V come Vulcano
Queste le parole di una canzone diffuse dalla radio del bar stamattina. E' l'ultimo lavoro di Francesca Michielin, una brava cantante, ma che è anche musicista: suona 5 strumenti e studia musica non meno di 10 ore al giorno.
E poi mi sono venute in mente tante altre perle della musica.
E perché ve lo racconto? Perché quando sono partite quelle note stavo leggendo sulla gazzetta della riapertura dell'Auditorium Nino Rota.
Ecco. Metà di voi ha perso interesse ed ha smesso di leggere. Vi è venuto in mente un teatro buio, puzzolente di umido e polvere in cui si esibiscono degli sfigati che suonano musiche antiquate soffiando in strumenti ridicoli.
E vi do un altro colpo: l'Auditorium sta nel Conservatorio di Bari. E qui vi saranno venute in mente le immagini di brufolosi studenti che percorrono via capruzzi portando assurdi contenitori di strumenti.
Per i pochi che hanno superato il senso di pesantezza: le cose non stanno così. Cominciamo col mettere da parte le frasi fatte, tipo non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace, tutti i gusti sono gusti, ecc.
Non è così. La bellezza è codificata. Nel cervello degli esseri umani. La bellezza è un dato oggettivo. Vale per La Pietà di Michelangelo. Valgono per le note della Quinta sinfonia di Behethoven. Vale per gli autoritratti di Van Gogh e di Ligabue (il pittore...). Il nostro cervello riconosce come "bello" ciò che sollecita certe aree specifiche in modo ben determinato.
E vale per la musica. Ma la musica bella non si crea per caso. Per sollecitare "in modo ben determinato" il nostro cervello e suscitare un senso di piacevolezza, i suoni devono essere messi in fila o in contemporanea secondo schemi ben noti da sempre. Se diamo una tastiera ad un bambino piccolo, questi ci piccherà sopra a caso e saremo tutti d'accordo che si tratta di una accozzaglia di suoni, di una cacofonia.
Un esempio spettacolare è il giro di accordi della canzone che ha vinto il Festival quest anno. Quel motivo piace mica perché Gabbani dice cose interessanti, ma perché le dice accompagnate da un giro (armonia) semplice e facilmente riconoscibile dal nostro cervello.
La musica ci accompagna quasi sempre. Alcuni la usano per svegliarsi. La ascoltano in auto andando a lavoro o far commissioni. Accompagna ogni singolo spettacolo in TV e c'è in ogni film al cinema. Andiamo ai concerti per ascoltare quei bei suoni. Usiamo la musica come suonerie. Fanno da gingol in molti apparecchi elettronici.
E che c'entra con l'Auditorium? C'entra perché tutta quella musica è progettata, realizzata, arrangiata, eseguita, riprodotta grazie a tanti ragazzi che decidono di dedicare la loro adolescenza e la loro giovinezza allo studio della musica. Sono quei brufolosi che dicevamo prima. Vanno a studiare. Vanno ad imparare come si costruisce un suono e come si mettono in bell'ordine i suoni per produrre una musica piacevole. Sono quelli che suonano con Francesca Michielin, con Elisa, con Vasco Rossi, con Ligabue, con Gianni Morandi. E con Sting, Stevie Wonder e chiunque altro vi salti in mente. Carlos Santana studiava violino e si è appassionato alla composizione musicale perché ogni volta che poteva andava all'Auditorium di San Francisco ad ascoltare la bella musica. E, nonostante il nome di Auditorium richiami alla mente i posti polverosi di cui dicevo, lì, come in tutti gli auditorium, si esibivano musicisti rock, blues e jazz.
Adele ha studiato 5 anni nella stessa scuola di musica di Amy Winehouse. Jean Michel Jarre ha esplicitamente spiegato che mai avrebbe imparato a fare musica elettronica se non avesse studiato musica classica. Un chitarrista rock barese, Mimmo Positano, ha scritto di sè che l'educazione rock gli deriva dal padre che durante l'infanzia gli aveva fatto ascoltare (a lui come a tanti altri bambini che venivano invitati a casa di quell'anziano maestro) tanta musica sinfonica e lirica.
La musica è meravigliosa. E' meraviglioso che vi sia chi sappia scriverla. E' meraviglioso che vi sia chi la suoni. Ma per imparare a scrivere ed eseguire musica bisogna studiare. Tanto. Giri armonici e contrappunti. Scale e sessioni ritmiche. E per farlo serve un luogo. E meglio è fatto quel luogo, tanto più impareranno gli studenti. Quegli studenti che, divenuti grandi, inventeranno tante belle melodie, le accompagneranno con le armonie, le varieranno con gli arrangiamenti, le coloreranno con i testi. Finalmente, dopo oltre 1/4 di secolo torna disponibile al conservatorio di Bari un luogo in cui fare musica bella, da esibire. Un Auditorium, letteralmente un "posto dove ascoltare".
Purtroppo tante generazioni di studenti del conservatorio barese hanno dovuto fare a meno di questa esperienza e ciò li ha resi meno ricchi, meno capaci. Mi auguro che da domani tanti ragazzi, quelli che al conservatorio ci vanno negli orari più insoliti, con addosso chitarre, tromboni, violini, possano avere il piacere di suonare insieme.
Bentornato Auditorium. Da domani Bari sarà una città migliore di quanto lo sia stata negli ultimi 25 anni.
Termino con due link.
Il primo è ad una esecuzione di Maurizio Zaccaria. Un ragazzo barese, considerato uno dei più bravi pianisti al mondo, che ha studiato nel conservatorio cittadino. Sentite come esegue. E pensate che questo ragazzo non ha mai studiato in scuole private, né ha preso lezioni private. Ha scoperto il pianoforte alla Scuola Media Pascoli di Bari (in cui peraltro ha insegnato l'anno scorso) nei corsi pomeridiani di musica; poi nel liceo musicale Cirillo. E poi il Nicolò Piccinni. Quando una scuola pubblica può davvero cambiare la vita...
Il secondo è all'annuncio del Comune sulla riapertura dell'Auditorium.
https://www.comune.bari.it/-/riapertura-auditorium-nino-rota-decaro-riaperto-un-luogo-negato-a-tre-generazioni-di-baresi-