Bari pazzo per “Piuma d’oca”
E’ il soprannome del velocissimo Kamata, partito panchinaro, ora titolare
di Antonio Guido
BARI - Tutti pazzi per 'Piuma d'oca'. E' l'ultimo nome d'arte di Pedro Kamata. Lo chiamavano Pedrinho, ma in ritiro il prof. Ventrone vedendolo scattare dai blocchi di partenza ha deciso che sarebbe diventato per tutti 'Piuma d'oca'. Ne ha fatta di strada da una stagione all'altra. Partito come panchinaro designato, quest'anno è diventato strada facendo titolare inamovibile.
«Vero, sto vivendo un momento magico. Ma se la squadra fa bene, io faccio bene per forza».
Sogna di arrivare lontano proprio come una vera Piuma d'oca. «Sono felice di essere qui. Appena arrivato Conte mi ha subito detto: il Bari deve essere per te un punto di partenza, non d'arrivo. E io mi sono sempre riproposto di arrivare più in alto possibile. Ma ora non voglio pensare ad altro».
Crede in questo Bari. «Siamo una bella squadra che può lottare per la promozione sino alla fine. Ma è solo il mio pensiero».
SCOMMESSA VINTA - Sino all'anno scorso era il giocatore dell'ultima mezz'ora. Il grimaldello per fare saltare le difese più ostinate, adesso invece tocca agli altri dargli il cambio. La maglia di titolare come una scommessa.
«Era il mio obiettivo e piano piano sono riuscito a raggiungerlo. Ma anche quando giocavo solo mezz'ora mi sentivo considerato dal mister ». Sabato è bastato un suo guizzo irresistibile per decidere la partita. Ormai Kamata si trova a suo agio nei panni del protagonista.
«Sarei un bugiardo se dicessi il contrario. Certo che mi trovo benone». Barreto dice che Kamata quando trova un buco s'infila dentro. «Lo ringrazio per il complimento. In effetti io sono uno che molla poco, in ogni palla vagante provo a mettere il piede, la gamba, in qualsiasi parte del campo».
TUTTI PER LUI - Dopo tanto girovagare è finalmente approdato in una piazza importante che lo applaude e lo invoca.
«I conti facciamoli a fine campionato. Nel calcio tutto cambia velocemente. Un mese fa ero in panchina aspettando un cenno del mister per schizzare sul campo. Ora il mio obiettivo è di fare esattamente il contrario ».
Ma cos'ha provato nel vedere diecimila persone in piedi ad applaudirlo quando ha lasciato il campo? «E' la conferma che ho fatto bene il mio lavoro se in tanti mi aplaudono, ma penso che ci sono anche molti miei compagni che meritano i cori. Giocatori come Gazzi, De Vezze sono molto importanti in questa squadra. A centrocampo giochiamo in quattro e se io vado bene vuol dire che chi mi sta al fianco fa altrettanto bene il suo lavoro».
PAZZIE PER UN GOL - Zero gol lo scorso campionato, zero in quest' avvio di stagione.
«Mi dicono tutti fai gol, fai gol, ma io gioco per gli altri. Certo, se arrivasse il mio primo gol, farei una grande festa con i miei compagni. Vorrei tanto però che tre dei nostri attaccanti raggiungessero la doppia cifra».
fonte:corriere dello sport