraviglioso mondo no border che tanto piace all’asinistra
https://www.zerohedge.com/news/2018-01- ... o-go-zones

4) Quando la Sinistra aveva ben chiaro cosa ci fosse dietro l’immigrazione di massa
http://blog.ilgiornale.it/catto/2017/03 ... azionismo/

5) Stefano Feltri, bocconiano, liberista, adoratore della Troika (id est capitale finanziario) sarebbe la nuova sinistra. Auguri.

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Re: L'era Trump

Messaggioda Rosencratz » sab gen 27, 2018 10:34


Qualcosa non quadra!!!


WP e NyTimes ammettono: "Trump ha sedotto Davos"
La stampa Usa riflette sul cambio di rotta: "Per le élite della globalizzazione ora The Donald è un'opportunità"

A Davos scoppia la pace tra Donald Trump e le élite della finanza e del commercio globale. Il presidente americano è stato accolto a braccia aperte nel tempio della globalizzazione che solo un anno fa vedeva in lui una minaccia per l'economia mondiale. Il presidente americano, arrivato ieri sera al Forum, ha mostrato il suo lato più affascinante, e i manager e i banchieri più ricchi del mondo hanno dimostrato di aver apprezzato la sua riforma fiscale da 1,5 trilioni di dollari e la sua spinta alla deregulation finanziaria. È una lettura su cui concordano, sebbene con sfumature diverse, due dei quotidiani più famosi d'America e critici verso Trump: Washington Post e New York Times. Una lettura corroborata anche dal retroscena del Financial Times sul party più esclusivo di Davos - in cui lo staff di Trump è stato l'unico a saltare la file - e sulla cena tra Trump e alcuni top manager europei.

Il New York Times sottolinea l'impegno, da ambedue le parti, verso la conciliazione, più che verso lo scontro:

"Se [Trump] non stava esattamente entrando nella fossa del leone, è stato comunque un momento difficile per entrambe le parti quando il presidente dell'America First si è avventurato nella tana dei titani bancari del mondo, magnati aziendali e leader internazionali che hanno trascorso decenni a predicare le virtù dell'integrazione globale.

Piuttosto che uno scontro, entrambe le parti hanno lavorato per la conciliazione, almeno fino a un certo punto. Per un pomeriggio e una sera, perlomeno, il signor Trump non ha lanciato granate protezionistiche e ha anche introdotto la possibilità, per quanto remota, di rientrare in un accordo commerciale del Pacifico che aveva demolito l'anno scorso, se fosse stato rinegoziato. Da parte loro, le élite di Davos hanno accolto il loro principale criticatore con un ricevimento e parole affettuose".


L'atmosfera – nota il Times - era straordinariamente diversa da un anno fa, quando il signor Trump stava per entrare in carica e i globalisti che si incontravano tra queste montagne svizzere "vacillavano scioccati, in preda al panico, temendo che le sue promesse elettorali significassero la fine del movimento che avevano nutrito per decenni.

Un anno dopo quella sensazione di panico mista a ribrezzo sembra aver lasciato il posto, almeno in parte, a una certo entusiasmo per la crescita economica, il taglio delle tasse e la deregulation promosse da Trump. L'esito finale dipenderà dal taglio che il presidente sceglierà di dare al suo discorso di oggi. Secondo i suoi collaboratori, il piano di Trump è di non mettere un dito nell'occhio a nessuno, ma di promuovere in modo sobrio il suo punto di vista secondo cui il commercio dovrebbe essere equo e reciproco.

Il Washington Post prende atto dell'abbraccio tra l'uomo che è stato eletto anche grazie al suo disprezzo per le élite della globalizzazione e quelle stesse élite che fino a pochi mesi fa lo criticavano su Twitter per le sue posizioni isolazioniste e anti-Islam.

"L'arrivo di Trump al World Economic Forum di Davos – l'epicentro delle élite della finanza globale – ha dimostrato il disgelo delle relazioni [tra il presidente Usa e quelle stesse élite] . Mentre permaneva qualche sospetto sullo stile presidenziale di Trump e sulle sue posizioni su immigrazione e commercio, la maggior parte del manager hanno applaudito un'agenda economica costruita attorno al taglio delle tasse per le aziende e a una deregulation che, dal loro punto di vista, sta aiutando a riportare investimenti e posti di lavoro negli Stati Uniti [...]"

Un buon numero di manager – prosegue il WP – è stato concorde nel dire che il primo anno di Trump è andato meglio di quanto si aspettavano, e tra questi ci sono anche alcuni dei suoi critici più accaniti. "Gli aspetti che mi piacciono sono molti di più di quelli su cui non sono d'accordo", ha commentato ad esempio Lloyd Blankfein, amministratore delegato di Goldman Sachs".

A Davos Trump è visto soprattutto come un leader che ha metodi non convenzionali, ma che è efficace nel conseguire risultati, soprattutto per il business e la crescita economica. Lui, d'altro canto, si è posto indossando la sua veste più ammaliante. Il Financial Times riporta le impressioni di alcuni manager che ieri sera hanno cenato con il presidente. "Era in modalità 'charm'. Ha detto che il mondo ha bisogno di un'America forte", ha raccontato l'amministratore delegato di una grande azienda europea.

Al ricevimento ha partecipato anche Francesco Starace, ceo di Enel. Intervistato dal Corriere della Sera, l'unico rappresentante di un'azienda italiana ha descritto così il suo primo incontro con Trump: "Era molto a suo agio. Ho avuto un'impressione positiva, molto meglio di quello che sento raccontare [...]. Ha detto che l'America può crescere fino al 5, al 6, al 7 e all'8 per cento. Se lo fanno Cina e India perché non gli Usa, ha detto esagerando. Ma l'ho trovato molto divertente e simpatico [...]. Ha parlato per circa 15-20 minuti. E poi ha fatto il giro della sala e ha stretto la mano a tutti, me compreso".

Alla cena erano presenti leader del business europeo come Kasper Rorsted di Adidas, Joe Kaeser di Siemens, Heinrich Hiesinger di ThyssenKrupp, Mark Tucker di HSBC e Carlos Brito di Anheuser-Busch InBev. Tra una portata e l'altra, Trump li ha invitati a investire in America.

http://www.huffingtonpost.it/2018/01/26 ... f=it-davos
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Re: L'era Trump

Messaggioda bariamo » sab gen 27, 2018 12:19


eh già, Wall Street ha fiutato l'aria e tenta di riposizionarsi sull'esponente di Main Street, affidando le sue giravolte ai megafoni di proprietà. E scaricando qualche utile idiota, che oggi viene trattata come una scoria azotata.
http://www.corriere.it/esteri/18_gennai ... d4de.shtml

Come segnalato nel topic delle elezioni, era la cosmpolita wall street (male maggiore) vs. main street (male minore)
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2 ... bb080.html

Poi c'è il convitato di pietra (shadow government) che sta conducendo una ferocissima quanto oscura battaglia, i cui esiti sono ancora incerti.

Il parruccone, dal canto suo, contro intel ha schierato il pentagono, adottando a fine dicembre un ordine esecutivo che è passato sotto silenzio.

Ripeto gli esiti di questa battaglia che si sta combattendo dietro le quinte sono ancora imprevedibili. Vedremo se rilasceranno il memo o se prevarrà la cautela dettata dalla logica del too big to fail, applicata agli apparati.


Tornando all'economia, anche lì vi sono rischi. Dovuti non già al piano monstre d'investimenti, bensì alle mille bolle che Wall Street (carte di credito, prestiti universitari, credito al consumo per acquisto di autovetture) ha alimentato nel corso della felice era dem.

Per capire cosa è accaduto, bisogna conoscere la storia, soprattutto la storia economica.

Perdeteli sti 40 minuti

https://www.youtube.com/watch?v=bk7g-7a ... youtu.be&a

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Re: L'era Trump

Messaggioda bariamo » sab gen 27, 2018 18:45


Un'interessante chiave di lettura, forse troppo ottimistica (dal mio punto di vista), negli auspicabili esiti preconizzati (la dissoluzione dell'eurofollia).
http://blog.ilgiornale.it/foa/2018/01/2 ... in-crisi/#

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