PolpoRiccio ha scritto:Bello sto topic, scoperto oggi.
Allora vi dico 4 termini che la bonanima di mia nonna mi insegnò.
Fanno parte di un dialetto barese antico e, a detta di mia nonna, era sua nonna che li usava sti termini.
Vuvù = maccheroni
Chechè = carne
Pgià r = farmacista
Brumbrù = Vino
Me ne insegnò altri ma ero troppo piccolo per avere la coscienza di trascriverli...a me piascev sol a scecuà o pallon a piazza massari
Quelli da te elencati, a parte la chechè che in dialetto è effettivamente la carne, sono termini alternativi o "suoni" detti onomatopeici che in realtà non definiscono la traduzione, ma che ne rendono il significato attraverso una simpatica deduzione
Il termine brumbrù ad esempio, potrebbe dare l'idea di un motore di un'auto che si accende: da qui...benzina o carburante e quindi vino. Senza ombra di dubbio, il vino in dialetto barese è "miire" o "mmire".
Riguardo invece il termine che tu dici "Pgià r" e che si riferisce al farmacista, potrebbe far pensare al vocabolo pigiare.
Se pensiamo quindi ai farmacisti degli inizi del 900 quando non c'erano medicine prodotte in serie, ma questi erano considerati più che altro degli alchimisti, cioè che ricavavano le loro pozioni curative "pigiando" (da qui il tuo termine), le loro sostanze chimiche e naturali in una specie di mortaio (quello che si usa fare il pesto alla genovese per intenderci), mi sembra di poter dire una cosa verosimile.
Riguardo il termine Vuvù riservato ai maccheroni.....posso solo dire che i maccheroni in barese sò le maccarùne