da bariamo » mer ott 15, 2008 20:37
Per il mio debutto in questo forum (saluti a tutti i partecipanti) ho scelto questo splendido post (mi pare si dica così).
Ho letto praticamente tutti i messaggi e vi ho trovato storie personali sempre interessanti, qualcuna al limite della commozione se non oltre (complimenti all’ideatore).
La mia è la seguente.
Mi sono infettato con il virus del calcio all’età di sei anni nel 1974 (mondiali di Germania): primo album di figurine (Munchen 1974), prime apprensioni (Italia –Haiti temporaneo 0 – 1, poi fortunatamente conclusasi 3-1 per gli azzurri di Valcareggi), prima delusione (Italia – Polonia 1-2, con conseguente eliminazione), prima infatuazione (l’Olanda), seconda delusione (Germania – Olanda 2-1).
Il virus si è cronicizzato a colpi di 90° minuto con Valenti e Barendson e “registrate†della partita di cartello alle 19:00 sul primo canale (così si chiamava raiuno) con Martellini telecronista.
Quindi, il virus calcio, sino ad allora solo televisivo, ha subito una mutazione genetica.
È accaduto che un amico di famiglia (un Tifoso DOC: oggi ha settantadue anni di cui gli ultimi sessantasette vissuti da fedelissimo frequentatore dello Stadio, mai disertato se non in occasione della nascita dei figli o di lutti in famiglia) mi ha portato per la prima volta allo Stadio Della Vittoria. Si giocava Bari – Acireale, rigorosamente di serie c, risultato finale 2 – 0 (Florio e Tivelli i marcatori). Fu una sensazione strabiliante, che solo quelli della mia generazione e delle precedenti possono comprendere. Mi riferisco allo stupore che provai quando mi resi conto dei colori: il campo era verde e la maglia della Bari era biancorossa. Per un bambino che era abituato alle partite in bianco e nero, ai campi grigi ed alle maglie sbiadite, è stata una folgorazione. Per non parlare dell’odore dell’erba (del campo), del rumore del pallone calciato (quello vero di cuoio), di quell’istante di silenzio irreale che precedeva il goal (il momento in cui tutti trattengono il fiato prima di esplodere) che solo al Della Vittoria si percepiva nitido.
È iniziata così la forma più acuta di “infezioneâ€: sono diventato tifoso praticante della Bari, con tutto ciò che ne comporta:
1) poche ma intense gioie: le rare promozioni, le vittorie nei derby, il gol di Bergossi nel derby col Lecce, il gol di Cassano all’Inter…
2) molti dolori: ancora oggi non riesco a digerire il rigore sbagliato da Manzin sul 3 a 3 con il Taranto;
3) incazzature allo stadio:con Fascetti ho finito non una ma dieci volte il mio personale dizionario di gasteme;
4) incazzature in famiglia: a quanti di voi sarà capitato, una volta tornati a casa, dopo una partita persa o pareggiata con una grande, debitamente aiutata dal Braschi o Lo Bello di turno, di essere accolti dalla madre/fidanzata/moglie con le fatidiche frasi “è solo una partita†“andrà meglio la prossima†“Cosa poteva fare (la Bari) contro il Napoli/Juventus/Fiorentina?â€
5) Comportamenti incomprensibili: del tipo applaudire, al momento della lettura della formazione, autentici prisi: quanti olè per Marcello Grassi (portiere dall’uscita sicura, nel senso che era sicuro che non avrebbe preso la palla), Rizzardi (memorabile fluidificante rifilatoci dal Napoli), Cupini (gioiello rifilatoci dalla Lazio), Urbano (che quando arrivò a Bari, ai giornalisti che lo intervistavano, disse “non vi aspettate niente da me†ed aveva ragione), Lorenzo (è stato vicecampione del mondo a Italia 90!) Capocchiano (occorre dire altro?)
6) Sogni ad occhi aperti grazie ai pochi giocatori di classe: Bacchin (il gol del 3 – 0 al Brescia è stata la prima punizione a foglia morta che ho visto dal vivo), Tavarilli (talento inespresso), Carletto Perrone (un mix di classe e velocità ), Di Gennaro, Maiellaro e Joao Paulo (se solo avessimo avuto all’epoca un allenatore decente) Antonio Cassano, il più grande di tutti, (Lippi, ripensaci, che sei ancora in tempo) e, in tempi più recenti, Lanzafame.
Potrei continuare per ore, raccontando degli amici di sempre e dei conoscenti di settore (quelli che se non li vedi nello stesso posto ti agiti fino a quando non arrivano, non perché te ne freghi di loro, ma per un fatto scaramantico), ma mi rendo conto che la mia storia di tifoso probabilmente non è diversa da quella di ognuno di voi. La mia è iniziata quando ho visto per la prima volta i colori biancorossi e se non è finita quando era nera veramente……
Un saluto a tutti.