red_roby ha scritto:sono d'accordo. Aggiungo che Mignani una volta depotenziati Folo e Cheddira (i veri crack di quella stagione per il suo gioco tutto verticale), ha mostrato tutti i limiti suoi e della sua rosa, non riuscendo a cambiare spartito (vedi la gara contro il Sudtirol a bolzano in semifinale ad esempio). Longo invece è uno che fa giocare le squadre qualche metro più avanti, e porta molto gli esterni sul fondo per il cross anche da quinto a quinto, per mettere in difficoltà difese schierate.
Premesso che oggi più di ieri i termini difensivista/offensivo sono molto aleatori, per me ci sono molte differenze tra l'idea di gioco del Bari di Longo e quella che era del Bari di Mignani. Il Bari di Longo gioca uomo su uomo su tutte le zone del campo, pratica molto spesso durante i 90 minuti il pressing alto cercando di recuperare palla più avanti possibile portando quindi più uomini già in proiezione offensiva, mentre nell'impostazione del gioco usa molto i due esterni che si accentrano spesso ( oggi si dice che vengono dentro il campo) aprendo il corridoio per la sovrapposizione del braccetto ( mantovani o pucino), o cercando di cambiare direttamente il gioco sull'esterno opposto. Diversamente c'è sempre la possibilità di licenza per uno dei due centrali di centrocampo di saltare il proprio uomo e andare in verticale.
Il Bari di Mignani impostava il gioco con i centrali di difesa, specie Di Cesare, andando prettamente per vie centrali dove c'erano diverse opzioni di passaggio tra le due mezzali e il trequartista, mentre Maiello si teneva largo per ricevere senza uomo addosso, davanti si cercava o la profondità di Cheddira o si coinvolgeva Antenucci che andava incontro. Il pressing per recuperare palla veniva fatto nella nostra metà campo dopo aver compattato le linee e usando la fisicità delle mezzali nel recupero della palla o le letture di Maiello nel rubare palloni.
Sono due modi diversi di giocare che hanno in comune due aspetti, l'equilibrio tra i reparti per essere pronti nelle due fasi di gioco, e la ricerca della profondità della punta che oggi è Lasagna e ieri era Cheddira.
Contestualizzando il discorso ovvero che stiamo parlando di serie B e di due organici costruiti per disputare una stagione senza velleità di vittoria, il fatto di aver dato un identità di gioco ed un anima alle rispettive squadre, di riuscire ad esaltare i pregi e nascondere i difetti, mi fa ritenere tanto Mignani ieri che Longo oggi, due allenatori bravi e capaci, e non imputo di certo a loro il fatto che le loro squadre non siano state ne siano oggi squadre che vincono i campionati.