Prendo spunto dalla sconfitta legale subita da 8 marchi di pasta che chiedevano la rimozione degli articoli pubblicati sul sito di GranoSalus (http://www.granosalus.com/2017/02/26/lo ... spaghetti/) e I Nuovi Vespri che riportavano le analisi condotte su 8 marche di pasta prodotte in Italia e dalle quali è emersa la presenza nei campioni di micotossine e glifosato, contaminanti del grano trovati nei prodotti a base di frumento, anche se nei limiti previsti dalla legislazione europea.
Questi marchi mischiavano il grano italiano con quello estero (canadese e ucraino).
In questi due paesi viene usato il glisofato per permettere l'asciugatura del grano.
Per L’Aidepi, l’associazione di Confidustria che riunisce i maggiori produttori di pasta italiani, è tutta una bufala e ribadisce che nemmeno mangiando «300 kg al giorno per 365 giorni all’anno» di pasta ci sarebbero davvero rischi per la salute.
Ma la mia domanda non è sul rischio salute.
Volevo chiedervi: ha senso parlare di pasta italiana se il grano utilizzato non è 100% italiano?